Dott.ssa Annalisa Scarpini
I centri diurni sociali per anziani sono strutture a regime semiresidenziale rivolti a persone semiautosufficienti o non autosufficienti che hanno come obiettivo quello di favorire la socializzazione, mantenere più a lungo possibile le autonomie e dare un sostegno ai familiari. All'interno del diurno è presente un animatore che ha il compito di proporre attività e coinvolgere le persone presenti e operatori socio sanitari specializzati per aiutare chi ha più difficoltà. L'ingresso all'interno di un centro diurno La persona anziana ha una sua routine, un suo ambiente familiare, gli oggetti a cui è affezionata e la sua casa piena di ricordi. La malattia può renderla meno indipendente: potrebbe passare più tempo davanti al televisore, interessarsi meno alla quotidianità, non riuscire ad andare a fare la spesa e a cucinarsi da sola, non sentirsi più sicura nei movimenti. Queste ed altre osservazioni potrebbero far pensare ad un centro diurno come soluzione per trascorrere il tempo in modo più attivo, per socializzare e per non rimanere da soli in casa. Dopo aver scelto il centro adatto arriva il giorno della prima prova. Per le persone affette da deterioramento cognitivo questo giorno porta con sè tante emozioni diverse. La persona con demenza non sa dove la stanno portando i suoi familiari, anche se magari le è stato spiegato più volte. Dopo l'ingresso in questo nuovo posto, un operatore si avvicina e cerca gentilmente di accoglierla mostrandole il luogo mentre i suoi familiari la salutano e piano piano escono dall'edificio. La persona, sopratutto se affetta da demenza, potrebbe spaventarsi. Non vuole rimanere da sola perchè ha paura di un ambiente nuovo, persone nuove, di non essere più come prima, di essere abbandonata e non si sente di affrontare novità senza aver vicino la figura di riferimento. E' difficile il distacco e dover adattarsi ad un nuova routine anche se solo parzialmente. Nelle demenze il tempo scorre in modo diverso e ogni giorno si riprova la sensazione di perdita. Durante i primi giorni, la persona, chiede più volte dov'è il proprio marito o la propria moglie ("quando arriva gliene dico quattro"), a che ora andrà a casa, guarda dalla finestra per cercare la propria figura di attaccamento e, in alcuni casi, può provare ad uscire. In questa fase le persone vanno rassicurate e è compito degli operatori farlo e non stancarsi di farlo. E' importante dare spazio alla persona, farsi raccontare la sua storia anche se sono presenti problemi di linguaggio e di memoria, far sentire che comprendiamo le emozioni che prova e coinvolgerla in attività di gruppo. Il nuovo utente deve trovare negli operatori dei punti di riferimento familiari. Naturalmente, dopo un periodo che va da una settimana a un mese, avviene l'adattamento sopratutto se gli operatori sono riusciti a donare emozioni positive ed ad entrare in sintonia con la persona facendola sentire protetta e rispettata. Dott.ssa Annalisa Scarpini, psicologo clinico. Riceve ad Ancona
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