Il terrore notturno, noto anche come Pavor Nocturnus, è un disturbo specifico del sonno tipico dell’età pediatrica ma che è possibile riscontrare anche negli adulti.
L’esordio oscilla tra i tre e i dieci anni. Si può descrivere come un risveglio parziale dal sonno profondo accompagnato da grida, pallore, agitazione, sudorazione, accelerazione battito cardiaco e del respiro. Gli episodi, si verificano di solito nella prima parte della notte e la durata dell’episodio va dai 30 secondi ai 5 minuti. Sono diversi i fattori precipitanti che influenzano il disturbo, come per esempio: asma notturna, reflusso gastroesofageo, apnee e deprivazione di sonno e avere familiari che hanno o soffrono di parasonnie. Segni e sintomi del terrore notturno
In età adulta, il terrore notturno potrebbe essere collegato ad un Disturbo Post-traumatico da Stress e a disturbi d'ansia. Diagnosi La diagnosi viene fatta utilizzando la polisonnografia per escludere altre possibili cause del problema e basandosi sulla storia clinica della persona. I terrori notturni devono essere distinti da:
Gestione del disturbo Generalmente l'andamento del disturbo è benigno e la remissione è spontanea. Alcuni consigli:
La terapia cognitiva comportamentale consiste nella somministrazione di un protocollo di risvegli notturni programmati, il bambino/adulto viene svegliato prima che si verifichi l'episodio, in questo modo si alterano i cicli del sonno e si modificano i pattern elettrofisiologico che sottende il disturbo.
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Che cosa s’intende per timore di contaminazione? Rachman (2004) ha definito il timore di contaminazione come un’intensa e persistente sensazione di essere stato contaminato, infettato o messo in pericolo da un contatto, diretto o indiretto, con una persona, un luogo o un oggetto percepito sporco, impuro, infetto o dannoso. Il timore di contaminazione può essere divisa in due tipologie:
Ad esempio, un paziente, ha iniziato sentirsi internamente sporco dopo aver scoperto che il marito le era stato infedele. La donna si sentiva sporca e si lavava le mani ogni volta che toccava qualcosa di suo marito o dopo aver parlato al telefono con lui. Un altro esempio è quello di Stefano che aveva sperimentato una grave contaminazione mentale innescata da immagini intrusive con paura di far del male agli altri. Il degrado, l'umiliazione, la critica dolorosa, e il tradimento attivavano la contaminazione. La contaminazione mentale ha anche un certo numero di qualità distintive:
Le compulsioni e gli evitamenti Le compulsioni possono essere rituali eseguiti per neutralizzare gli agenti inquinanti mentali. Gli evitamenti riguardano le persone, i luoghi, i ricordi, le parole o le immagini che possono portare contaminazione mentale. A volte c'è l'impossibilità di nominare ciò che si evita perchè nominandole ci si può contaminare. Le cause E' difficile attribuire le cause ad un unico fattore. La ricerca parla dell'influenza di diversi fattori come la storia di vita, predisposizioni genetiche e le credenze distorte. Nel caso della contaminazione mentale alcuni pensieri intrusivi possono derivare dalla memoria di atto immorale, di un maltrattamento fisico o psicologico, dal sentirsi criticati e offesi. Circa il 30% delle persone con depressione ha esperienza di fibromialgia, ansia, o qualche forma di disturbi dell'umore. I ricercatori non hanno ancora stabilito se la fibromialgia provochi in realtà queste condizioni o viceversa, ma ciò che è chiaro è che, quando lo stato mentale bacilla, il dolore fisico diventa più forte. È per questo che il medico può consigliare una visita con uno psicologo o uno psichiatra. I sintomi della fibromialgia sono vari e spesso hanno un grosso impatto nella vita, in modi che trascendono il dolore fisico. Vediamo i sintomi che maggiormente sono presenti in chi soffre di fibromialgia.
