L’OSPITE INDESIDERATO- UNA METAFORA PER IMPARARE A FARE SPAZIO A EMOZIONI, PENSIERI E SENSAZIONI SGRADITE

Il cortometraggio “L’ospite indesiderato” di Joe Oliver illustra con una metafora il passaggio dalla lotta al fare spazio  a tutti quei pensieri, emozioni e sensazioni che non desideriamo, ma che inevitabilmente fanno parte della nostra esperienza.

Il protagonista decide di organizzare una festa con tutti i suoi amici. Tutto è pronto, gli ospiti arrivano e l’atmosfera è allegra, leggera, gioiosa.

Ma a un certo punto suona il campanello: alla porta c’è il vicino di casa, una figura sgradevole, maleducata, fastidiosa. Non è stato invitato. Nonostante ciò, entra, si serve da bere e da mangiare, infastidisce gli altri ospiti. Il protagonista lo caccia via.

La festa riprende… ma poco dopo il vicino torna. Suona di nuovo. Ancora una volta viene cacciato.
Per essere sicuro che non rientri, il protagonista decide di rimanere vicino alla porta a fare la guardia. Questo lo fa sentire più tranquillo… ma nel frattempo si sta perdendo la festa.

 

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BASSA AUTOSTIMA: IL RUOLO DEL CRITICO INTERIORE

La consapevolezza di sé e dei propri pensieri è il primo passo per riconoscere quei meccanismi interiori che ci fanno stare male. Spesso, infatti, siamo noi stessi i primi giudici severi di noi stessi.

Riconoscere questo processo è fondamentale per iniziare a stare meglio e vivere con maggiore serenità.

Durante periodi di stress prolungato o in particolari momenti della vita, la nostra mente può iniziare a distorcere la realtà.
Le qualità positive che possediamo sembrano sparire, mentre difetti e debolezze vengono ingigantiti.
In questo stato, la bassa autostima prende il sopravvento, offuscando la percezione realistica di chi siamo davvero.

È in questi momenti che emerge con forza la voce del nostro critico interiore: una parte di noi che valuta, giudica e commenta in modo negativo ogni nostro comportamento, enfatizzando solo errori e fallimenti.

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UNA STORIA CHE INSEGNA A STARE NEL PRESENTE

Ispirata alla storia zen: l’anziano e il cagnolino.

Mentre era immerso nei suoi consueti esercizi quotidiani, un anziano fu interrotto da un cagnolino che gli si avvicinò, allegro e vivace.

Infastidito dalla presenza dell’animale, l’uomo cercò subito di allontanarlo: raccolse una pallina e la lanciò lontano, sperando che il cagnolino la inseguissi e se ne andasse. Ma il piccolo tornò indietro, scodinzolante. L’anziano, sempre più infastidito, reagì d’impulso: lanciò la pallina nel vuoto, oltre le mura del palazzo. Il cucciolo, nel tentativo di raggiungerla, si sporse troppo… e cadde.

Sconvolto, l’anziano si sentì subito sopraffatto dal senso di colpa. Corse giù, lo cercò ovunque, finché lo trovò, privo di sensi, adagiato su una roccia. Lo prese con sé, lo curò. Dopo un po’ di tempo, il cagnolino si riprese. Quando aprì di nuovo gli occhi, l’anziano sorrise: per la prima volta, dopo tanto tempo, si sentì felice.

Da quel giorno, la sua routine cambiò. La sua quotidianità si arricchì di compagnia, affetto e nuove emozioni. Un incontro inatteso aveva riempito di senso le sue giornate.

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ESPOSIZIONE CON PREVENZIONE DELLA RISPOSTA (ERP)

Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) è caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni.

  • Le ossessioni sono pensieri, immagini o impulsi indesiderati e disturbanti che generano ansia o disagio.
  • Le compulsioni (o rituali) sono azioni ripetitive, fisiche o mentali, che la persona mette in atto per cercare di ridurre l’ansia provocata dalle ossessioni.

Anche se i rituali possono portare un sollievo temporaneo, nel lungo periodo alimentano il problema, perché rafforzano l’idea che sia necessario compierli per stare meglio. È come spegnere un allarme fastidioso… senza mai disattivare davvero il sistema.

Che cos’è l’ERP?

Uno dei trattamenti più efficaci per il DOC è la Esposizione con Prevenzione della Risposta (ERP).

