Molti di noi tendono ogni giorno ad avere la testa affollata di pensieri, immagini, ricordi, valutazioni inerenti scene passate o future. Spesso questi film che percorrono la nostra mente sono legati ad emozioni dolorose o ansiogene e limitano la capacità di vivere momento per momento la nostra vita. | Esempi di ciò che tendiamo a fare continuamente nella nostra mente
Qualunque sia lo scenario , quando abbiamo una scarsa autostima accompagnata da ansia o da depressione, spesso affolliamo la nostra mente di scenari negativi che non fanno altro che abbassare ancora di più la nostra autostima con relative sensazioni di fallimento . | Cosa si può fare? Possiamo imparare a sviluppare la consapevolezza di come e quando utilizziamo queste modalità di pensiero/immaginazione e comprendere se ciò è utile (ci motiva) o dannoso per noi e sviluppare poi delle competenze e strategie per fermare i nostri film attraverso un percorso di conoscenza di sè. Scegliere VIVERE NEL PRESENTE invece che nel passato o nel futuro.| Quando ti trovi a preoccuparti del futuro, o a pensare al passato, ricorda a te stesso che entrambi non esistono in questo momento. Il passato è lontano. Il futuro non è ancora qui e ciò che immaginiamo potrebbe non accadere mai. Impariamo ad accettare la vita come è adesso, non come doveva essere. Se vuoi cambiare la tua vita, l'unico posto per farlo è nel presente. | Il segreto della salute fisica e mentale non sta nel lamentarsi del passato, né del preoccuparsi del futuro, ma nel vivere il momento presente con saggezza e serietà. La vita può avere luogo solo nel momento presente. Se lo perdiamo, perdiamo la vita. L'amore nel passato è solo memoria. Quello nel futuro è fantasia. Solo qui e ora possiamo amare veramente. Quando ti prendi cura di questo momento, ti prendi cura di tutto il tempo. Buddha Siddhārtha Gautama
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Oggi parleremo di Depressione e lo faremo cercando di farci aiutare da un cortometraggio che riesce bene a sintetizzare i sintomi che sono presenti in questa problematica psicologica. Il protagonista del video, un giovane trombettista, appare felice e la vita sembra sorridergli. Poi il rifiuto della donna amata lo porta a cadere in depressione, niente per lui sembra avere più senso. Questo punto è molto importante, perchè ci fa comprendere che la depressione può colpire chiunque, anche persone che fino a quel momento erano state mediamente serene. Chi soffre di depressione presenta una marcata tristezza quotidiana e non prova più piacere per le attività che prima gli interessavano, come la tromba per il protagonista della nostra storia. Il nostro musicista, come chi soffre di depressione, si sente giù d'umore per la maggior parte del tempo, i pensieri sono negativi e proiettati sulla perdita, in questo caso di quello che sembrava essere per lui un grande amore. Ciò fa si che il nostro protagonista non riesca più a godere di niente, nulla a più senso e la vita si fa più sregolata. Non riesce a concentrarsi e ad essere motivato nel lavoro. L'umore nero (rappresentato dal piccolo animaletto) si attacca a lui ogni giorno di più senza mai lasciarlo e facendosi sempre più grande. Il nostro musicista non vuole sbarazzarsi dell'anello che simboleggia l'accettazione della perdita e lasciare andare ciò che ancora lo tiene legato con un minuscolo filo a ciò che è stato. Nel buio più totale , dopo aver lasciato andare i ricordi ed aver elaborato il lutto, riprova a rialzarsi, ritornando a suonare la tromba, si riattiva cercando di riprendere in mano la direzione della propria vita e, con il tempo, tutto torna a riprendere colore, la voglia di vivere si riaffaccia alla porta e piano piano l'animaletto nero torna a farsi più piccolo, fino a scomparire. Questo video illustra alcuni dei sintomi presenti nella depressione e può aiutarci ad imparare a identificarli per poter richiedere un intervento tempestivo da parte di un professionista psicologo per far si che "il nostro animaletto nero" non rimanga con noi per troppo tempo. La depressione è un disturbo psicologico serio, che se non curato diventa più forte. Molte persone tendono a sottovalutarlo e a scambiarlo per un momento di tristezza passeggero. Riassumiamo i sintomi che possono esserci e che devono farvi scattare il campanello di allarme. Per fare una diagnosi di episodio depressivo devono essere presenti almeno cinque dei seguenti sintomi per almeno due settimane e devono rappresentare un cambiamento rispetto al precedente livello di funzionamento; almeno uno dei sintomi è costituito da 1) umore depresso o 2) perdita di interesse o piacere.
