Dott.ssa Annalisa Scarpini
La demenza è una malattia che coinvolge l’intero nucleo familiare e che causa stress emotivo e fisico a chi se ne prende cura. Molto spesso, il tempo libero del caregiver, si riduce drasticamente, il lavoro ne risente e anche le relazioni familiari e sociali. A volte manca il tempo per recuperare le energie e ogni giorno diventa scandito da una ripetitiva continuità . L’assistenza di una persona con demenza può portare anche a difficoltà economiche dovute alle numerose spese di assistenza come farmaci, visite private, ricoveri, esami ,centri diurni e residenze. Dal punto di vista psicologico, nelle prime fasi della malattia, la prima reazione del familiare è spesso quella della "negazione", vale a dire il rifiuto di ritenere vero ciò che sta accadendo al proprio caro e, di conseguenza, alla propria vita. Questa reazione è del tutto normale, è come se la mente prendesse le distanze per proteggersi da ciò che sta accadendo e del dolore che comporta. Molto spesso manca l’informazione, dopo la diagnosi i familiari non sanno cosa accadrà e si ritrovano ad affrontare problemi che non erano pronti ad affrontare di cui nessuno gli aveva mai parlato. Sono tante le domande che un familiare si pone: qual è la causa di questa malattia, perché proprio alla nostra famiglia? E si ricercano delle colpe. Poi, quando si raggiunge il necessario equilibrio, e ci si è adattati alla nuova situazione, accade che il paziente cambia nuovamente e bisogna ricominciare tutto da capo. Con l’avanzare della patologia i familiari vivono come un lutto anticipato, hanno la sensazione di aver perso un compagno di vita, un genitore, un amico, quando ancora la persona è li, ma non è più in grado di assolvere il ruolo che prima gli veniva assegnato e spesso ci si ritrova a combattere con la malattia, cercando di riportare la persona ad essere come prima, correggendolo o cercando di fargli riapprendere le cose che ha perso, non accentando la persona per come è ora. Un'altra tendenza comune che spesso sopraggiunge è quella di sostituirsi al malato evitando così di mettere la persona in difficoltà. Molto spesso, questo atteggiamento nasconde un duplice vantaggio, non mettendo la persona in difficoltà si evita anche di provare il dolore di vedere il proprio caro confuso e non più autosufficiente. Molti familiari riportano nel corso di tutta la malattia un sentimento d’impotenza, seguito spesso da un atteggiamento di “ autosacrificio” per cui tutta la propria vita gira intorno all'assistenza. Quanta pazienza ci vuole quando ci si occupa di questa malattia? E quante volte capita di alzare la voce e poi sentirsi in colpa? E quante volte si prova rabbia? Le emozioni nei familiari si susseguono tra frustrazione, disagio, rabbia e colpa. Colpa perché si pensa di non fare mai abbastanza, per la decisione di inserirlo in un centro e sentirsi egoisti per questo, colpa per perdere la pazienza, rabbia verso se stessi, verso il malato e verso la malattia. Ma cos’è, se non l’amore per il proprio caro, a generare tutte queste emozioni? Non serve rifiutare o reprimere emozioni o sentimenti negativi, ma bisogna imparare a gestirli, parlarne e verbalizzarli con chi vive la stessa situazione o con chi si ha vicino. Bisogna accettare ad elaborare quello che sta succedendo, non si può essere perfetti, bisogna imparare a riconoscere i propri limiti e le proprie difficoltà, non ci si può comportare sempre come da manuale. E’ importante poter imparare a ricavarsi del tempo per sé, riconoscere i propri bisogni e chiedere aiuto se l’assistenza diventa troppo gravosa. Spesso i familiari concentrano ogni attenzione verso il malato perdendo di vista ogni altra cosa e ciò aumenta lo stress. E come si fa ad assistere una persona quando si arriva ad essere stanchi e logorati? A volte accettare un aiuto per avere del tempo per sé permette poi di stare anche meglio con la persona cara. Dall’indagine del Censis (2007) sull’impatto dell’assistenza sui caregiver è emerso che:
Dott.ssa Annalisa Scarpini, psicologo clinico. Riceve ad Ancona
5 Comments
Annalisa Scarpini
5/5/2016 17:54:31
Grazie Giovanna!
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valentina
6/5/2016 22:57:26
Sono felice che mia madre franca c'e.. ...e sono felice che lei abbia questa e non un'altra malattia che le comporterebbe consapevolezza .......e cio' mi avrebbe distrutta.....lei e' la mia vita.
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Claudia gamberini
22/9/2017 22:39:11
Analisi perfetta...mi ci rispecchio in pieno
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10/6/2024 19:26:52
Le tue ricerche sono impressionanti. Hai creato un sito di fitness straordinario. Grazie!
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