L’ERP si basa su due componenti fondamentali:

  1. Esposizione: affrontare gradualmente e in modo controllato le situazioni che scatenano le ossessioni, senza evitarle.
  2. Prevenzione della risposta: resistere ai rituali che normalmente verrebbero messi in atto per calmare l’ansia.
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MIGLIORARE LA PROPRIA AUTOSTIMA

L’autostima si fonda sul giudizio che abbiamo di noi stessi: quanto ci sentiamo degni d’amore, rispetto e successo. Questo giudizio è influenzato dalle nostre esperienze passate, dalle relazioni, dai successi e fallimenti, ma anche dai messaggi sociali e culturali che riceviamo.

Spesso, però, il nostro giudizio su noi stessi può essere negativo.


Caratteristiche di una bassa autostima

Chi ha una bassa autostima tende a:

  • Criticarsi in modo eccessivo
  • Minimizzare i propri successi
  • Sentirsi inadeguato o “sbagliato”
  • Temere il giudizio degli altri
  • Evitare situazioni nuove per paura di fallire
  • Sentirsi inferiore rispetto agli altri
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REGOLARE E PADRONEGGIARE I PROPRI STATI MENTALI

Cos’è la Metacognizione?

La metacognizione è la capacità di osservare e riflettere su noi stessi , i nostri pensieri, le nostre emozioni e su come funzionano i nostri comportamenti.
Significa anche comprendere gli stati mentali degli altri.

Una buona metacognizione ci aiuta a:

  • Conoscere noi stessi e il nostro funzionamento e a capire gli altri
  • Regolare pensieri ed emozioni, soprattutto quando diventano fonte di disagio o sofferenza
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ANSIA SOCIALE


La fobia sociale, o ansia sociale, è una condizione in cui la persona prova un’intensa ansia in situazioni sociali, temendo fortemente di essere giudicata, criticata o osservata negativamente.

Queste emozioni possono diventare così forti da compromettere il normale svolgimento della vita quotidiana, portando ad evitare molte esperienze importanti.


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LA VERGOGNA E IL SUO SIGNIFICATO

La vergogna è un’emozione che tutti abbiamo provato, almeno una volta. Si manifesta quando sentiamo che gli altri ci stanno giudicando negativamente, oppure quando pensiamo di aver fatto una brutta figura.

Può emergere:

  • per qualcosa che abbiamo fatto o detto,
  • per come siamo fisicamente,
  • per ciò che pensiamo o proviamo,
  • per quello che non abbiamo.

Perché proviamo vergogna?

Dal punto di vista della psicologia, la vergogna nasce dal desiderio profondo di essere accettati e stimati. È un’emozione sociale: serve a proteggerci dal rifiuto e a mantenere buone relazioni con gli altri.

Dal punto di vista evoluzionistico, si è sviluppata perché ci aiutava a non essere esclusi dal gruppo. Nelle società antiche, essere esclusi significava perdere la protezione del gruppo, e quindi correre grandi pericoli.

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ATTACCHI DI PANICO


Immagina di essere intrappolato nelle sabbie mobili: l’istinto immediato è quello di lottare per liberarti, ma proprio questo peggiora la situazione, perché più ti agiti, più affondi. Allo stesso modo, combattere contro i nostri pensieri e le sensazioni ansiose può peggiorare la condizione invece di alleviarla.


L’ansia è una risposta naturale del corpo a una minaccia, ma diventa patologica quando, nonostante le rassicurazioni e le informazioni disponibili, la persona non riesce a calmarsi. Le preoccupazioni aumentano e lo stato di agitazione si intensifica.

Cos’è un Attacco di Panico?

Gli attacchi di panico sono improvvisi episodi di intensa ansia che raggiungono il loro picco in circa 10 minuti. Possono manifestarsi senza preavviso oppure in particolari situazioni. Durante un attacco, si possono provare sensazioni di morte imminente, soffocamento, paura di perdere il controllo o poter svenire.

Successivamente, può crescere la paura di nuovi attacchi di panico.

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UNA STORIA CHE INSEGNA A LASCIARE ANDARE IL CONTROLLO E A GODERE DEL MOMENTO PRESENTE

Il cortometraggio “Qui e Ora” si apre con un suono familiare: il ticchettio dell’orologio. È quel rumore che ogni giorno accompagna — quasi impercettibilmente — le nostre vite, dettando ritmi e abitudini che ripetiamo in automatico.

Sveglia, bagno, colazione, lavoro. Giorno dopo giorno, i nostri gesti si susseguono senza consapevolezza, come se vivessimo in una sorta di “pilota automatico”. Finché qualcosa non va secondo i piani. È in quel momento che si apre una crepa nel tempo, e nasce la possibilità di cambiare.

Lo schema che si ripete

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