Con "effetto spettatore" si intende descrivere il fenomeno sociale per cui si hanno meno probabilità di ricevere aiuto/ assistenza quando sono presenti più persone in un' emergenza. Oggi vi parlerò di questo tema, credo estremamente attuale, verificandosi situazioni simili nella quotidianità a cui difficilmente riusciamo a darci una spiegazione sul perchè cose così terribili possano accadere. Questa dell'"effetto spettatore" è un 'ipotesi, che però vale la pena approfondire. Vediamo insieme questo video. L'effetto spettatore non vuole portare alla luce la mancanza di empatia e di altruismo dei passanti, che in realtà mostrano segni di ansia, sofferenza e preoccupazione .
Lo studio di questo fenomeno iniziò nel 1963 quando una giovane donna Kitty Genovese fu uccisa in un quartiere di New York. Trentanove testimoni hanno ammesso di aver assistito all'omicidio dai loro appartamenti , ma nessuno intervenne ne segnalò alla polizia ciò che stava accadendo. Questi testimoni hanno certamente avuto molte opportunità di chiamare la polizia - la lite violenta è durata all'incirca tra 30 e 40 minuti- ma nessuno lo fece. Nei giorni successivi tutti si chiedevano il perchè di ciò. Gli analisti e i commentatori tendevano a concentrarsi su stereotipi individuando nelle persone del quartiere disinteresse e indifferenza verso altri essere umani. Mentre gli psicologi sociali Bibb Latane e John Darley intanto iniziavano a studiare il fenomeno, ipotizzando che forse qualsiasi individuo in una circostanza simile avrebbe potuto esitare ad intervenire, che la consapevolezza che c'erano così tanti altri potenziali aiutanti, da inibire la volontà di ogni spettatore singolo di agire. Dopo l'omicidio di Kitty Genovese, l'effetto spettatore è stato osservato in altre dozzine di casi. Ad esempio, Il 7 novembre 2004,in California, una telecamera di sicurezza presso un parcheggio di un centro commerciale ha ripreso due uomini che hanno sequestrato una donna. La fotocamera inoltre ha ripreso le immagini di una decina di spettatori sparsi in tutta la scena e in varie fasi del sequestro. Nessuno di loro ha chiamato la polizia o ha aiutato la donna. L'elemento essenziale di un'analisi psicologica sociale del fenomeno si concentra sul : perchè gli individui in gruppo tendono a non aiutare o essere più lenti nella risposta rispetto alla condizione di essere soli? Ci sono tre motivi, secondo gli studiosi, per cui la presenza di altre persone inibisce l'aiuto. Ognuno di questi motivi si rafforza con l'aumento del numero di individui presenti.
Il metodo accettato ma non sperimentato per contrastare l'effetto è per le vittime specificare le richieste di aiuto ("Tu in rosso chiama un'ambulanza") piuttosto che trasmettendo la richiesta a tutti. Essere specifici nel tipo di aiuto richiesto e mirando a un individuo specifico fa si che la situazione sia chiaramente letta come un'emergenza, e ciò aiuterà ad eliminare molte delle ambiguità . La claustrofobia è un disturbo d'ansia che si manifesta quando ci si trova in spazi chiusi o confinati che portano a sperimentare una sensazione di oppressione e mancanza di libertà di movimento. Una persona che soffre di claustrofobia potrebbe aver paura che in specifiche situazioni possa sopraggiungere un attacco di panico e, essendo luoghi confinati, non ci possa essere possibilità di fuggire o di chiedere aiuto. Se una persona che soffre di claustrofobia e si trova improvvisamente in uno spazio chiuso, può manifestare i seguenti sintomi:
Trattamento cognitivo-comportamentale della Claustrofobia I terapeuti possono aiutare le persone che soffrono di claustrofobia a sviluppare competenze per gestire la loro paura. Ciò implica la comprensione e la regolazione di pensieri e credenze che contribuiscono a creare l'ansia. La terapia cognitivo-comportamentale è un approccio in cui la persona è incoraggiata a confrontarsi e cambiare i pensieri e gli atteggiamenti specifici che conducono a sentimenti di paura. Oggi parleremo dell' incertezza e della difficoltà di alcune persone a tollerare di stare in questo stato. Nei quotidiani, ogni giorno, leggiamo notizie terribili: attentati terroristici, femminicidi, incidenti stradali, malattie. Nonostante ciò, la nostra vita continua a scorrere nella sua