Dott.ssa Annalisa Scarpini- Psicologo Ancona
I primissimi legami che i bambini costruiscono con le figure di riferimento sono considerati importanti per il benessere individuale e relazionale futuro. L’autore che ha approfondito per primo questi aspetti è John Bowlby che sviluppò la teoria dell’attaccamento. Per Bowlby, i legami di attaccamento, hanno una base evolutiva e una biologica e sono fondamentali per la sopravvivenza, aumentando la probabilità di un bambino piccolo di rimanere incolume davanti ad una minaccia richiedendo protezione e vicinanza ai genitori. Secondo questa teoria, la selezione evolutiva ha perciò mantenuto quei comportamenti messi in atto dai bambini per attirare l’attenzione del genitore come per esempio il pianto. Bowlby, per descrivere una relazione di attaccamento, la paragona ad un termostato, impostato per mantenere e regolare una certo parametro: la vicinanza. Quando è ben regolato, il bambino può dedicarsi ad altre attività come l’esplorazione dell’ambiente e il gioco. Quando invece l’attaccamento è minacciato, per esempio per l’assenza della figura primaria, il bambino cerca di riavere la vicinanza e può utilizzare strategie diverse in base all’età e alle competenze cognitive per raggiungere il suo scopo. Fu proprio John Bowlby a notare come cure materne inadeguate nella prima infanzia erano spesso correlate a uno sfavorevole sviluppo della personalità. L’attaccamento, nel corso del tempo, è stato ampiamente studiato, fino alla creazioni di strumenti per misurarlo. Mary Ainsworth e collaboratori, nel 1978, riprendono i precedenti studi di Bowlby e sviluppano una modalità per classificare in vari partner di sicurezza relazionale. La valutazione avviene tramite la “Strange Situation” che consiste nel sottoporre il bambino piccolo ad eventi stressanti per far attivare il legame genitoriale. La procedura prevede l’osservazione del comportamento del bambino insieme alla mamma all’interno di una stanza dove ci sono dei giocattoli. Viene chiesto alla madre di leggere una rivista mentre il figlio esplora l’ambiente. In un secondo tempo entra un estraneo nella stanza, che interagisce prima con la mamma e poi cerca di relazionarsi con il bambino. A questo punto la madre esce e il bambino e l’estraneo rimangono da soli. Dopo alcuni minuti la mamma rientra e si osservano le modalità di ricongiungimento con il genitore: se il bambino ricerca vicinanza e contatto oppure continua a giocare. Dopo alcuni minuti la mamma lascia di nuovo la stanza e il bambino questa volta rimane da solo. Rientra l’estraneo e viene osservato come il bambino reagisce all’ingresso di questa figura. Dopo alcuni minuti rientra anche la madre. L’ultimo episodio è il più importante per la valutazione dell’attaccamento. Da questa scena è possibile individuare vari stili di risposta: ci sono bambini che ricercano l’interazione con i genitori e si sentono rassicurati dalla loro presenza, bambini inconsolabili, bambini passivi, bambini arrabbiati e infine bambini che mettono in atto risposte contraddittorie. Dall'osservazione sistematica si sono potuti identificare 4 differenti patterns di risposta
In questi studi gli autori ipotizzano che una disregolazione dell’attaccamento può portare, come conseguenza, ad una disregolazione del Sé, mentre i bambini con attaccamento sicuro sembrano avere più probabilità di costruire relazioni sicure con gli altri e di sviluppare un’immagine di Sè positiva. Lo stile di attaccamento sembra avere un ruolo importante nella capacità del bambino di riconoscere le emozioni e ciò sembra correlato con la sensibilità del genitore al mondo emotivo del bambino e a sviluppare in lui la capacità di nominare e descrivere le proprie emozioni. Alcuni studi di Pollak, Cicchetti, Hornung e Reed nel 2000 hanno notato che bambini abusati o trascurati nell’infanzia mostravano, oltre ad una maggior difficoltà a riconoscere le espressioni emotive facciali, una tendenza ad esprimersi con un linguaggio più povero per descrivere i propri stati interni. Dalle riflessioni e dagli gli studi sui primi legami bambini- genitori, Main e Goldwin, nel 1994 hanno sviluppato uno strumento, l’Adult Attachment Interview, con l’obiettivo di valutare lo stile di attaccamento nell’adulto, sulla base di criteri linguistici che si osservano nel modo in cui la persona costruisce la narrazione di sé e degli eventi importanti della propria vita. L’intervista esplora, attraverso domande aperte, le relazioni precoci con i genitori , valutando, sia le descrizioni generali di tali relazioni, sia i ricordi a sostegno delle affermazioni, o in contraddizione con esse. Gli autori hanno identificato tre profili principali, a cui in un secondo momento se ne è aggiunto un quarto:
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April 2020
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