Il timore da contaminazione è spesso descritto come un’intensa e persistente sensazione di essere stato contaminato, infettato da una persona, un luogo o un oggetto percepito sporco, impuro, infetto o dannoso. Sono state distinte due tipologie di timore da contaminazione:
Quali sono le differenze? La contaminazione fisica implica una sensazione esterna di sporco prodotta dal contatto fisico diretto o indiretto (o anche solo immaginato) con una sostanza, una persona o un oggetto considerata infettata da germi, batteri, sostanze tossiche, fluidi corporei. La contaminazione mentale, invece, è un senso di contaminazione psicologica, che implica una sensazione emotiva interna di “sporcizia” senza alcun contatto fisico di sorta (scatenata, ad esempio, da pensieri, parole, ricordi o immagini particolari). CONTAMINAZIONE FISICA O DA CONTATTO Le persone affette da ossessioni da contaminazione, quasi sempre, sono consapevoli che le preoccupazioni sono esagerate ma, a causa della sovrastima della probabilità del rischio di essere contagiate, non riescono di fare a meno di mettere in atto la condotta compulsiva (per esempio lavaggio); il solo pensiero di essere venuti a contatto con sostanze considerate rischiose innesca l’escalation dell’ansia e per ridurla vengono messi in atto dei comportamenti finalizzati a neutralizzare il rischio e a rassicurare la persona. Per lenire l’ansia e il dubbio si mettono in atto rituali sempre più complessi e sfinenti che occupano gran parte della giornata. Vediamo alcuni tipi di contaminazioni
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Una delle ossessioni più diffuse è quella da contaminazione. Solitamente è correlata alla paura di contrarre un qualche tipo di malattia e/o di sentirsi responsabile del contagio di altre persone. Vediamo insieme un esempio. Si potrebbe temere di sviluppare il cancro e, per ridurre l'ansia, si potrebbe pensare a come prevenire questa possibilità preoccupandosi per esempio dei materiali tossici con cui si può venire a contatto, come l'amianto, o molte altre sostanze cancerogene che si trovano in prodotti di uso quotidiano. Chiaramente l'amianto è pericoloso, ma una persona con DOC da contaminazione può arrivare a limitare drasticamente la sua vita per non entrare in contatto con la sostanza. Per esempio, quando cammina davanti ad una casa che potrebbe avere rivestimenti in amianto, potrebbe pensare che l'acqua piovana ha probabilmente trasportato le particelle di amianto sul marciapiede, e ora che è asciutto potrebbero, mosse dall'aria, fissarsi sui vestiti. Nonostante il ragionamento e i tentativi di razionalizzare l'evento, il dubbio che possa essere successo rimane. "Chi può dirmi che non sia successo?" Vediamo cosa succede quando il dubbio riguarda la paura di poter aver contratto l'HIV. La persona che sperimenta questo tipo di DOC potrebbe evitare di toccare particolari oggetti, recarsi in alcuni posti, evitare determinate situazioni e proteggersi con dei lavaggi (del corpo e delle mani) , sottoporsi a numerosi controlli medici, controllare il proprio corpo alla ricerca di segni o sintomi che possono segnalare la presenza dell’HIV, lavare accuratamente e separatamente la propria biancheria con particolari disinfettanti, evitare qualsiasi rapporto “intimo” per il timore di essere contagiata o di contagiare qualcuno, documentarsi continuamente sulle modalità di trasmissione dell’HIV ecc. questi ed altri comportamenti vengono attuati per rassicurarsi almeno temporaneamente. Tutta questa attività volta a risolvere il dubbio può occupare gran parte della giornate e ciò porta la persona a sentirsi sempre più depressa, a pensare che la propria vita si stia compromettendo o che sia già compromessa. Vediamo un esempio Dopo visite mediche che escludono la possibilità di aver contratto la malattia, l'ansia diminuisce ma poi il dubbio ritorna per esempio " e se si fossero sbagliati a fare il test?" oppure se si rientra in contatto con una persona che potrebbe avere l'HIV, o con un oggetto che potrebbe essere stato toccato da un una persona che potrebbe essere affetta, ogni volta il dubbio è sempre più presente. Vediamo che succede a livello cognitivo. La persona con DOC da contaminazione da la mano ad una persona che non conosce e subito si insinua il dubbio "potrebbe avere l' HIV".
