Mentre era intendo nell'esecuzione dei suoi quotidiani esercizi, un anziano fu interrotto da un cagnolino. Immediatamente il suo viso assunse un'espressione irritata, e si diresse verso l'animale, inizialmente cercò di allontanarlo lanciandogli lontano la pallina ma ciò non funzionò e spinto dall'istinto di liberarsi da quell'ospite indesiderato, l'anziano lanciò la pallina nel vuoto e il cagnolino per inseguirla cadde anche lui giù dalle mura del palazzo. L'anziano iniziò a sentirsi in colpa per ciò che aveva fatto e andò alla ricerca dell'animale. Lo vide privo di sensi su una roccia e lo portò con sè. Dopo un pò di tempo il cane si riprese e l'anziano ne fu felice. Il volto dell'anziano si illuminò e ora la sua quotidianità si era arricchita di un nuovo amico. Quando siamo presi dai nostri impegni e dalla nostra routine tendiamo ad agire in automatico, siamo tutt'uno con il nostro lavoro, con le nostre preoccupazioni da non accorgerci di ciò che abbiamo davanti tanto da non gioire di ciò che di positivo accade nel nostro presente, quelle novità e quello svago che una mente troppo "fusa" può interpretate come inopportune e fastidiose. Nel tentavo di scacciare ogni distrazione possiamo anche arrivare ad allontanare qualcosa d'importante o a compiere atti di cui potremmo pentirci o trascurare cose e persone. Vivere nel presente, significa accogliere quello che ci offre, ponendo attenzione anche alle piccole cose, nel qui e ora.
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La paura è una delle emozioni primarie fondamentali per la sopravvivenza. Grazie a questa emozione, che porta a mettere in atto una reazione difensiva, l'uomo ha superato minacce ambientali e nemici, a volte affrontandole e a volte scappando e è riuscito a non estinguersi. Oggi questa emozione è spesso considerata come qualcosa di negativo, da eliminare, associata alla credenza erronea che " chi ha paura sia un debole", "che i veri uomini non hanno paura", o " che provare paura sia sbagliato". In questo breve video, diretto ed animato da Nata Metlukh, la paura è rappresentata da un piccolo animaletto nero. Un ragazzo nota che tutte le persone si portano a presso le proprie paure. A volte la paura, quando è forte, ci immobilizza e non ci permette di vivere a pieno la vita, magari porta ad evitare alcuni luoghi, a non mettersi in gioco, a non esporsi, boicottando tutti i nostri piani. Ma la paura, ci aiuta anche ad essere prudenti e a riflettere sulle nostre azioni, per esempio ci fa stare attenti quando attraversiamo la strada, quando guidiamo e ci prepara ad affrontare una certa situazione valutata pericolosa per la sopravvivenza, facendoci decidere in pochi secondi se fermarci, fuggire o attaccare. Ma la paura si può attivare anche davanti ad eventi neutri e innocui per la maggior parte delle persone, in modo continuo, portando a limitarci in alcune aree della nostra vita. Anche dietro a questa attivazione c'è un pericolo come "la paura di fare una figuraccia", "la paura di balbettare", "la paura di volare".. La paura ci avverte di un pericolo e ha sempre le sue ragioni per esserci e senza di essa non potremmo schierare le nostre difese. Il rumore delle lancette che quotidianamente scandisce la nostra vita, così ha inizio il cortometraggio di cui vi parlerò oggi, che si intitola " Qui e Ora". Ogni mattina ripetiamo automaticamente gli stessi gesti, senza consapevolezza: chiudiamo la sveglia che suona, andiamo in bagno, ci vestiamo, prepariamo la colazione e usciamo di casa, il tutto controllando l'orologio per essere sicuri di non essere in ritardo per il lavoro e poi... BUM qualcosa non va secondo i piani. Il protagonista del cortometraggio ha la possibilità di ritrovarsi di nuovo nella stessa situazione per cercare di modificare il finale e per fare ciò utilizza diversi metodi: 1) prova a guardare la situazione dall'esterno continuando però a ripetere lo stesso schema. 2)cerca di modificare gli eventi esterni, cercando di controllarli ma anche qui senza modificare il suo agire. Infine prova a modificare ciò che da origine al suo comportamento, il ticchettio dell'orologio che scandisce le sue giornate. E' allora che il protagonista si ritrova nel momento presente, realmente consapevole di ciò che gli sta accadendo e del momento che sta vivendo. Lasciando andare il tempo può concedersi di respirare la natura che gli è attorno e, l'incanto di un nuovo giorno, gli salva la vita. Quando il personaggio del corto animato rompe l’orologio non ferma davvero il tempo ma ferma la sua ossessione del tempo e ciò gli permette di vedere il mondo con occhi nuovi. Se ci pensiamo ciò non è altro che una similitudine con i nostri schemi che ci portano ad agire sempre nello stesso modo, in situazioni simili e a leggere il mondo sempre con gli stessi occhiali. Quello che fa il protagonista del video è quello che spesso facciamo noi, quando pensiamo che qualcosa possa modificarsi da sola senza modificare però niente del nostro agito e del nostro pensiero. Quando invece modifichiamo il nostro modo di pensare e di vedere le cose e si inizia a vivere nel presente, lasciando il controllo e lasciando che le cose vadano come devono andare, godendo del qui e ora, la bellezza della vita viene vissuta in tutte le sue sfumature e il finale può cambiare. Una storia per.. cercare di non lottare contro le sensazioni, i pensieri e le emozioni dolorose1/4/2017 Il Samurai e la moscaIn una giornata come tante altre, durante la meditazione quotidiana, una mosca inizia a infastidire la concentrazione di un Samurai. Ad un certo punto il Samurai afferra la spada e uccide la mosca, pensando così di liberarsi facilmente del problema. La mosca in pochi secondi cicatrizza le proprie ferite e torna in vita duplicata. Il samurai sempre più infastidito inizia a lottare contro le mosche, ma più ne uccide e più tornano in vita numerose, la situazione sembra essere senza una via d'uscita. La stanza, in breve tempo, viene invasa dalle mosche e il samurai comprende che questa lotta non gli sta portando a niente se non ad amplificare il suo fastidio e il suo dolore. Ad un certo punto, torna a meditare osservando il rumore delle mosche per quello che è, un suono, che la nostra mente collega al ronzio delle mosche e lo etichetta come fastidioso, ma che potrebbe essere qualsiasi cosa e comprende che non è così fastidioso da non poterci stare e respirarci dentro. Quando il Samurai apre gli occhi, si ritrova con una sola mosca. Combattendo il Samurai aveva amplificato la sua sofferenza e il suo fastidio rendendolo più potente rispetto a quanto in realtà era. Questa storia ci può far comprendere come molta sofferenza viene auto-alimentata da tutte le energie che utilizziamo per evitare, scacciare, criticare tutto ciò che non può essere modificato. Spegnendo l'interruttore della lotta ci si libera del dolore in più, che viene chiamato nella terapia ACT dolore sporco, e rimane il problema per come era inizialmente, il dolore pulito. Dagli studi condotti dal dott. Kabath Zinn si è visto che la meditazione consapevole, la disponibilità ad aprirsi al dolore, osservandolo senza giudicare, imparandoci a stare nel qui e ora, prendendo ogni momento così come viene, permette di ridurre il livello di sofferenza. "La mente diventa un problema perché hai permesso che i pensieri arrivassero così in profondità dentro di te da dimenticarti completamente della distanza che c'è tra te e loro. Ti sei dimenticato che sono visitatori, che vanno e vengono." Osho |
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