Il metodo Montessori pone l'accento sul promuovere l'indipendenza dell'individuo e il rispetto dello sviluppo naturale psicologico, fisico e sociale di una persona. Questo metodo nasce nel 1897 per essere applicato a bambini con esigenze particolari, oggi è utilizzato anche per la demenza. Ma cosa sono le attività montessoriane? Le attività di Montessori sono semplici, modificabili e molto pratiche. Nelle demenze consistono nello stabilire un semplice compito con oggetti quotidiani e proporlo a coloro che hanno una demenza. Se l'attività è troppo facile, si può aumentare la difficoltà. Completare un'attività può portare a un senso di realizzazione e alla riconnessione con la propria storia personale. Alcune attività montessoriane per la demenza 1. Abilità cognitive Possono essere svolti vari esercizi a seconda delle abilità dell'individuo. Questo tipo di attività non è adatta a coloro che hanno una diagnosi di demenza più grave e di lunga durata, poiché la memoria a breve termine inizia a svanire e gli esercizi possono mettere in difficoltà la persona e agitarla. Invece per le persone nelle prime fasi è possibile proporre semplici puzzle, giochi di corrispondenza parole e oggetto , formazioni di frasi e altri compiti che stimolano la mente. La cosa importante è assicurarsi che la persona amata sia interessata e impegnata. 2. Abilità di vita Con la demenza, la memoria a breve termine di un individuo può ridursi, ma spesso le memorie a lungo termine rimangono intatte. Le attività che stiamo per proporre richiedono di integrare la storia personale della persona con le capacità e gli hobby passati. Per esempio, se la persona cara lavorava in una fattoria o aveva l'hobby del giardinaggio si potrebbe pianificare un'attività come ordinare o piantare semi. Se come lavoro faceva l'artigiano, si potrebbero proporre semplici attività che utilizzano alcuni degli strumenti del lavoro passato, non pericolosi. come il pennello o se riesce un cacciavite. Per coloro che sono state casalinghe, le attività prevedono la preparazione di un dolce , piegare i panni lavati , pulire un tavolino ecc. 3. Movimento Le attività che coinvolgono il movimento possono essere tranquillizzanti e aiutare il malato a rimanere attivo. Queste attività si possono fare da seduti o in piedi. Si può chiedere di raccogliere un oggetto da terra. Di mimare dei movimenti comuni o dei gesti con le dita Ciò è utile per mantenere attiva e esercitata la persona amata. 4. Attività sensoriali Le attività sensoriali sono importanti e possono aiutare a mantenere la mente vigile. Per esempio, per stimolare l'olfatto si possono utilizzare candele profumate con aromi come agrumi, lavanda, ciliegia o vaniglia e si può chiedere alla persona di identificare il profumo. Per il gusto, ad occhi chiusi, si possono far riconoscere tre tipi di frutta. Per il tatto, le attività suggerite sono identificare oggetti comuni ad occhi chiusi. 5. Musica La musica è molto efficace per coinvolgere coloro che hanno una demenza. Spesso, la parte del cervello che identifica la musica è una delle ultime influenzate dal deterioramento. Le attività consigliate sono: ascoltare musica, identificare le canzoni, ballare e cantare insieme . 6. Arte Alcune attività consigliate sono colorare un disegno, copiare una forma semplice , dipingere una scatola. 7. Socializzare Socializzare con gli altri e essere ancora partecipi di conversazioni è molto importante e permette alla persona di sentirsi ancora attiva. Il metodo Montessori può avere enormi vantaggi per le persone affette da demenza. Le attività sono generalmente facili da proporre, possono essere modificate a seconda delle competenze della persona e personalizzate in base alla storia di vita e agli hobby.