Epidiemologia Sembra che la prevalenza della fibromialgia aumenti con l’aumentare dell’età fino ai 79 anni, pur potendo colpire adolescenti e bambini. La fibromialgia sembra presentarsi maggiormente nel sesso femminile (rapporto maschi/femmine 1:9). Secondo Oliver e Silman traumi fisici, problematiche psico-sociali, fattori genetici e raziali possano essere elementi condizionanti la comparsa e l’espressione della fibromialgia. Da alcuni studi emergerebbe inoltre che l' insorgenza può essere ricondotta nel 60% dei casi a cause emozionali (40% fisiche) e che le stesse cause emozionali sono nel 94,2% motivo stesso delle riacutizzazioni (5,8% cause fisiche ed ambientali).. Psicoterapia per la fibromialgia Fra le tante emozioni che la persona con fibromialgia vive figurano tristezza, rabbia (”perché proprio a me” “cosa ho fatto per meritarmi questo”, " perchè devo soffrire così tanto"), la vergogna, il senso di impotenza ed una tendenza all’isolamento, che porta ad accrescere l'abbassamento d'umore. La terapia psicologica può essere solo una parte del piano di trattamento della fibromialgia che deve essere affiancata da farmaci e esercizio fisico. Per quanto riguarda la parte farmacologica, gli antidepressivi e farmaci che modificano la serotonina e la noradrenalina nel cervello sembrano fornire un sollievo nella fibromialgia. Mentre per quanto riguarda la psicoterapia, la terapia cognitivo-comportamentale sembra essere di aiuto per chi si trova in questa condizione. La terapia cognitivo comportamentale (CBT) supporta e motiva la persona, cerca di modificare il pensiero pessimistico promuovendo nuove modalità di fronteggiare in maniera efficace e positiva sintomi quali dolore, fatica e disturbi del sonno. Cos'è l’odontofobia e come si manifesta? L' odontofobia o fobia per il dentista è un disturbo vero e proprio che è stato riconosciuto ufficialmente anche dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità. Secondo recenti stime (Dental Health Survey, Regno Unito) circa una persona adulta su dieci soffrirebbe di questo disturbo. La fobia per il dentista la troviamo all'interno delle fobie specifiche e è caratterizzata da un’intensa paura che ha come oggetto il dentista e tutto ciò che richiama lo studio del professionista (il trapano, l'ago, il rumore degli attrezzi ecc...). La persona, anche se consapevole dell’irrazionalità della paura, non può fare a meno di provarla, e a presentare sintomi somatici quali tachicardia, sudorazione, senso di soffocamento, tremore, sensazione di svenimento. Di solito la persona che soffe di Odontofobia mette in atto i seguenti comportamenti, nel tentativo di ridurre l'ansia ma che però non fanno altro che alimentare ancora di più la paura:
COSA FARE?