Il dubbio potrebbe insinuarsi toccando una maniglia di un bagno pubblico, o utilizzando il bagno, o toccando il denaro maneggiato da altri, baciando una persona, toccando una persona, toccando particolari oggetti, alla vista di una siringa, vedendo del sangue, vedendo la parola HIV, leggendo un articolo sull'HIV, sentendo la parola HIV, vedendo la foto di una persona con HIV, entrando in ospedale, stando in autobus o nei posti pubblici e toccando oggetti toccati da altri ecc. Il dubbio potrebbe insinuarsi anche non avendo toccato niente ma avendo il dubbio di averlo fatto. Qual'è la paura dietro a quest'ossessione? Cambia da persona a persona. Molti hanno paura della morte e la paura di morire di AIDS. Altri hanno paura del dolore e della durata della malattia., altri potrebbero temere i sintomi o gli effetti collaterali del trattamento (ad esempio, nausea). Altri temono che la malattia cronica sarà un peso per le loro famiglie. Temono una potenziale colpa. Altri temono lo stigma sociale associato con l'AIDS e si preoccupano di quello che penserebbero gli altri, potrebbero supporre che essi siano promiscui o omosessuali. Alcuni temono la responsabilità di infettare involontariamente gli altri. Le linee guida internazionali consigliano una terapia farmacologica combinata con una terapia cognitivo comportamentale. La terapia cognitivo-comportamentale ha come obiettivo quello di ridurre la quantità e la frequenza dei sintomi e la vulnerabilità al disturbo. La tecnica maggiormente utilizzata è l'Esposizione con prevenzione della risposta. L'esposizione consiste nell' esporre la persona in modo graduato o prolungato allo stimolo che porta disagio (es. la vista della parola HIV) in questo modo la persona sperimenterà ansia in modo protetto e con gli strumenti adeguati di gestione e piano piano si ridurrà la pericolosità dello stimolo. Inoltre, dopo il contatto, si bloccheranno i comportamenti che di solito vengono messi in atto quando sorge il dubbio. Che cosa s’intende per timore di contaminazione? Rachman (2004) ha definito il timore di contaminazione come un’intensa e persistente sensazione di essere stato contaminato, infettato o messo in pericolo da un contatto, diretto o indiretto, con una persona, un luogo o un oggetto percepito sporco, impuro, infetto o dannoso. Il timore di contaminazione può essere divisa in due tipologie:
Ad esempio, un paziente, ha iniziato sentirsi internamente sporco dopo aver scoperto che il marito le era stato infedele. La donna si sentiva sporca e si lavava le mani ogni volta che toccava qualcosa di suo marito o dopo aver parlato al telefono con lui. Un altro esempio è quello di Stefano che aveva sperimentato una grave contaminazione mentale innescata da immagini intrusive con paura di far del male agli altri. Il degrado, l'umiliazione, la critica dolorosa, e il tradimento attivavano la contaminazione. La contaminazione mentale ha anche un certo numero di qualità distintive:
Le compulsioni e gli evitamenti Le compulsioni possono essere rituali eseguiti per neutralizzare gli agenti inquinanti mentali. Gli evitamenti riguardano le persone, i luoghi, i ricordi, le parole o le immagini che possono portare contaminazione mentale. A volte c'è l'impossibilità di nominare ciò che si evita perchè nominandole ci si può contaminare. Le cause E' difficile attribuire le cause ad un unico fattore. La ricerca parla dell'influenza di diversi fattori come la storia di vita, predisposizioni genetiche e le credenze distorte. Nel caso della contaminazione mentale alcuni pensieri intrusivi possono derivare dalla memoria di atto immorale, di un maltrattamento fisico o psicologico, dal sentirsi criticati e offesi. Le ossessioni sono immagini o pensieri, persistenti e indesiderati, spesso incontrollabili, che possono riguardare diverse situazioni, persone o oggetti. I pensieri indesiderati a volte si travestono da verità, possono avere un aspetto pericoloso e provare ad ingannarci ma sotto quella maschera rimangono solamente pensieri che spesso non corrispondono alla realtà. I pensieri come maschere di Halloween E' quasi Halloween e bambini in tutto il paese stanno cercando all'interno degli armadi e dei negozi il costume perfetto. Halloween è la notte dell'anno in cui ci diamo il permesso di interpretare un personaggio di paura e fantastico e di agire in modo strano senza aver paura della disapprovazione degli altri. Ma cosa accadrebbe se i nostri figli rimanessero bloccati in quelle maschere? I bambini sotto il make-up sarebbero ancora i nostri figli anche se il loro aspetto risulterebbe alterato. In un primo momento proveremmo paura, rabbia e confusione. Tuttavia, con il tempo, inizieremmo a diffidare dei nostri sensi con la consapevolezza che sotto ogni maschera di paura c' è semplicemente un bambino. Nonostante le apparenze, non ci sarebbe pericolo. Nel nostro cuore potremmo desideare che le cose tornino come prima ma non ci resterebbe che accettare questo nuovo mondo. I pensieri come maschere di Halloween Spaventosi e indesiderati pensieri possono mascherarsi come verità. Questi pensieri, anche se possono avere un l'aspetto di pericolo, ci ingannano. Nel mondo reale nella notte di Halloween, sotto ogni maschera o volto dipinto c'è un sorriso. Così sotto ogni pensiero spaventoso c' è semplicemente una valutazione, una interpretazione di una persona che può essere giusta o sbagliata. Bibliografia Steven J. Seay, Ph.DScary Thoughts as Costumes: The Illusion of Danger |
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