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Percorso di sostegno gratuito per i familiari dei malati di Alzheimer promosso dall’Associazione Alzheimer Marche ONLUS Questo nuovo progetto è rivolto ai familiari che si prendono cura dei propri cari con Malattia di Alzheimer. Gli incontri avranno come obiettivo quello di ridurre il disagio emotivo dei caregivers, promuovere le risorse personali per far fronte ai cambiamenti negativi implicati nell’assistenza, ridurre il senso di impotenza e accettare l'impossibilità di controllare tutte le situazioni critiche. Ciò verrà fatto utilizzando strumenti che fanno riferimento alla psicoterapia ACT Acceptance and Commitment Therapy (Hayes et al. 1999) portando i partecipanti, attraverso un percorso di 10 incontri, a ri-pianificare il loro quotidiano nella direzione dei propri valori personali. Lo stress emotivo nell’assistenza è qualcosa di inevitabile e quando si è coinvolti in una lotta contro il dolore la vita spesso si mette in attesa, credendo che prima di iniziare nuovamente a vivere sia necessario eliminare totalmente la sofferenza. Nel corso di questi incontri si cercherà quindi di prendere distanza dai pensieri e emozioni negative accettando tutto ciò che non può essere cambiato e aumentando invece l’impegno nella direzione dei propri valori, attraverso il confronto, la riflessione ed esercizi esperienziali. Lo scopo è quello di aiutare i partecipanti ad uscire dalla propria mente ed entrare nella propria vita abbracciando tutto quello che di positivo ha da offrire, intraprendendo azioni impegnate e gratificanti in direzione di se stessi, anche nel proprio piccolo, per quanto l’assistenza lo possa permettere. Promossa dall’ Associazione Alzheimer Marche Onlus, questa iniziativa gratuita si svolgerà il Giovedì pomeriggio dalle ore 18:30 alle 19:30 presso i locali della Fondazione il Samaritano ad Ancona, nell’edificio Casa della Vita "Benedetto XVI" in Via Madre Teresa di Calcutta 1 (zona Posatora). Per iscrizioni e informazioni ci si può rivolgere ai numeri 328-9034493— 338-5416763. E’ previsto un colloquio conoscitivo iniziale prima della partenza del progetto. A condurre gli incontri si alterneranno la Dott.ssa Annalisa Scarpini – psicologa, psicoterapeuta in formazione cognitivo-comportamentale e la Dott.ssa Serena Rabini – psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale. Il lutto nella demenza.Come spiegare al proprio caro, malato di Alzheimer, la morte di un familiare.7/8/2016 Molti familiari si pongono questo interrogativo: cosa fare di fronte ad un lutto di un familiare, per esempio il coniuge, di una persona con demenza? E' meglio parlarne al proprio caro o lasciarlo tranquillo magari dicendogli qualche bugia per proteggerlo? La demenza colpisce il funzionamento cognitivo e nell'immaginario si pensa che, senza dover turbare il proprio caro, si dimenticherà piano piano della persona che è venuta a mancare senza bisogno di dovergli rivelare il lutto. In realtà la perdita di una persona cara può essere sentita anche a livello somatico ed emotivo, sopratutto se la persona che è venuta a mancare è un coniuge o un figlio. Ci potrebbe essere nel malato la sensazione che qualcosa non va, che manchi qualcosa o qualcuno, sentire nel corpo la mancanza di vicinanza e un cambiamento nella routine. La parola morte, nelle fasi più avanzate della demenza, può perdere il significato condiviso ma nonostante ciò la sensazione che qualcosa è cambiato, che manca nella casa una presenza può esserci e anche la capacità di emozionarsi e piangere. Di seguito sono riportati alcuni suggerimenti per comunicare il lutto
Il bagno e l'igiene personale sono spesso attività che portano ad agitazione e rifiuto per chi ha un declino cognitivo.
Tutte le manifestazioni messe in atto per evitare di lavarsi hanno un significato. Cerchiamo di capire che cosa prova la persona e da dove nasce il disagio.
Bisogna cercare di rendere il momento del bagno qualcosa di piacevole e non di spaventoso. E per fare questo bisogna cercare di osservare attentamente cosa succede. Dal momento in cui proponiamo di fare il bagno. Fare attenzione a cosa solitamente gli diciamo, alle parole che utilizziamo e la risposta della persona. In che momento inizia ad essere agitata? Quando diciamo la parola "bagno"? Quando vede la persona che di solito si occupa di questo? Quando lo si spoglia? Quando sente l'acqua? Cosa accade quando si agita? Noi come rispondiamo alla sua agitazione?
L'approccio centrato sulla persona propone una nuova prospettiva per comprendere i problemi comportamentali della persona con demenza.