La parola emetofobia indica la paura eccessiva e irrazionale di vomitare. L'emetofobia può presentarsi sotto forma di una fobia specifica oppure come un sintomo di un disturbo ossessivo compulsivo o di un disturbo d' ansia sociale o di agorafobia. La paura di vomitare può colpire individui di tutte le età. La paura di vomitare può svilupparsi nell'infanzia senza un episodio particolare associato, o può svilupparsi a seguito di una esperienza traumatica di vomito. Emetofobia nei bambini e adolescenti Le conseguenze associate con la paura di vomitare Nei bambini, l'emetofobia può portare al rifiuto della scuola, ad un minore rendimento scolastico e ad un evitamento delle situazioni sociali. Se il bambino o l' adolescente ha paura di avere la nausea o di vomitare, potrebbe evitare feste di compleanno e cene fuori con un grosso impatto nei rapporti sociali. L'emetofobia negli adulti Le conseguenze associate con la paura di vomitare Gli adulti affetti da emetofobia possono fare più assenze dal lavoro, evitare di viaggiare, ridurre le uscite e i rapporti sociali. Le donne con la paura di vomitare, possono sperimentare estrema angoscia al pensiero di rimanere incinta. Chiaramente, ciò può influenzare profondamente la propria vita. Tentativi di soluzione del problema 1)cercare di ridurre la possibilità di ammalarsi o di vomitare, 2) comportamenti di controllo per rilevare i primi segni di una possibile malattia 3) evitare situazioni in cui se si vomitasse potrebbe essere imbarazzante 4)evitare luoghi dove potrebbero esserci persone che potrebbero vomitare Evitamenti messi in atto da chi soffre di emetofobia
Comportamenti messi in atto
Per esempio:
L’approccio cognitivo comportamentale si rivela particolarmente efficace nel trattamento dei disturbi d’ansia, è altrettanto valido per questa specifica condizione. L'anginofobia è una fobia caratterizzata dal timore di soffocare nell'atto di deglutire. La paura è persistente e accompagnata dalla sensazione di soffocamento che provoca angoscia e influisce negativamente sulla qualità della vita. La paura può sopraggiungere durante i pasti, dove ogni alimento viene visto come un potenziale pericolo, ciò può portare a ridurre l'alimentazione evitando ogni cibo solido e in alcuni casi anche i liquidi. L'anginofobia può presentarsi anche non legata al cibo ma all'atto di deglutire la saliva per esempio quando si parla o si canta. Prima di parlare di angionofobia naturalmente bisogna escludere problematiche sul piano medico effettuando visite specialistiche. Quali sono le cause? Molte fobie specifiche possono essere ricondotte a un evento scatenante, di solito avvenuto in età precoce, per esempio aver rischiato di soffocarsi con il cibo e aver visto qualcuno che stava per soffocare. Altre, hanno cause più complesse che non sono del tutto note. Si ritiene che l'ereditarietà, la genetica, e la chimica del cervello si combinino con le esperienze di vita svolgendo un ruolo nello sviluppo delle fobie. Quali sono i sintomi? I sintomi variano da persona a persona. Alcuni di questi possono essere: mancanza di respiro, respiro affannoso, battito cardiaco irregolare, sudorazione, nausea, secchezza delle fauci, incapacità di articolare parole o frasi e dolore al petto. Tentate soluzioni che spesso le persone con questa fobia mettono in atto per ridurre il problema
Anginofobia e Vergogna Alcune volte possiamo trovare oltre la paura, l'emozione della vergogna causata dalla tosse e dall'immaginarsi la situazione di soffocamento davanti agli altri. Angionofobia e disgusto Alcune persone possono aver paura di deglutire la saliva perché ritengono ciò disgustoso e / o pericoloso. Nelle situazioni più complesse è consigliabile chiedere l'aiuto di uno psicoterapeuta. Le ossessioni sono immagini o pensieri, persistenti e indesiderati, spesso incontrollabili, che possono riguardare diverse situazioni, persone o oggetti. I pensieri indesiderati a volte si travestono da verità, possono avere un aspetto pericoloso e provare ad ingannarci ma sotto quella maschera rimangono solamente pensieri che spesso non corrispondono alla realtà. I pensieri come maschere di Halloween E' quasi Halloween e bambini in tutto il paese stanno cercando all'interno degli armadi e dei negozi il costume perfetto. Halloween è la notte dell'anno in cui ci diamo il permesso di interpretare un personaggio di paura e fantastico e di agire in modo strano senza aver paura della disapprovazione degli altri. Ma cosa accadrebbe se i nostri figli rimanessero bloccati in quelle maschere? I bambini sotto il make-up sarebbero ancora i nostri figli anche se il loro aspetto risulterebbe alterato. In un primo momento proveremmo paura, rabbia e confusione. Tuttavia, con il tempo, inizieremmo a diffidare dei nostri sensi con la consapevolezza che sotto ogni maschera di paura c' è semplicemente un bambino. Nonostante le apparenze, non ci sarebbe pericolo. Nel nostro cuore potremmo desideare che le cose tornino come prima ma non ci resterebbe che accettare questo nuovo mondo. I pensieri come maschere di Halloween Spaventosi e indesiderati pensieri possono mascherarsi come verità. Questi pensieri, anche se possono avere un l'aspetto di pericolo, ci ingannano. Nel mondo reale nella notte di Halloween, sotto ogni maschera o volto dipinto c'è un sorriso. Così sotto ogni pensiero spaventoso c' è semplicemente una valutazione, una interpretazione di una persona che può essere giusta o sbagliata. Bibliografia Steven J. Seay, Ph.DScary Thoughts as Costumes: The Illusion of Danger Una delle domande che spesso pongo alle persone che mi chiedono aiuto è "come dormi"? Questa informazione è importante per due motivi.