normalità. Guidiamo la macchina, andiamo al lavoro, torniamo a casa dalla nostra famiglia. Ma per alcune persone ciò non avviene e l'incertezza che qualcosa di brutto possa accadere da un momento all'altro è intollerabile e porta a modificare la propria vita. Vediamo come. Alcune persone vorrebbero un mondo perfettamente sicuro, per loro e per le proprie famiglie, ma purtroppo oggi è difficile che questo sogno possa avverarsi, essendo la quotidianità piena di minacce difficili da controllare. Anche se non ci pensiamo, i pericoli sono intorno a noi e le persone che hanno difficoltà a tollerare l'incertezza sono spesso attanagliate da tutta una serie di pensieri . Alcuni esempi:
Anche se questi pensieri possono essere spaventosi per tutti, la maggior parte di noi tende a non ascoltarli o ad accettare il rischio insito. Il nostro cervello spesso filtra queste possibilità attribuendogli un basso significato e ciò fa si che si perdano nel flusso dei nostri pensieri. Questo processo è generalmente automatizzato e può verificarsi in modo rapido tale da non farci rendere consapevoli di ciò che stiamo pensando. Questo non significa che se siamo inconsapevoli non potrebbe esserci la possibilità che ciò accada lo stesso. Ma come mai diventiamo attenti a questi segnali? In alcuni casi ciò può avvenire dopo un evento particolare. Per esempio.Se siamo stati recentemente coinvolti in un incidente stradale, sarà più facile percepire segnali di pericolo quando guidiamo. La memoria recente dell'incidente è fresca, ed è strettamente associata a segnali legati alla guida. Stimoli precedentemente neutrali (ad es. cambio corsie, strade interrotte) produrranno dal momento dell'incidente, ansia. La paura e l'ansia possono portare a comportamenti di evitamento o rituali per neutralizzare le potenziali minacce, accrescendo ancora di più l'incertezza stessa e producendo una possibile cronicizzazione del problema. Ogni qualvolta si mette in atto un'azione preventiva per evitare una possibile minaccia il sistema di rilevazione diventerà sempre più sensibile e pronto a coglierle, anche in assenza di reale pericolo. Nel trattamento della problematica è importante mostrare alla persona che può tollerare l'incertezza, accettando la possibilità di non essere mai totalmente al sicuro. "Solo perché non stai pensando a un pericolo potenziale non significa che non accadrà. Allo stesso modo, solo perché si sta pensando ad un possibile pericolo non significa che accadrà". L'incertezza e il dubbio possono riguardare vari ambiti di vita che possono essere diversi da persona a persona in base a ciò che è importante per l'individuo: la sicurezza della propria persona, la sicurezza delle persone che amiamo , questioni morali ecc. Solitamente questa problematica si riscontra all'interno del D. Ossessivo-Compulsivo che porta la persona a evitare ogni tipo di rischio finendo anche per abbandonare le cose che si amano . I pensieri ossessivi possono portare genitori a passare meno tempo con i propri figli perchè i pensieri suggeriscono che così saranno più al sicuro, studenti possono isolarsi e rinunciare a tante cose a causa dei loro pensieri. L'evitamento non è la risposta per la risoluzione della problematica, per cui si consiglia un percorso psicoterapeutico. Oggi parleremo di un timore ossessivo che si concentra sul dubbio di aver investito accidentalmente un pedone durante la guida o aver causato un incidente. Le persone con questa problematica cercano di risolvere il dubbio attraverso il controllo, per esempio ripercorrendo le strade più volte per essere sicuri che non ci siano incidenti. Altri rituali che spesso si osservano sono:
Rituali mentali .
Alcuni evitamenti
Ma cosa c'è dietro questo dubbio? La paura ultima solitamente è quella di aver causato un danno a qualcuno non ritenendo possibile immaginare di vivere il resto della loro vita con questa colpa. Il trattamento considerato efficace per il DOC è la terapia cogntivo-comportamentale. L'amore ha tanti volti e modi diversi di esprimersi, alcuni riflettono la presenza di un legame sicuro con il proprio partner e una risoluzione di possibili problematiche relazionali precedenti, altri di un amore contorto e doloroso. Vediamone insieme alcune situazioni che possono portare a sofferenza .