Secondo i modelli psico-sociali, i problemi comportamentali, sono sia il frutto del deterioramento cognitivo ma anche il risultato di fattori ambientali esterni alla propria malattia come fattori sociali, relazionali, ambientali. La Formula arricchita di Kitwood mostra proprio questo: DEMENZA= CN + S+B+P+PS CN= compromissione neurologica S= stato fisico, malattie concomitanti, deficit sensitivi es. uditivi, visivi B= biografia e storia di vita della persona P= personalità. Come la persona reagisce allo stress. PS= psicologia sociale Secondo Kitwood tutti questi fattori influenzano il modo in cui la persona con demenza AGISCE, SENTE E PENSA. Quando ci si prende cura di una Persona con demenza bisognerebbe attribuire un maggiore valore alla PERSONA che non alla demenza. Per fare questo è stato proposto il modello VIPS: V= VALORIZZARE: valorizzare la persona indipendentemente dalle capacità cognitive I= INDIVIDUALIZZARE: ogni persona è unica P= PROSPETTIVA: comprendere il mondo osservandolo con gli occhi dell'altro S= AMBIENTE SOCIALE: creare un ambiente sociale fatto di accortezza e rispetto. Per fornire un'adeguata assistenza è allora necessario:
Quando per esempio sono presenti disturbi comportamentali bisogna provare a domandarsi:
Anche la persona con demenza ha dei bisogni, desideri e aspettative e di questo bisognerebbe esserne consapevoli quando si presta assistenza. Per esempio quando proponiamo alla persona di fare qualcosa ci può essere risposto:
Molti atteggiamenti messi in atto dagli operatori e dai familiari non rispettano i BISOGNI DELLA PERSONA, ciò non è viene fatto con malevolenza ma in modo inconsapevole, senza rendersene conto. Alcuni degli errori più comuni nell'assistenza:
Diversi studi e ricerche sono state pubblicate in questi ultimi 10-15 anni in Europa sulla psicologia delle persone con demenza. Si è dimostrato che i modelli psicosociali, rispetto ai modelli tradizionali, diminuiscono l'intensità e la frequenza dei disturbi del comportamento, nonché l'utilizzo di mezzi di contenzione fisica e/o farmacologia. Bibliografia “Qualità di cura e qualità di vita della persona con demenza” Ed. FrancoAngeli S. Faggian, E. Borella G. Pavan “Relazioni di cura” Ed.carocci Faber G.Bissolo, L. Fazzi, M.V. Giannelli L'assistenza alle persone anziane, all'interno di strutture, è stata per molto tempo concepita con l'obiettivo di contrastare la solitudine e rispondere ai bisogni della perdita dell’autosufficienza. Negli ultimi 40 anni gli approcci si sono modificati e hanno cercato di adattarsi alle esigenze degli utenti. L'approccio riabilitativo mira a ripristinare la funzione trattata attraverso la riabilitazione motoria e neuropsicologica. Negli anni 80, Noemi Feil sviluppa l'approccio validante utilizzato in 30 mila strutture assistenziali (Stati Uniti, Canada, Europa e Australia). Questo metodo ha il merito di rivoluzionare gli approcci precedenti. Si inizia a parlare del concetto di accettazione degli anziani così come sono nel qui e ora e a comprendere i sentimenti che sottostanno a determinati comportamenti. Agli operatori viene insegnato ad accettare, comprendere e condividere quello che l'anziano vive dentro di sè senza giudicarlo ma rispondendo in maniera empatica nella relazione. Negli anni 80, Tom Kitwood ha proposto un nuovo approccio di cura centrato sulla persona. Per l'autore l’ambiente sociale (costituito dalle relazioni che la persona con demenza ha e il suo ambiente di vita) va a influenzare la persona stessa. Per questo individua quei fattori non biologici che esercitano influenze negative sulla malattia e li valuta con uno strumento da lui creato: Dementia Care Mapping. Seconndo Tom Kitwood la Demenza si può rappresentare con la sequente equazione: Demenza = NI (danno neurologico)+ H (stato di salute) + B (biografia)+ P (personalità) + SP (ambiente/relazioni). Ogni fattore ha la stessa influenza per decretare il grado di demenza. Alla fine degli anni 90, Moyra Jones ha proposto un modello di assistenza all’anziano detto «approccio protesico» o « GentleCare». L'obiettivo è quello di migliorare la qualità di vita della persona e compensare i deficit cercando di mantenere per più tempo possibile le funzionalità residue. Secondo Moyra Jones ciò può essere fatto andando a modificare l’ambiente, i programmi e le persone che si rapportano con l'anziano portandoli ad adattarsi al deficit dell'utente. La progettazione dell'ambiente diventa quindi una parte integrante della qualità dell'assistenza. Un ambiente confortevole, sicuro, tranquillo, esteticamente curato e simile all'ambiente domestico è quello che si dovrebbe ritrovare nelle strutture che si occupano di anziani. Negli ultimi 15 anni Pietro Vigorelli sviluppa un nuovo approccio detto capacitante