Il filmato mostra tre pazienti con demenza che intraprendono un viaggio virtuale in ambienti suggestivi e tranquilli come spiagge e foreste.
Dai risultati delle prime sperimentazioni sembra che l'esperienza aiuti a calmare immediatamente i pazienti e migliori significativamente il loro stato d'animo e che l'impressione provata dalle persone sia di essere veramente in quel luogo. La donna nel video che vede la spiaggia, attiva i ricordi del tempo trascorso in Scozia e dice: "Sono così felice di vederla. È bellissimo. È uno dei momenti più felici di tutta la mia vita". La tecnologia mostrata nel video fa parte di un sistema chiamato VirtuCare ed stato progettato da Tribemix e Quantum Care. Anche se è stato inizialmente creato per aiutare le persone con la demenza, il progetto si sta ampliando per essere utilizzato da una gamma di tipi di pazienti. Il sistema utilizza il 3D in tempo reale per creare esperienze che immergono l'utente, facendogli mantenere il controllo su ciò che accade in ogni scena. Sul suo sito web, la Tribemix dichiara: "Questo è importante perché, con la demenza in particolare, il livello di stimolazione deve essere controllato in modo molto accurato. L'esperienza può essere troppo stimolante o non stimolante. Così con il 3D siamo riusciti a perfezionare questo equilibrio per offrire i nostri incredibili risultati". Questo progetto potrebbe essere una vera innovazione se introdotto nelle RSA e nelle Case di Cura per migliorare la qualità di vita delle persone e permettere loro di uscire, anche solo con la fantasia , dalla routine della struttura. Un'altra innovazione potrebbe essere quella di riuscire a tranquillizzare le persone che si sentono troppo chiusi in quattro mura e tendono alla fuga. I lati negativi che si potrebbero verificare sono un peggioramento della confusione spaziale e temporale e il voler agire la scena che si vede, per esempio osservare il mare e iniziare a camminare per potersi avvicinare. Sicuramente, come ogni tecnologia, può avere i suoi pro e i suoi contro e deve sicuramente essere utilizzata con cautela e unicamente in alcune fasi della malattia. Ma aspettiamo ulteriori risultati delle ricerche..
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La demenza può causare un ritiro da tutte le attività che prima venivano svolte e ad una minore partecipazione alla vita sociale. Il mantenimento delle relazioni, degli interessi e il continuare a fare le cose che si riescono ancora a fare, può rallentare il deterioramento cognitivo, portando ad una migliore qualità della vita Quali sono le attività che si possono proporre alle persone con una demenza? Dipende dall'individuo. In generale è importante proporre attività significative, non solo che riempiano il tempo. Bisogna cercare di prendere in considerazione gli interessi che la persona aveva in passato, sapendo che alcune attività possono avere bisogno di essere modificate sia per una questione di sicurezza che per renderle adeguate al livello cognitivo attuale. Le attività che una persona era in grado di fare molto bene in passato, oggi potrebbero diventare frustranti se non semplificate. Attività consigliate.
Ciò che conta è che la persona amata abbia apprezzato il tempo trascorso e si sia sentita utile e in grado di fare. Quando il deterioramento è grave, limitare la durata dell'attività intorno ai 15-30 minuti. Interrompere l'attività ai primi segni di stanchezza o frustrazione. La terapia della rimotivazione è una tecnica cognitivo-comportamentale (Janssen e Giberson,1988) che può essere svolta individualmente o in gruppi da 6 - 8 partecipanti. Le sedute sono settimanali. I destinatari: anziani con lieve decadimento cognitivo, anziani che si sentono soli, persone con depressione o altri disturbi psichiatrici, persone con lieve ritardo mentale. Nel corso delle sedute vengono proposti temi d'attualità, articoli di giornale, articoli scientifici/naturalistici, articoli di riviste, brani di letteratura e poesie. Il materiale viene scelto dal conduttore in base agli interessi dei partecipanti o agli argomenti suggeriti dagli stessi. Dopo la lettura i partecipanti vengono stimolati alla discussione. L'obiettivo: promuovere gli interessi, le interazioni nel gruppo e contrastare l’isolamento. La tecnica della rimotivazione si basa su 5 fasi: Il clima di accettazione : ogni partecipante deve sentirsi libero di potersi esprimere senza temere il giudizio degli altri. L'atmosfera deve essere rilassata. All'inizio di ogni seduta l'operatore saluta ogni membro del gruppo e cerca di stabile un clima accogliente e caldo. Ponte con la realtà: l'operatore introduce l'argomento del giorno scelto in base agli interessi e ai bisogni del gruppo. Viene letto l'articolo, la poesia o il brano per supportare l'argomento e stimolare l'immaginazione e i ricordi. Condividere l'argomento in gruppo: I partecipanti condividono le proprie conoscenze sul tema in modo generale e non personale. Condividere le proprie esperienze: la discussione si sposta verso le esperienze soggettive, le opinione, e i valori. L'operatore deve rimanere obiettivo e non giudicante. Non ci possono essere né risposte giuste né sbagliate. Apprezzamento finale: i partecipanti vengono ringraziati per i loro contributi personali. In chiusura viene fornita dall'operatore una sintesi di quello che è stato detto. I partecipanti vengono invitati a suggerire temi futuri. Bibliografia: Remotivation Therapy and Huntington's Disease.Sullivan, Florinda R. Bird, Edward D.Alpay, Menekse Cha, Jang-Ho J. La terapia di orientamento alla realtà è stata creata da Folsom nel 1958 e nasce come trattamento rivolto a gruppi di pazienti affetti da quella che prima veniva chiamata confusione senile. L’obiettivo è l’orientamento alla realtà, la socializzazione e l'interazione fra i partecipanti. Attualmente è uno degli interventi psicologici più diffusi e conosciuti che vengono utilizzati per soggetti con demenza lieve e moderata. Questa tecnica comprende due modalità terapeutiche:
La R.O.T. si rivela maggiormente efficace quando il training formale è associato a quello informale. Così si garantisce una stimolazione costante nell’arco della giornata. La ROT informale prevede un processo di stimolazione continua. I familiari, gli operatori sanitari ecc. forniscono ripetutamente informazioni al soggetto nelle 24 ore in base agli argomenti trattati nel gruppo. Se i due tipi di ROT non vanno in parallelo si produrrà confusione al soggetto. Per garantire un lavoro sincrono dovranno essere svolte delle riunioni tra gli operatori della ROT formale e chi si occuperà della ROT informale. La persona viene rinforzata attraverso LODI (condizionamento classico) o piccoli premi ogni volta che si ricorda di utilizzare un ausilio esterno ( calendario, agenda) Tale apprendimento diverrà così automatico. Si tratta di una tecnica utile per il deterioramento lieve perché presuppone una preservazione di certe abilità cognitive. Altre tecniche di memorizzazione sono la visualizzazione, l’associazione, la categorizzazione e la ripetizione. Bibliografia: Bianchin, Faggin "Guida alla valutazione e al trattamento delle demenze nell'anziano" Strumenti e tecniche per l'operatore. Franco Angeli. La terapia della reminiscenza (RT) è un trattamento psicologico che prevede la discussione di attività passate, eventi e esperienze, con la persona o un gruppo di persone Questo trattamento nasce negli Stati Uniti, negli anni 60 grazie al Dottor R. Bluter. Il laboratorio di reminiscenza utilizza, per favorire il riemergere dei ricordi, video, musica, immagini, libri di storia, oggetti, fotografie, articoli, letture. Alcuni studi hanno evidenziato la sua efficacia nel migliorare l'umore nelle persone anziane senza demenza. Le persone con demenza riescono a rievocare in alcune fasi della malattia i ricordi della loro infanzia e giovinezza provando piacere nel raccontarli. L'operatore deve prestare attenzione alla conversazione che va sempre tarata sulla persona e sui suoi deficit cercando di non farla sentire in difficoltà in caso non dovesse ricordare ed evitando argomenti o domande difficili da comprendere o dolorose per questo è importante conoscere la persona e aver parlato con i familiari prima di iniziare questo tipo di attività. I laboratori di riminiscenza vanno incontro alla normale tendenza dell'anziano di rievocare ricordi del passato e permettono di dare voce e rivivere frammenti della propria vita, un ascolto attento ed un interesse partecipe sembrano influenzare l'umore della persona in senso positivo e migliorare l'autostima. Gruppi reminiscenza I gruppi sono di solito formati da un massimo di 5-6 partecipanti, per permettere a tutti di essere coinvolti, evitare confusione e permettere all'operatore una buona conduzione. E' importante che sia presente un livello cognitivo omogeneo. Di solito i gruppi sono rivolti ad anziani sani e anziani con un decadimento cognitivo (demenza) dove ancora ci sia la capacità di rievocare e conversare senza far sentire la persona a disagio o frustrata. Gli incontri si svolgono con una cadenza settimanale. In ogni incontro devono essere presenti ausili (immagini, video, oggetti ecc.) che permettano di migliorare la