Le 13 domande più frequenti sulla Malattia di Alzheimer

Sono tante le domande che sorgono in chi si imbatte in questa malattia per la prima volta. 
Ci si può ritrovare confusi e proiettati in un mondo di cui se ne era sentito parlare solo qualche volta alla TV o tra amici. 
E ci si inizia a chiedere: ma non esiste una cura?
La paura del futuro spaventa e il sentimento di impotenza si fa avanti piano piano, man mano che la malattia avanza. Uno dei modi per riuscire ad accettare quello che sta accadendo è essere informati e cercare di comprendere la malattia,  per avvicinarsi a vedere il mondo con gli occhi della persona affetta da demenza.

 Le 13 domande più frequenti sulla Malattia di Alzheimer 

1. Quali sono i primi sintomi? La Malattia di Alzheimer è una forma di demenza (esistono tante forme). I primi sintomi riguardano la memoria, in particolar modo l'apprendimento di nuove informazioni. es. la persona si dimentica di andare agli appuntamenti oppure non riesce a ricordarsi di quello che gli abbiamo detto ieri o poco fa. Ai disturbi di memoria si aggiungono disturbi del linguaggio es. difficoltà a trovare la parola giusta e  il disorientamento spaziale (non si orienta in posti nuovi) e temporale. Man mano che il tempo passa la sintomatologia si aggrava e si estende ad ulteriori funzioni cognitive.
2. Qual'è la causa? La causa è ancora sconosciuta. Le ricerche per rintracciare l'origine della malattia si susseguono ma per ora le scoperte sono state verificate solo su topi da laboratorio. Quello che si sa è che solo 1% sembra essere causata dalla trasmissione di uno specifico gene.
3. C'è una cura? No, ad oggi non c'è una cura. Abbiamo farmaci che possono migliorare i sintomi e rallentare il deterioramento ma non bloccarlo.
4. E' ereditaria? No, solo 1% sembra essere ereditario.
   
5. Quanto tempo dura? La durata cambia da soggetto a soggetto. Dipende se ci sono altre malattie concomitanti, lo stile di vita, se i farmaci hanno effetto, il tipo di assistenza. In media sembra durare circa 10 anni.
   
6. Cosa ci si deve aspettare? Ci si deve aspettare un cambiamento del comportamento, un peggioramento del funzionamento cognitivo,  una perdita delle autonomie nelle attività quotidiane e nella cura della propria persona.
7. Può colpire anche persone giovani? La Malattia di Alzheimer colpisce più frequentemente persone dai 65 anni in poi. Ci sono casi di Alzheimer precoce nelle forme ereditarie (1%) e nei soggetti con sindrome di Down (intorno ai 40 anni). Altre forme di demenza possono avere un esordio più precoce.
   
8. Come si  previene?  Si può prevenire adottando uno stile di vita sano: una dieta equilibrata ricca di antiossidanti, praticando attività fisica e mantenendo attivo il cervello per esempio partecipando ad attività culturali, corsi e incontri sociali. Inoltre tenendo sotto controllo il colesterolo, la glicemia e i livelli di pressione.
9. C'è consapevolezza della malattia? Nelle fasi iniziali la persona è consapevole di non essere più come prima e inizia a sentirsi insicura a causa dei problemi di memoria. Con l'avanzare della malattia anche la consapevolezza si riduce man mano.
   
10. Il malato percepisce le emozioni? La persona malata continua a provare emozioni, come per esempio: la tristezza, la paura se sente un rumore forte e il sorriso se vede un bambino piccolo. Si sente al sicuro con il contatto fisico. Anche quando non riesce a comprendere ciò che gli viene detto riesce a percepire dal tono della voce e dall'espressione del volto se qualcuno è arrabbiato con lui o se invece si sta avvicinando a lui dolcemente.
    
11. Si può riuscire a continuare a comunicare? anche quando la comunicazione diventa deficitaria è possibile continuare a conversare con la persona attraverso degli accorgimenti. Vedi: "E' possibile continuare a comunicare con una persona affetta da demenza?" 
12. Cosa fare quando sono presenti dei deliri o dice cose che per noi non hanno un senso? Bisogna rassicurare la persona senza mettere in discussione o giudicare quello che sta dicendo. Forse quello che afferma nella nostra realtà non esiste ma nel suo mondo si. La paura di vedere dei ladri in casa, o che qualcuno gli stia rubando qualcosa e la voglia di tornare nella propria casa. Pensiamo se anche noi ci trovassimo a  dimenticarci di una parte della nostra vita e ci ritrovassimo in una casa che non abbiamo mai visto. Quanta paura e voglia di tornare dai nostri genitori avremo? 
13. Possiamo fare qualcosa? Non sentirci impotenti ed accettare quello che sta accadendo pensando anche al nostro benessere e chiedendo aiuto quando sentiamo di non farcela da soli. Il miglior modo per combattere la malattia è accettarla e comprendere quello che l'altra persona sta vivendo con la consapevolezza che non possiamo pretendere che tutto torni  come prima. Il compito di assistenza è duro e lo diventa ancora di più quando si pretendono cose dall'altro che non riesce più a fare. Possiamo accettarlo per quello che è, senza focalizzarci sui difetti ma lodandolo per quello che riesce a fare e riconoscendogli ancora la sua dignità.

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