Un percorso psicologico può essere d'aiuto per far si che la persona a diventi consapevole degli schemi che ripropone all'interno delle relazione, il perchè li ripropone e essere aiutati nell'interrompere il copione che continuamente viene messo in atto. La paura di parlare al telefono è una fobia molto diffusa che può risultare invalidante socialmente sopratutto oggi che il telefono è entrato quotidianamente nelle nostre vite. Alcuni studi hanno visto che la paura di parlare al telefono, per alcune persone, è maggiore anche rispetto alla paura di parlare in pubblico. Solitamente questa fobia rientra tra i disturbi d'ansia sociale, dove in questo caso il dover utilizzare il telefono, attiva pensieri negativi che paralizzano la persona. Vediamo insieme alcuni di questi pensieri: -"probabilmente la telefonata andrà male" - " potrei sbagliarmi" - "balbetterò o potrei avere una voce tremolante" - "farò scena muta" - "non riuscirò a spiegarmi" In tutti questi pensieri la paura ultima è spesso quella di fare una figuraccia e essere giudicato male dagli altri. Solitamente la paura del telefono , almeno inizialmente, non colpisce il parlare al telefono con le persone familiari con cui si prova meno ansia. Ma perchè è più difficile parlare al telefono che vis à vis? Probabilmente perchè al telefono viene percepita solo la voce e l'attenzione dell'ascoltare è su quello che viene detto, e ciò rende più facile pensare che l'altro si possa maggiormente focalizzare sui possibili errori e notare le incertezze. Questi pensieri alimentano un circolo vizioso che porta un aumento dell'ansia e dei sintomi fisici correlati a questa emozione come : la sudorazione, l'aumento del battito cardiaco, il tremore della voce e la sensazione di mente vuota. Il disagio può diventare talmente grande da portare ad evitare di rispondere al telefono o chiamare, preferendo utilizzare per comunicare e-mail o sms. La terapia cognitivo comportamentale attraverso tecniche come l'esposizione, la ristrutturazione cognitiva, tecniche di rilassamento può aiutare la persona a sentire la minaccia, che risiede dietro alla telefonata, meno grave e arrivare a tollerare se ogni tanto una telefonata non va come ci si aspettava. Attraverso tecniche espositive si può iniziare gradualmente a riprendere confidenza con il telefono riducendo così gli evitamenti. E' per questo importante nNon esitate a chiedere aiuto in caso di necessità. "Non sono mai andato a cena fuori , mi piacerebbe molto esserne in grado, ma odio la sensazione che mi prende e il non poter fuggire" Oggi parleremo di una paura molto diffusa, quella di mangiare davanti agli altri. Immaginiamo le conseguenze che ci possono essere nella vita di una persona con questa paura: il lavoro e le relazioni sociali possono subire enormi limitazioni . Davanti a questo disagio le persone possono cercare di resistere e stare nell'ansia per tutto il pasto, oppure evitare del tutto. L' evitamento, come abbiamo spesso detto, crea un circolo vizioso che porta a mantenere il disagio rendendo sempre più difficile mangiare e bere di fronte agli altri. Inoltre l'evitamento porta a ritrovarsi spesso a mangiare da soli, declinando gli inviti, con enormi conseguenze per la propria vita sociale e per il proprio umore. Ma che cos'è che porta ad avere questa paura? La paura di mangiare e bere di fronte agli altri può essere innescata da una grande varietà di situazioni:
Spesso la paura di mangiare si intensifica in proporzione quanto sia complicato mangiare un determinato cibo. Per esempio gli alimenti che richiedono il cucchiaio come insalate, zuppe sono di solito più ansiogeni per il rischio di sbrodolarsi. Oppure gli spaghetti a causa della difficoltà nel riuscire a raccoglierli nella forchetta. Per quanto riguarda le bevande solitamente le più ansiogene sono quelle che possono macchiare per esempio il caffè o il vino. Ma quali sono i timori? Vediamoli insieme:
La ricerca sull' ansia sociale ha visto che alla base di tutti questi timori c'è la paura di fare una figuraccia e di essere valutati negativamente dagli altri. TRATTAMENTO La terapia cogntivo-compotamentale prevede l'individuazione dei pensieri automatici negativi e la sostituzione di questi pensieri con modelli di pensiero più razionali. Unita all'esposizione alle situazioni ansiogene. |
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