Dott.ssa Annalisa Scarpini
L'assistenza alle persone anziane, all'interno di strutture, è stata per molto tempo concepita con l'obiettivo di contrastare la solitudine e rispondere ai bisogni della perdita dell’autosufficienza. Negli ultimi 40 anni gli approcci si sono modificati e hanno cercato di adattarsi alle esigenze degli utenti. L'approccio riabilitativo mira a ripristinare la funzione trattata attraverso la riabilitazione motoria e neuropsicologica. Negli anni 80, Noemi Feil sviluppa l'approccio validante utilizzato in 30 mila strutture assistenziali (Stati Uniti, Canada, Europa e Australia). Questo metodo ha il merito di rivoluzionare gli approcci precedenti. Si inizia a parlare del concetto di accettazione degli anziani così come sono nel qui e ora e a comprendere i sentimenti che sottostanno a determinati comportamenti. Agli operatori viene insegnato ad accettare, comprendere e condividere quello che l'anziano vive dentro di sè senza giudicarlo ma rispondendo in maniera empatica nella relazione. Negli anni 80, Tom Kitwood ha proposto un nuovo approccio di cura centrato sulla persona. Per l'autore l’ambiente sociale (costituito dalle relazioni che la persona con demenza ha e il suo ambiente di vita) va a influenzare la persona stessa. Per questo individua quei fattori non biologici che esercitano influenze negative sulla malattia e li valuta con uno strumento da lui creato: Dementia Care Mapping. Seconndo Tom Kitwood la Demenza si può rappresentare con la sequente equazione: Demenza = NI (danno neurologico)+ H (stato di salute) + B (biografia)+ P (personalità) + SP (ambiente/relazioni). Ogni fattore ha la stessa influenza per decretare il grado di demenza. Alla fine degli anni 90, Moyra Jones ha proposto un modello di assistenza all’anziano detto «approccio protesico» o « GentleCare». L'obiettivo è quello di migliorare la qualità di vita della persona e compensare i deficit cercando di mantenere per più tempo possibile le funzionalità residue. Secondo Moyra Jones ciò può essere fatto andando a modificare l’ambiente, i programmi e le persone che si rapportano con l'anziano portandoli ad adattarsi al deficit dell'utente. La progettazione dell'ambiente diventa quindi una parte integrante della qualità dell'assistenza. Un ambiente confortevole, sicuro, tranquillo, esteticamente curato e simile all'ambiente domestico è quello che si dovrebbe ritrovare nelle strutture che si occupano di anziani. Negli ultimi 15 anni Pietro Vigorelli sviluppa un nuovo approccio detto capacitante dove viene data importanza sopratutto alle parole. Un ambiente capacitante sostiene l'anziano nelle sue attività lasciandolo libero di fare ciò di cui è capace così come riesce senza essere corretto e giudicato. Inoltre, attraverso l'ascolto, l'osservazione e l'utilizzo di tecniche capacitanti si ha l'obiettivo di costruire una relazione in cui l'ospite venga riconosciuto come un interlocutore valido con l'obiettivo di far parlare l'anziano il più a lungo possibile e così come riesce. Dott.ssa Annalisa Scarpini, psicologo clinico. Riceve ad Ancona
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