Immaginate di star per baciare vostro figlio e augurargli la buonanotte e improvvisamente siete scossi da un'immagine di voi che soffocate vostro figlio. Oppure provate ad immaginare voi stessi come un bambino che ha intensamente paura di giocare con nuovo cagnolino ... non per la paura dei cani, ma perchè ha un intensa paura di perdere il controllo e rompergli il collo. Questo sottotipo di disturbo ossessivo compulsivo è caratterizzato dalla paura di far del male ad altre persone, spesso care, o di ucciderle, oppure far del male a se stessi immaginando di ferirsi o di uccidersi. Si può immagina di pugnalare, colpire, soffocare, avvelenare qualcuno o di compiere furti, omicidi e rapine, tutto accompagnato da immagini terrificanti di sangue e morte. A volte queste immagini sono associate con la presenza di trigger come la presenza o la vista di determinate persone (ad esempio, persone care) o popolazioni vulnerabili (ad esempio, bambini o anziani), ma si possono verificare anche vedendo degli estranei. In altri casi, possono apparentemente emergere di punto in bianco. A causa di ciò, molte persone con ossessioni violente, cominciano ad evitare le persone per paura di poter far loro del male. Oppure possono cercare di tenersi sempre attivi con la mente per evitare che questi pensieri emergano, temendo di andare a dormire e stare con questi pensieri. Vediamo insieme alcuni esempi di pensieri violenti intrusivi:
Gli individui con ossessioni violente possono temere di diventare serial killer o di far deliberatamente del male a qualcuno che amano e di desiderare ciò segretamente e inconsciamente, perciò si chiedono "se ho fatto questo pensiero e se lo continuo a fare forse significa qualcosa ?" Ciò genera molta ansia e sensi di colpa e continui tentativi di scacciare della propria mente questi pensieri, che sono indesiderati e che la persona giudica intrusivi . Chi soffre di ossessioni aggressive diventa prigioniero di un mondo dove per essere buoni è necessario liberare la mente da tutti i pensieri cattivi. Le persone con ossessioni violente infatti, tendono ad essere ipersensibili ai cattivi pensieri e spesso sono individui iper-moralistici per questo tali pensieri indesiderati sono per loro così dolorosi . Alcune valutazioni erronee che nascono dall'avere questi pensieri
Queste valutazione erronee descritte portano a vivere nella paura, nella disperazione, nell'isolamento e nella depressione per molti anni prima di comprendere che quello di cui soffre realmente è un disturbo d'ansia che può essere curato. Ricorda:
Le più accreditate linee guida internazionali per il trattamento del DOC indicano come trattamenti first-line sia la terapia cognitiva comportamentale (TCC), sia la terapia farmacologica
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Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) è caratterizzato dalla presenza di ossessioni e/o compulsioni. Le ossessioni sono pensieri, immagini mentali o impulsi che si manifestano ripetutamente nella mente di una persona e che sono percepiti come sgradevoli ed intrusivi. Il contenuto è spesso bizzarro; per esempio, il dubbio di essere venuto a contatto con dei germi toccando qualcosa che è stato toccato da qualcuno che potrebbe avere una qualche malattia, oppure essere spaventati dall'idea di perdere il controllo dei propri impulsi aggressivi e fare del male a qualcuno con il dubbio che questo sia veramente accaduto o meno. Le compulsioni, dette anche rituali, sono invece dei comportamenti ripetitivi (es. lavarsi le mani, controllare se lo sportello della macchina è stato chiuso, riordinare) o delle azioni mentali (es. contare, pregare, ripetere formule superstiziose), messi in atto per ridurre il senso di disagio e l’ansia provocati dai pensieri ossessivi. La paura di aver fatto del male a qualcuno per disattenzione Vediamo un esempio. Luca da circa un mese convive con un forte dubbio. Tutto ha inizio una sera quando, tornando a casa, ha sentito uno strano rumore, come se avesse urtato qualcosa, immediatamente viene preso da un angosciante dubbio: " E se avessi investito qualcuno?; " Come posso essere sicuro che non sia successo, al buio potrei non essermene accorto?" Cosi Luca si ferma per controllare e rassicurarsi , tutto appare tranquillo e non sembra vedere traccia di incidenti. Tornato a casa il dubbio si ripresenta e così nei giorni successivi. Ogni volta che Luca guida non si sente più tranquillo, ha continuamente paura di far del male agli altri, di tamponarli e buttarli fuori strada. Inizia a controllare scrupolosamente dagli specchietti e quando il dubbio è forte si ferma per verificare che non sia successo niente, controlla la sua carrozzeria ogni giorno e per essere più sicuro guarda attentamente i telegiornali. La qualità della vita di Luca inizia a compromettersi, inizia a prendere la macchina il meno possibile, ogni volta che incontra un ambulanza a sirene accese è preso dall'angoscia e la segue per controllare che non abbia investito qualcuno. Quando guida in compagnia si sente meno ansioso, ogni tanto chiede qualche piccola rassicurazione al passeggero che lo fa stare subito meglio." Alcuni pensieri ossessivi hanno come contenuto la paura di causare danni accidentali agli altri, per negligenza o disattenzione. Le persone con queste paure, spesso, hanno la sensazione che essendo partecipi ad una situazione (anche solo vedendola) che potrebbe essere pericolosa, sono moralmente obbligati ad agire responsabilmente al fine di evitare potenziali pericoli. Per esempio. Gianni sente il bisogno di rimuovere dai marciapiedi in cui cammina possibili ostacoli o pericoli per gli altri perché se non lo facesse si sentirebbe responsabile se qualcuno si facesse male avendola vista e non avendo fatto niente. Dietro la paura di danneggiare gli altri si cela un forte senso di responsabilità , associato ad un forte senso di colpa che porta a prendere delle precauzioni eccessive al punto di sacrificare il proprio benessere. Il fine è quello di prevenire possibili danni, a se stesso o agli altri, di cui la persona potrebbe essere ritenuta responsabile. Vediamo altre situazioni in cui si può temere di danneggiare gli altri.
Avendo questi pensieri ossessivi, la persona sente il bisogno di annullare qualsiasi rischio a costo di impegnare la maggior parte del tempo e delle energie in rituali di controllo e altre attività preventive ( richiedeste di rassicurazione, ruminazione etc.). Vediamone alcuni insieme.
Tutti rituali di controllo finalizzati a ridurre l’ansia alimentano il dubbio e compromettono significativamente la qualità della vita La Terapia Cognitivo Comportamentale è considerata una terapia molto efficace per la cura del DOC tanto da essere considerata dall' American Psychiatric Association trattamento di prima scelta. «La prima volta è successo in albergo», racconta Violante Placido, «Mani fredde, battito cardiaco impazzito, una debolezza infinita. E io che penso: “Oddio, ho un infarto…” Ero sola, in albergo: mi sono stesa sul pavimento, con i piedi in alto. Niente da fare, la crisi non passava. Allora ho chiamato il portiere: “Sto malissimo, mi mandi un dottore”. Mi tremavano le mani, non riuscivo a reggere la cornetta". L'attacco di panico può farti sentire come se stessi per morire. Ciò accade perchè gli attacchi di panico possono mimare i sintomi di gravi condizioni di salute. E' per questo fondamentale che si parli con il proprio medico prima di iniziare qualsiasi programma di trattamento di panico. I sintomi di un attacco di panico:
Leggendo attentamente la sintomatologia si può comprendere il motivo per cui il panico è così spaventoso: si camuffa da qualcosa di diverso da quello che in realtà è. In molti casi, gli individui che hanno attacchi di panico non comprendono, nell'apice dell'attacco, ciò che sta accadendo e interpretano i sintomi del panico come un infarto o un altro segno di una grave condizione medica. Dopo il primo attacco, molti individui spesso vivono nella paura che possa verificarsene un altro. Di conseguenza, cercano di prevenire ed evitare eventuali situazioni in cui potrebbero sorgere. Molto spesso questi evitamenti