Dott.ssa Annalisa Scarpini- Psicologo Ancona
Una delle ossessioni più diffuse è quella da contaminazione. Solitamente è correlata alla paura di contrarre un qualche tipo di malattia e/o di sentirsi responsabile del contagio di altre persone. Vediamo insieme un esempio. Si potrebbe temere di sviluppare il cancro e, per ridurre l'ansia, si potrebbe pensare a come prevenire questa possibilità preoccupandosi per esempio dei materiali tossici con cui si può venire a contatto, come l'amianto, o molte altre sostanze cancerogene che si trovano in prodotti di uso quotidiano. Chiaramente l'amianto è pericoloso, ma una persona con DOC da contaminazione può arrivare a limitare drasticamente la sua vita per non entrare in contatto con la sostanza. Per esempio, quando cammina davanti ad una casa che potrebbe avere rivestimenti in amianto, potrebbe pensare che l'acqua piovana ha probabilmente trasportato le particelle di amianto sul marciapiede, e ora che è asciutto potrebbero, mosse dall'aria, fissarsi sui vestiti. Nonostante il ragionamento e i tentativi di razionalizzare l'evento, il dubbio che possa essere successo rimane. "Chi può dirmi che non sia successo?" Vediamo cosa succede quando il dubbio riguarda la paura di poter aver contratto l'HIV. La persona che sperimenta questo tipo di DOC potrebbe evitare di toccare particolari oggetti, recarsi in alcuni posti, evitare determinate situazioni e proteggersi con dei lavaggi (del corpo e delle mani) , sottoporsi a numerosi controlli medici, controllare il proprio corpo alla ricerca di segni o sintomi che possono segnalare la presenza dell’HIV, lavare accuratamente e separatamente la propria biancheria con particolari disinfettanti, evitare qualsiasi rapporto “intimo” per il timore di essere contagiata o di contagiare qualcuno, documentarsi continuamente sulle modalità di trasmissione dell’HIV ecc. questi ed altri comportamenti vengono attuati per rassicurarsi almeno temporaneamente. Tutta questa attività volta a risolvere il dubbio può occupare gran parte della giornate e ciò porta la persona a sentirsi sempre più depressa, a pensare che la propria vita si stia compromettendo o che sia già compromessa. Vediamo un esempio Dopo visite mediche che escludono la possibilità di aver contratto la malattia, l'ansia diminuisce ma poi il dubbio ritorna per esempio " e se si fossero sbagliati a fare il test?" oppure se si rientra in contatto con una persona che potrebbe avere l'HIV, o con un oggetto che potrebbe essere stato toccato da un una persona che potrebbe essere affetta, ogni volta il dubbio è sempre più presente. Vediamo che succede a livello cognitivo. La persona con DOC da contaminazione da la mano ad una persona che non conosce e subito si insinua il dubbio "potrebbe avere l' HIV".
Il dubbio potrebbe insinuarsi toccando una maniglia di un bagno pubblico, o utilizzando il bagno, o toccando il denaro maneggiato da altri, baciando una persona, toccando una persona, toccando particolari oggetti, alla vista di una siringa, vedendo del sangue, vedendo la parola HIV, leggendo un articolo sull'HIV, sentendo la parola HIV, vedendo la foto di una persona con HIV, entrando in ospedale, stando in autobus o nei posti pubblici e toccando oggetti toccati da altri ecc. Il dubbio potrebbe insinuarsi anche non avendo toccato niente ma avendo il dubbio di averlo fatto. Qual'è la paura dietro a quest'ossessione? Cambia da persona a persona. Molti hanno paura della morte e la paura di morire di AIDS. Altri hanno paura del dolore e della durata della malattia., altri potrebbero temere i sintomi o gli effetti collaterali del trattamento (ad esempio, nausea). Altri temono che la malattia cronica sarà un peso per le loro famiglie. Temono una potenziale colpa. Altri temono lo stigma sociale associato con l'AIDS e si preoccupano di quello che penserebbero gli altri, potrebbero supporre che essi siano promiscui o omosessuali. Alcuni temono la responsabilità di infettare involontariamente gli altri. Le linee guida internazionali consigliano una terapia farmacologica combinata con una terapia cognitivo comportamentale. La terapia cognitivo-comportamentale ha come obiettivo quello di ridurre la quantità e la frequenza dei sintomi e la vulnerabilità al disturbo. La tecnica maggiormente utilizzata è l'Esposizione con prevenzione della risposta. L'esposizione consiste nell' esporre la persona in modo graduato o prolungato allo stimolo che porta disagio (es. la vista della parola HIV) in questo modo la persona sperimenterà ansia in modo protetto e con gli strumenti adeguati di gestione e piano piano si ridurrà la pericolosità dello stimolo. Inoltre, dopo il contatto, si bloccheranno i comportamenti che di solito vengono messi in atto quando sorge il dubbio.
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April 2020
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