Tutti abbiamo bisogno di dormire e ogni persona necessita di più o meno ore di sonno. La maggior parte delle persone di colloca intorno alle 7-8 ore. Alcuni studiosi hanno osservato che l'insorgenza e il mantenimento del disturbo da insonnia possa essere influenzato dai seguenti fattori:
In molti casi, sembrano essere presenti dei pensieri spiacevoli e delle paure nel pre-addormentamento. Queste preoccupazioni attivano il corpo inducendo uno stato ansioso (aumento del battito cardiaco, sensazione di attivazione) che porta a sua volta a dirigere l'attenzione sul monitorare le sensazioni fisiche presenti e gli stimoli ambientali esterni che minacciano il sonno. In questo modo sarà più facile percepirli e focalizzarsi su di loro con la conseguenza di non riuscire a dormire. La terapia cognitivo-comportamentale mira a modificare le cattive abitudini legate al sonno, correggere le credenze distorte e interrompere i comportamenti che mantengono il problema, insegnando tecniche di rilassamento. Gli effetti della mancanza di sonno sulla psiche. Chiunque abbia figli sa fin troppo bene come la privazione del sonno influenza la capacità di funzionare nel corso di tutta la giornata. Vediamo insieme gli effetti della mancanza di sonno.
Mentre si dorme, il cervello riordina, integra tutto ciò che è successo durante il giorno, dormendo poco questi processi si riducono, e la capacità di apprendimento e di consolidare il ricordo si riduce. Si è visto che la mancanza di sonno può portare anche ad un danneggiamento delle cellule cerebrali. Gli esseri umani hanno bisogno di sufficiente sonno, come hanno bisogno di ossigeno, cibo e acqua per sopravvivere. Quindi, se si soffre di insonnia, è necessario prendere dei provvedimenti al più presto. E se avessi un attacco di panico mentre sto guidando? Dove potrei fermarmi? A volte il panico può essere associato ad una condizione psicologica che prende il nome di agorafobia. L'agorafobia è la paura di avere un attacco di panico in alcuni luoghi o in alcune situazioni dove sarebbe difficile allontanarsi o chiedere aiuto se dovesse sopraggiungere un attacco di panico. Vediamo insieme alcuni luoghi che spesso vengono evitati per questo timore:
Alcune ricerche hanno visto che le persone con agorafobia hanno difficoltà a stare lontane dalle persone e dai loghi familiari, sono sensibili negli spazi aperti e nelle situazioni chiuse (per situazioni chiusi si intendono sia relazioni strette che luoghi chiusi che limitano la libertà). Vediamo cosa succede quando la situazione agorafobica che viene evitata riguarda o il guidare o il viaggiare in macchina come passeggero.