e precauzioni non fanno altro che mantenere il problema. Nella Terapia Cognitivo Comportamentale, la tecnica utilizzata per ridurre il panico è l'esposizione comportamentale, lavorando prima sullo spezzare i circoli viziosi che alimentano il panico che spesso si rafforzano proprio da ciò che la persona fa come prevenzione e protezione. Inoltre è importante lavorare sulla consapevolezza, fondamentale per apprendere come funziona l'ansia e riconoscere un attacco di panico per quello che è: un’ondata di adrenalina e non una morte imminente o una grave malattia. Il confine è un limite e ogni giorno utilizziamo questo limite per effettuare delle scelte, per esempio per dire si e per dire no. Il modo in cui utilizziamo i nostri confini rispecchia ciò che abbiamo appreso nel passato per adattarci alle situazioni in cui siamo cresciuti e per far fronte alla relazioni difficili nel corso dell'infanzia. Questa modalità comportamentale appresa, oggi si ripresenta in modo automatico . Se nel corso dello sviluppo non si ha avuto la possibilità di sperimentare dei sani confini relazionali si tenderà o a diventare troppo passivi o aggressivi, senza riuscire a definire i limiti tra sè e l'altro. Il nostro corpo ci pone dei segnali di confine, per esempio: - se ci irrigidiamo, tendiamo a fare dei passi all'indietro e abbiamo l'impulso ad allontanarci, . significa che la persona che abbiamo davanti si sta avvicinando troppo e abbiamo bisogno di mettere un confine. E questo è vero anche al contrario. -se vediamo una persona che cerca di allontanarsi e più ci avviciniamo più mostra segnali di disagio significa che le stiamo parlando ad una distanza troppo ravvicinata. Stile sottoconfinato Questo stile solitamente si forma in ambienti famigliari dove le persone tendono a fondersi tra loro, dove non viene rinforzata l'autonomia, anzi, l'individualità viene considerata come una cosa negativa. Le persone con questi confini non sanno dire NO e hanno difficoltà a differenziare i propri bisogni, emozioni e opinioni da quelle degli altri, perchè non l'hanno mai fatto e tendono quindi a riproporre lo stile relazionale appreso dai genitori anche nel mondo esterno. Esempio di stile sottoconfinato: -potresti aiutare gli altri anche quando non vuoi -accettare di vedere film che non ti piacciono - temere che se dirai no, gli altri ti rifiuteranno - difficoltà a distinguere te stesso dall'altro - rivolgerti agli altri per chiedere informazioni e consigli e accettare come vero quello che pensa l'altro -dare troppo -tendenza ad avvicinarsi troppo fisicamente ed emotivamente agli altri Le persone con questo stile avrebbero bisogno di imparare ad essere maggiormente connesse con se stesse e a fare esperienza del NO. Stile Iperconfinato Quando parliamo di stile iperconfinato ci riferiamo a confini rigidi , in cui c'è facilità a dire NO, perchè il si è visto come cedere all'altro. Solitamente, questa modalità comportamentale viene appresa in ambienti dove il contatto fisico e emotivo veniva evitato e dove il bambino è divenuto velocemente autosufficiente e in guardia. Alcuni esempi: - tendenza a mettere un muro per non far entrare l'altro e non farlo avvicinare troppo - essere in guardia dall'altro e difendere il proprio spazio personale -sentire il contatto con l'altro come invadente -evitare di chiedere aiuto Il corpo tende a mandare il messaggio all'altro di distanza. Dietro questo stile, a volte, si nasconde la paura di divenire vulnerabile. Le persone con questi confini dovrebbero imparare che la vicinanza non è pericolo e che chiedere aiuto non significa essere vulnerabili. Confine a pendolo Questo lo stile oscilla tra il sottoconfinato e l'iperconfinato. Come posso esserti utile? Aiutandoti ad aumentare la consapevolezza rispetto ai segnali del corpo che indicano una violazione di confine, saper leggere i segnali provenienti dagli altri e rispettare i loro confini. Far in modo che il confine relazionale diventi una scelta piuttosto che un automatismo. L'agorafobia viene oggi definita come l’ansia relativa al trovarsi in luoghi o