dove viene data importanza sopratutto alle parole. Un ambiente capacitante sostiene l'anziano nelle sue attività lasciandolo libero di fare ciò di cui è capace così come riesce senza essere corretto e giudicato. Inoltre, attraverso l'ascolto, l'osservazione e l'utilizzo di tecniche capacitanti si ha l'obiettivo di costruire una relazione in cui l'ospite venga riconosciuto come un interlocutore valido con l'obiettivo di far parlare l'anziano il più a lungo possibile e così come riesce. Il metodo Validation nasce grazie a Naomi Feil che tra il 1963 e il 1980 ha elaborato questo nuovo approccio. La terapia di validazione viene utilizzata per comunicare con gli anziani disorientati aiutandoli a riconoscere i loro sentimenti e le loro emozioni. I benefici della terapia di validazione sono: • Ripristino dell' autostima • diminuzione dell'isolamento • promozione della comunicazione e interazione con altre persone • riduzione dello stress e dell'ansia • assistenza nella risoluzione dei compiti di vita quotidiana • mantenimento di una vita indipendente il più a lungo possibile (Neal e Briggs, 2003). Alcuni esempi pratici Quando un paziente con demenza vive in un altro tempo e in un altro luogo può essere utile validare le emozioni e i pensieri sui problemi che sta vivendo in quel momento anche se non appartengono al "qui e ora". Un esempio: una donna diventa agitata ogni giorno alle ore 13:00 perché crede che sua madre la sta per venire a prendere. Le persone vicino/ gli operatori le dicono che sua madre non è più viva. Questo tipo di risposta aumenta l'agitazione e la tristezza. Con un addestramento all'approccio validante il personale/familiari sono stati in grado di riconoscere i pensieri e sentimenti (anch'io sarei agitato se sapessi che mi stanno venendo a prendere). Tecniche Validanti per le prime fasi del deterioramento:
Si è visto che cercare di ragionare con la persona non migliora la situazione. L'ascolto e il provare a comprendere i bisogni dell'altro sembra essere invece una tecnica più efficace! Tecniche Validanti per la fase moderata del deterioramento:
Per esempio: "Una donna che cerca i suoi bambini e deve andare a casa a cucinare. Alcune persone che non conoscono la tecnica validante potrebbero rispondere:
Parleremo della casa quando qualcuno vuole andare a casa o dell’amore quando qualcuno ci dice che suo marito l’aspetta. Tecniche Validanti per il deterioramento grave :
- Entrare in rapporto con il tatto; - Cercare di stabilire un contatto visivo, anche se è difficile; - Usare un tono di voce naturale e rassicurante; - Collegare il comportamento al bisogno; - Utilizzare la musica. Bibliografia: "Le opportunità di applicazione del Metodo Validation® nelle diverse fasi del disorientamento” Siviero Cinzia, Maracchi Ilaria, Mosetti D’Henry Francesco, Tonetto Miriam Fondazione Castellini ONLUS Melegnano (MI), ASP ITIS Trieste Vivere con una demenza può avere un grande impatto emotivo, sociale, psicologico e pratico nella vita della persona che ne è affetta. Le prime fasi della malattia vengono descritte dalle persone con Alzheimer come una serie di perdite dove adattarsi risulta difficile. Ci sono molti altri fattori, oltre ai sintomi della demenza, che svolgono un ruolo nel plasmare la malattia come:
Ogni persona è unica, con la propria storia di vita, la sua personalità, simpatie e antipatie. 'E importante provare a concentrarsi su ciò che la persona ancora è e non su ciò che potrebbe aver perso e su ciò che la persona sente, piuttosto di ciò che ricorda. Le demenze possono portare alla perdita di:
Comunicare: le persone con demenza spesso sperimentano difficoltà di comunicazione ad esempio problemi nel trovare la parola giusta o nella comprensione di una conversazione. Ciò può causare un ritiro dalle situazioni sociali per paura di non essere adeguati al contesto. Alcuni consigli: parlare lentamente e usare parole semplici e portare attenzione al tono di voce. Cercate di mantenere il contatto visivo. Evitare movimenti bruschi e espressioni facciali di tensione in quanto questi possono causare disturbi o disagi. Assicurarsi che la persona sia inclusa nelle conversazioni cercando di non parlare a nome loro o completando le loro frasi. Ascoltare la persona. Rimuovere le distrazioni come il rumore di fondo nel corso delle conversazioni e cercare di comprendere il significato che stanno cercando di trasmettere. Evitare di fare troppe domande dirette. Indipendenza: una persona con demenza può gradualmente perdere la propria autonomia e fare sempre più affidamento sulla cura e il sostegno delle persone che le stanno attorno. Questo può essere un cambiamento difficile e molto doloroso da accettare. E 'importante sostenere la persona a fare da solo le cose che riesce