rievocazione. Individualmente Viene affrontata la storia di vita della persona, dove vengono raccontate cronologicamente gli episodi significativi. Alcuni esempi Le persone possono essere incoraggiate a raccontare le esperienze importanti della propria vita e a scriverle attraverso l'uso di fotografie e album da condividere con il gruppo. Tra gli argomenti possono essere scelti periodi storici particolari come il periodo della guerra, del terremoto ecc. Oppure eventi come il matrimonio, la nascita dei figli, il lavoro, la scuola, l'innamoramento, gli sport praticati, le vacanze, le festività. Ogni giornata viene dedicata ad un argomento. I disturbi del sonno sono comuni nelle persone con malattia di Alzheimer o altro tipo di demenze. Questi disturbi possono avere un impatto negativo invertendo il ritmo sonno-veglia nella persona con demenza e influenzando il benessere del caregiver. Una ricerca stima che le persone con demenza passano circa il 40% della notte svegli e gran parte del giorno si riposano. Questo avviene perché il meccanismo di sonno / veglia può non essere perfettamente funzionante. Ritmi circadiani La maggior parte delle specie del pianeta sono regolate da ritmi circadiani che dipendono da un orologio interno sincronizzato con l'ambiente esterno: con la luce solare, la temperatura ambientale e stimoli di natura sociale esempio l'orario del pranzo in famiglia. Nei mammiferi, questo orologio interno, si trova nel nucleo soprachiasmatico (SCN) nell'ipotalamo del cervello. L'orologio biologico nell'uomo ha un periodo naturale che si aggira intorno alle 24 ore. In genere si sta svegli durante le ore diurne e ci si addormenta nelle ore notturne. La luce sembra poter riequilibrare la melatonina e la serotonina e regolarizzare il ciclo di sonno – veglia, l’umore, l’appetito e la qualità del sonno. La melatonina è un ormone prodotto di notte e al buio e si ritiene che sia un messaggero della temperatura del corpo che permette di indicare alle cellule che è sera. Una riduzione di questo ormone può essere associato ad una ridotta efficienza del sonno e a un deterioramento dei ritmi circadiani interni. Luce e il sistema circadiano Studi sull'orologio biologico hanno mostrato una ridotta attività neuronale nel Sistema Nervoso Centrale degli anziani. Ciò suggerisce che, a livello molecolare, il cervello diventa meno sensibili agli stimoli dalla luce sulla retina. Con l'avanzare dell'età, infatti, la lente nell'occhio si infittisce e la pupilla si restringe, riducendo la quantità di luce che passa attraverso la retina. Disturbi a ritmi circadiani principali portano a dormire di meno e ciò potrebbe essere dovuto ad una difficoltà di elaborare correttamente le informazioni che permettono all'orologio interno di sincronizzarsi. Lo stile di vita sedentario, con meno possibilità di esporsi alla luce durante il giorno aumenta il rischio di una disfunzione. La terapia della luce La terapia della luce si basa sulla somministrazione di luce brillante in alcuni momenti della giornata prodotta da specifiche lampade in grado di sincronizzare di nuovo il ritmo circadiano. Ci possono essere degli effetti collaterali (inferiori rispetto alle terapie farmacologiche) per questo è possibile utilizzarla solo dopo consultazione con il proprio medico. I benefici sono stati riscontrai per i disturbi del sonno, depressione e disturbo bipolare. La terapia della luce nelle demenze Nella Malattia si Alzheimer a causa del deterioramento ci potrebbe essere bisogno di uno stimolo maggiore di luce per regolarizzare il ritmo circadiano. Studi pilota stanno testando gli effetti della terapia della luce nelle demenze ma ancora la sperimentazione è in atto e non ci sono dati ufficiali sull'efficacia. Figueiro ha proposto, sulla base di conoscenze teoriche sull'impatto della luce nell'invecchiamento, uno schema di illuminazione che è stato progettato per fornire una stimolazione di 24 ore:
l gruppo di ricerca osserva che l'aumento dei livelli di illuminazione diurna possono fornire un segnale più forte al sistema circadiano. Tuttavia, oggi il colore e l'intensità dell' illuminazione, presente nelle residenze per anziani e in commercio sono progettati per permettere una migliore visione a basso consumo e non per stimolare il sistema circadiano. Consigli:
