Dott.ssa Annalisa Scarpini- Psicologo Ancona
Una storia per.. cercare di non lottare contro le sensazioni, i pensieri e le emozioni dolorose1/4/2017 Il Samurai e la moscaIn una giornata come tante altre, durante la meditazione quotidiana, una mosca inizia a infastidire la concentrazione di un Samurai. Ad un certo punto il Samurai afferra la spada e uccide la mosca, pensando così di liberarsi facilmente del problema. La mosca in pochi secondi cicatrizza le proprie ferite e torna in vita duplicata. Il samurai sempre più infastidito inizia a lottare contro le mosche, ma più ne uccide e più tornano in vita numerose, la situazione sembra essere senza una via d'uscita. La stanza, in breve tempo, viene invasa dalle mosche e il samurai comprende che questa lotta non gli sta portando a niente se non ad amplificare il suo fastidio e il suo dolore. Ad un certo punto, torna a meditare osservando il rumore delle mosche per quello che è, un suono, che la nostra mente collega al ronzio delle mosche e lo etichetta come fastidioso, ma che potrebbe essere qualsiasi cosa e comprende che non è così fastidioso da non poterci stare e respirarci dentro. Quando il Samurai apre gli occhi, si ritrova con una sola mosca. Combattendo il Samurai aveva amplificato la sua sofferenza e il suo fastidio rendendolo più potente rispetto a quanto in realtà era. Questa storia ci può far comprendere come molta sofferenza viene auto-alimentata da tutte le energie che utilizziamo per evitare, scacciare, criticare tutto ciò che non può essere modificato. Spegnendo l'interruttore della lotta ci si libera del dolore in più, che viene chiamato nella terapia ACT dolore sporco, e rimane il problema per come era inizialmente, il dolore pulito. Dagli studi condotti dal dott. Kabath Zinn si è visto che la meditazione consapevole, la disponibilità ad aprirsi al dolore, osservandolo senza giudicare, imparandoci a stare nel qui e ora, prendendo ogni momento così come viene, permette di ridurre il livello di sofferenza. "La mente diventa un problema perché hai permesso che i pensieri arrivassero così in profondità dentro di te da dimenticarti completamente della distanza che c'è tra te e loro. Ti sei dimenticato che sono visitatori, che vanno e vengono." Osho
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