a fare. Questo aumenta il benessere della persona e aiuta a accrescere la fiducia e la stima di sé. La persona può non volere aiuto perché non accetta che le cose siano diventate più difficili per lui. Questo può significare permettere alla persona con demenza, entro limiti ragionevoli, di fare delle cose a modo suo anche se non vengono bene come prima. Tuttavia, gli accompagnatori dovranno bilanciare eventuali problemi di sicurezza e il desiderio di sostenere la persona. Consigli: Fare le cose insieme: cercare di fare le cose con la persona piuttosto che per la persona. Offrire aiuto in modo solidale. Cercate di essere pazienti, non avere fretta, offrire rassicurazione, lodi e incoraggiamento. Cercare di adattare i compiti alle difficoltà e al livello cognitivo. Il processo decisionale: Una persona con demenza può perdere la capacità di prendere certe decisioni (ad esempio scelte finanziarie). Le persone affette da demenza dovrebbero essere sostenuti a prendere decisioni anche piccole che riguardano la loro persona il più a lungo possibile. Impatto psicologico ed emotivo della demenza: Una diagnosi di demenza può avere un enorme impatto sulla vita di una persona. Alcune emozioni che si provano sono: dolore, perdita, rabbia, paura, incredulità e anche sollievo. Possono avere paura del futuro, paura dei momenti di confusione e delle dimenticanze e arrabbiarsi con coloro che li circondano. Consigli: cercare di capire come la persona si sente. Non respingere le preoccupazioni che riporta ma ascoltarle e mostrare loro di esserci. Provare a vivere il presente e cercare di non spendere troppo tempo a pensare a ciò che sarà il futuro. Emozioni e sentimenti: Le persone con demenza spesso sperimentano cambiamenti nelle loro risposte emotive. Essi possono avere meno controllo sui loro sentimenti e il modo in cui li esprimono. Per esempio, qualcuno può essere più irritabile o soggetto a rapidi cambiamenti d' umore o reagire in maniera eccessiva alle cose. Una parte di queste modificazioni sono causate da danni al cervello. E' importante guardare al di là delle parole o dei comportamenti e cercare di comprendere i sentimenti che la persona potrebbe cercare di esprimere. Forti emozioni possono essere causati anche da bisogni insoddisfatti. La fiducia e la stima di sé: La demenza può indurre la persona a sentirsi insicura e perdere la fiducia in se stessa e nelle proprie capacità. Alcuni anziani possono percepire di non essere più in controllo e che non possono fidarsi del proprio giudizio. Inoltre, alcune persone subiscono gli effetti dello stigma sociale dovuto all'etichetta di "persona con demenza" che porta ad essere trattato in modo diverso dalle persone a causa della loro diagnosi. Consigli: festeggiare i successi e concentrarsi sugli aspetti positivi. Evitare dure critiche o commenti sprezzanti. Aiutare le persone a mantenere i rapporti sociali esistenti e crearne di nuovi. Identità: i pensieri e le emozioni che derivano dalla valutazione di noi stessi sono modellati da molte cose, tra cui le relazioni, i ruoli nella famiglia e nella comunità, gli hobby e la professione. Le modificazioni indotte dalla demenza possono determinare un cambiamento nel senso di identità. E 'importante che le persone intorno alla persona con demenza siano consapevoli di questo, in quanto sono in grado di influenzare come la persona si vede. Cambiamenti nel comportamento: le persone con demenza spesso si comportano in modo diverso man mano che la malattia progredisce. Per esempio, può diventare agitata, gridare, diventare sospettoso degli altri, fare più volte la stessa domanda. Questi comportamenti possono verificarsi anche quando la persona ha un bisogno che non viene colmato e ha difficoltà nel comunicarlo. Il comportamento ha sempre un senso per la persona. Potrebbe essere un dolore, sete o fame, una minaccia, un senso di frustrazione o la noia. E 'importante capire perché la persona si comporta in questo modo e cercare di individuare quali bisogni sono stati trascurati. Relazioni, ruoli e responsabilità: I nostri rapporti con le persone intorno a noi sono un elemento centrale della nostra identità. I rapporti spesso cambiano quando qualcuno ha una demenza. Le persone affette da demenza possono sentirsi isolate o evitate da coloro che le circondano. Possono perdere il contatto con amici e familiari, che potrebbero aver paura di non sapere come relazionarsi con loro. Gli operatori e i familiari possono contribuire sostenendo le relazioni esistenti e incoraggiando la continuazione e la partecipazione a gruppi e attività. Anche con il progredire della malattia molti elementi positivi delle relazioni (ad esempio l'affetto reciproco) rimangono. |
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