L'evitamento della guida avviene a volte dopo un attacco di panico avvenuto in macchina in cui si ha la sensazione di aver potuto creare un incidente, perdere il controllo e fare del male a se stessi e agli altri. “se non guido evito di avere l'attacco di panico e quindi di mettere a repentaglio la mia vita e quella degli altri”. L'evitamento riduce nel breve tempo l’ansia facendo sentire la persona più tranquilla, ma i costi da pagare diventano alti nel lungo periodo in termini di qualità della vita e della propria autostima. L'autonomia della persone si riduce e si diventerà sempre più dipendenti dagli altri. Tutto questo crea un ulteriore problema costituito dalle le valutazioni negative che le persone fanno a se stesse per il fatto di avere questo problema. Per esempio: "non riuscirò più a guidare", "sono un peso per gli altri", " sto rovinando la mia vita e quella degli altri", "sono debole, incapace, stupido, difettoso " . Tutti questi pensieri rivolti a se stessi possono portare depressione, scarsa autostima e ansia generalizzata e influenzare ogni ambito della vita, da quello lavorativo a quello sociale. Evitando di guidare l'ipotesi iniziale "avrò un attacco di panico e perderò il controllo della macchina" non può essere smentita e il problema si mantiene nel tempo. L'elemento essenziale nella terapia cognitivo- comportamentale è l'esposizione graduata alle situazioni temute dopo aver fornito alla persona delle strategie per riuscire a gestire la possibilità che l'attacco di panico sopraggiunga . Molte persone con questo problema non hanno mai avuto un vero incidente in macchina ma si sono sentite molte volte come se stessero per farlo. E ricordano il guidare la macchina come tanti "quasi incidenti". L'esposizione permette alla persona di confrontarsi con la minaccia e metterla in discussione finchè non si arriva alla consapevolezza che il controllo della vettura non si può perdere con il panico e riacquistando così la sicurezza perduta. Di solito ciò avviene per gradi, iniziando da una strada privata, per poi passare al quartiere e infine in autostrada. Immaginate di camminare in una strada solitaria. È il tramonto. Le luci della strada non sono state ancora accese. Il rumore del traffico si sente provenire solo da distante. Improvvisamente, tre giovani escono da dietro una veranda e iniziano a camminare in silenzio dietro di voi, sempre più vicini. Hanno nelle mani delle mazze da baseball. Immaginate come il vostro corpo possa reagire in questa situazione. Il respiro può farsi più profondo, i muscoli diventano tesi, la frequenza cardiaca e la pressione aumentano, la bocca diventa asciutta, le pupille di dilatano. Tutto il tuo corpo si sta preparando per una lotta o per una fuga. Un medico che appare improvvisamente al vostro fianco con uno stetoscopio si accorge immediatamente di tutte le risposte fisiologiche attivate. Immaginatevi nella scena, secondo voi sareste consapevoli di tutti i vari cambiamenti che avvengono nel vostro corpo? o nella situazione di pericolo l'attenzione sarà focalizzata sulla minaccia? Se vi trovaste a vivere una situazione di pericolo nella realtà probabilmente la vostra attenzione sarà focalizzata sulla minaccia, cercando di tenere sotto controllo, in questo caso i tre giovani. Ci si starà guardando intorno disperatamente cercando un modo per scappare, senza fare caso alle sensazioni corporee. L'attivazione che si crea può permettere di notare un portone aperto dove rifugiarsi e fuggire dal pericolo. Questo episodio ha causato una forte paura ma non è un attacco di panico. Vediamo perchè. Nell' attacco di panico solitamente non vi è alcuna minaccia evidente. L'attacco può avvenire mentre si è tranquillamente seduti in un ristorante o in macchina. L' attivazione fisica è la stessa, ma la minaccia percepita è diversa. Nel disturbo di panico l'attenzione non è focalizzata sull'esterno ma sull'interno (sui sintomi fisici e sui pensieri). Alcune persone che soffrono di disturbo di panico si focalizzano principalmente sul loro frequenza cardiaca, che sembra andare sempre più veloce e la paura è quella di poter avere un attacco di cuore. Altri sentono di non avere abbastanza fiato e vanno iperventilazione. Poiché non vi è alcuna minaccia esterna, non c'è modo di scappare. La paura è spesso quella di perdere il controllo di se stessi e fare qualcosa di imbarazzante o pericoloso, come urlare o cadere a terra. Riassumendo:
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Abril 2020
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