Nicholas Hanforda,Mariana Figueirob. Light Therapy and Alzheimer’s Disease and Related Dementia: Past, Present, and Future. Alzheimers Dis. 2013 January 1; 33(4): 913–922. doi:10.3233/JAD-2012-121645 Che cos'è il Cafè Alzheimer? L'Alzheimer Cafè è uno spazio informale, accogliente, dove le persone affette da demenza e i loro familiari possono riunirsi per trascorrere alcune ore insieme socializzare e chiedere consigli grazie alla guida di operatori esperti. Come nasce? Il primo Alzheimer Café nasce nel 1997 a Leida, in Olanda, grazie allo Psicogeriatra Bere Miesen. Al primo incontro da lui organizzato hanno partecipato 20 persone, un mese dopo erano 35, il mese ancora dopo 54 persone. Era chiaro che l'iniziativa andava a soddisfare un bisogno reale. Cosa si fa all'interno di un Cafè Alzheimer? Quello che si fa all'interno di questo spazio cambia in base ai bisogni dei familiari e al modo in cui viene pensato dai coordinatori dell'iniziativa. Vengono svolti gruppi di muto aiuto per i familiari, vengono chiamati esperti per rispondere alla domande dei familiari, vengono realizzati corsi informativi e formativi, vengono svolte attivata di animazione per i malati. Comunque sia, i benefici psicologici dovuti all'atmosfera rilassata e alla forza del gruppo permettono alle persone di uscire dall'isolamento, scambiarsi consigli e comprendere di non essere soli. Qual'è l'obiettivo? Obiettivo è migliorare la qualità di vita del malato e dei suoi familiari. Secondo il creatore di questa iniziativa, le persone dopo ogni incontro si sentono più forti e portano a casa utili consigli su come affrontare la malattia. Il familiare sente di non essere solo e si ritrova a condividere le sue emozioni con persone che vivono la sua stessa situazione e che riescono a comprenderlo. Com'è strutturato un Cafè Alzheimer? Il primo Cafè Alzheimer è stato strutturato così:
- Cause della demenza - Sintomi della demenza e come affrontarli - Demenza in giovane età - La comunicazione - Aiuto disponibile nel territorio Il creatore di questa iniziativa propone di modificare gli argomenti ad ogni incontro. Tempi e frequenza Nel primo Cafè Alzheimer le riunioni si tenevano ogni mese in un giorno fisso es. il primo Lunedì di ogni mese. In tutto venivano organizzati 10 incontri all'anno. I Cafè Alzheimer oggi Dal 1997 ad oggi i Cafè Alzheimer si sono diffusi in molte città d'Europa. Si sono evoluti gli approcci e le modalità di conduzione, alcuni si svolgono all'interno di bar, altri all'interno di case di cura o di centri diurni, altri in locali di associazioni ma senza perdere di vista l'obiettivo finale. Bibliografia: "The Alzheimer Cafè" A Guideline Manual for setting one up (Original document entitled, ‘Handleiding Alzheimer Café’ by Bère Miesen and Marco Blom). Attraverso attività di animazione e stimolazione possiamo davvero fare qualcosa per le persone con demenza? Nonostante i numerosi studi e le ricerche scientifiche, ad oggi non è possibile arrestare la progressione della demenza. Le attività di animazione e di stimolazione riducono l'apatia, la mancanza di stimoli, l’isolamento e l'ansia. Inoltre fanno sentire la persona ancora capace e attiva. E' importante stimolare la persona nelle fasi iniziali, per mantenere attive le funzioni cognitive non colpite e proporle attività di animazione attraverso la musica e l'arte nelle fasi più moderate quando sopraggiungono disturbi comportamentali e psicologici. Come possiamo fare per proporre attività che per gli anziani siano interessanti? Se è presente apatia può essere difficile coinvolgere le persone. Bisognerebbe prima svolgere attività singolarmente in modo da instaurare una relazione tra utente-operatore e aumentare la motivazione. Può essere utile descrivere le attività che si faranno e sceglierle in base agli hobby passati degli utenti. Come aiutare le persone ad inserirsi nel gruppo? Si può iniziare attraverso la presentazione di ogni partecipante, coinvolgendoli in discussioni su qualche argomento per esempio i piatti preferiti da mangiare. Si possono creare giochi in cui tutti possono partecipare ponendo attenzione a chi tende ad isolarsi, magari dandogli un compito speciale che gli permetta di interagire con gli altri. Cosa possiamo fare se le persone fanno confusione e urlano? Per le persone affette da demenza la confusione è come un bombardamento di stimoli e ciò può portare ad aumentare i disturbi comportamentali. Per questo bisognerebbe creare un ambiente tranquillo, aiutare le persone che magari hanno problemi di udito e porre maggiore attenzione a chi è più agitato. I conduttori devono cercare di mediare tra gli utenti, riportandoli sull'argomento principale e dando spazio ad ognuno, a turno. I gruppi dovrebbero essere formati da poche persone. Cosa fare se non vogliono partecipare? Bisogna cercare di capire il motivo per cui non vogliono partecipare:
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