DEPRESSIONE

È normale sentirsi tristi, a volte. La tristezza è una delle emozioni fondamentali che ci accompagnano fin dall’evoluzione: di solito è collegata a una perdita, come quella di una persona cara, di una relazione, di un lavoro, della salute o del proprio ruolo sociale.

Ma quando la tristezza diventa depressione?
Quando inizia a interferire con la capacità di vivere il quotidiano: le relazioni si fanno difficili, il lavoro diventa un peso, il tempo libero perde significato, e questo stato si protrae nel tempo.

Perché l’evoluzione ha conservato la tristezza?

Secondo alcune teorie evolutive, la tristezza aiuta a sopravvivere nei momenti di pericolo o fallimento, limitando l’azione impulsiva e favorendo un ritiro utile alla riflessione. In questo modo possiamo evitare situazioni rischiose o inutili, elaborare ciò che è accaduto, comprendere meglio noi stessi e preparare un cambiamento.


Quando si può parlare di depressione?

Il DSM-5, il manuale diagnostico di riferimento, definisce il disturbo depressivo maggiore come la presenza di almeno cinque sintomi, per un periodo di almeno due settimane, tra cui umore depresso o perdita di interesse o piacere. I sintomi più comuni includono:

  • Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno
  • Marcata diminuzione di interesse o piacere nelle attività
  • Cambiamenti significativi nel peso o nell’appetito
  • Insonnia o ipersonnia
  • Agitazione o rallentamento psicomotorio
  • Fatica persistente o mancanza di energia
  • Sentimenti di autosvalutazione o colpa
  • Difficoltà di concentrazione o indecisione
  • Pensieri ricorrenti di morte o ideazione suicidaria

Per poter parlare di un episodio depressivo, i sintomi devono causare una compromissione significativa nella vita quotidiana e non essere attribuibili ad altre condizioni mediche o all’uso di sostanze.


La depressione si sente anche nel corpo

La depressione non è solo mentale: si manifesta anche fisicamente.
Il corpo può sembrare “congelato” e ” bloccato”.
A volte il disagio emerge attraverso sintomi fisici come: disturbi del sonno, mal di testa, vertigini, crampi addominali, dolori muscolari, tensioni cervicali, disturbi digestivi, affaticamento persistente.


Il circolo vizioso della depressione

La depressione si alimenta da sola. La stanchezza e l’assenza di energia portano a ridurre le attività quotidiane, diminuendo la motivazione e aumentando la sensazione di inutilità e fallimento.
I pensieri negativi sul passato, sul senso di colpa o sulle occasioni perse rinforzano l’idea di non valere abbastanza. Tutto questo contribuisce a peggiorare l’umore e a bloccare ogni tentativo di cambiamento.
È facile ritrovarsi intrappolati in schemi di pensiero fatti di autoaccuse, svalutazione e percezione costante di fallimento.

I temi più ricorrenti nella depressione riguardano la perdita, il fallimento, il rifiuto e la sensazione di indegnità. Quando si inizia a stare meglio, si riducono i pensieri negativi e torna una visione più equilibrata di sé, degli altri e del mondo.


Come posso aiutarti

Nel nostro percorso inizieremo con la comprensione approfondita del problema: quando è nato, come si manifesta, cosa lo mantiene attivo nella tua quotidianità. Esploreremo i sintomi, i pensieri ricorrenti, i comportamenti associati e il contesto di vita.

Stabiliremo obiettivi condivisi e realistici. Ti aiuterò a comprendere il funzionamento della depressione e il circolo vizioso in cui si è inserita, per imparare a riconoscerlo e spezzarlo.

Lavoreremo sui pensieri disfunzionali e ti guiderò gradualmente verso la riattivazione comportamentale, reinserendo attività che ti davano piacere e che oggi sembrano lontane.

Identificheremo insieme i fattori di vulnerabilità per costruire strumenti di prevenzione delle ricadute.

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