situazioni da dove sia difficile (o imbarazzante) allontanarsi oppure, dove sia difficile o impossibile ricevere aiuto nel caso in cui si verifichino attacchi di panico. A causa delle radici latine della parola Agorafobia (’Agorà”= piazza) spesso si crede erroneamente che con questo termine ci si riferisca alla paura di stare in luoghi aperti . Vediamo allora insieme più approfonditamente cosa significa AGORAFOBIA. L'agorafobia è quindi la paura di sperimentare la sintomatologia del panico in alcune specifiche situazioni. (Zuercher-White e Pollard, 2003). Per sintomatologia si intendono sia veri e propri attacchi di panico, che sperimentare i correlati fisiologici del panico senza che sia arrivi al picco di ansia, come sudorazione, vertigini, disorientamento, difficoltà di respirazione, batticuore, nausea, diarrea, problemi gastrointestinali, vomito, mal di testa, dissociazioni, depersonalizzazione, o derealizzazione. Le situazioni correlate all'Agorafobia La paura di avere un attacco di panico è più forte in determinate situazioni. Per esempio:
La paura di avere attacchi di panico contribuisce ad evitare alcune situazioni e a modificare la propria routine quotidiana. Per esempio:
Per molte persone che vanno incontro a questo disturbo, è spesso difficile fare le cose da soli e hanno bisogno di essere accompagnati da una persona di fiducia per sentirsi sicuri. Quando ci si trova in un luogo temuto si diventa molto ansiosi e angosciati, con un intenso desiderio di fuggire. Per evitare queste sensazioni si preferisce rimanere a casa per la maggior parte del tempo. Alle volte, si possono sperimentare attacchi di panico anche a casa, e per questo si sente un estremo bisogno di qualcuno vicino in ogni momento. L'evitamento delle situazioni ansiogene può avere successo nel breve tempo ma con la conseguenza di modificare la propria quotidianità con numerose restrizioni che tendono ad aumentare con il tempo e ad influenzare la vita della persona e dei suoi familiari. Spesso l' agorafobia si presenta insieme ad un disturbo di panico, ma può anche accompagnarsi con un disturbo ossessivo compulsivo, con ansia sociale, con un disturbo d'ansia generalizzato e con altri disturbi correlati all'ansia. Agorafobia può essere trattata con la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) utilizzando come tecniche la ristrutturazione cognitiva e le esposizione comportamentali. Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) è caratterizzato generalmente dalla presenza di ossessioni e compulsioni. Le ossessioni sono pensieri, impulsi o immagini mentali che vengono percepite come sgradevoli o intrusive dalla persona, che si sente così costretta a mettere in atto delle compulsioni, ovvero comportamenti ripetitivi o azioni mentali che permettono di alleviare momentaneamente il disagio provocato dalle ossessioni. In questo articolo parleremo delle ossessioni legate al timore di contaminare il proprio animale domestico e viceversa. E la paura di far del male al proprio animale accidentalmente e/o intenzionalmente. La paura di contaminare il vostro animale domestico Queste ossessioni riguardano il timore di coinvolgere il vostro animale domestico e accidentalmente contaminarlo rendendolo malato. Alcuni esempi:
Paura di essere contaminati dal vostro animale. Alcuni esempi:
La maggior parte delle persone ad un certo punto della propria vita può avere uno di questi pensieri, almeno di sfuggita. Gli individui con disturbo ossessivo compulsivo contaminazione trovano però molto più difficile respingerli e di conseguenza, essere più propensi a intraprendere azioni difensive in risposta a questi pensieri come la pulizia, la disinfezione, o evitare oggetti potenzialmente contaminati fino ad allontanare i propri animali domestici. Spesso compulsioni cominciano come risposte abituali a ragionevoli a contaminazione. Tuttavia, in poco tempo i rituali che vengono intrapresi come modalità preventiva, diventano ingestibili, irragionevoli, e controproducenti. La "soluzione" al problema diventa rapidamente molto peggio del "problema" in sé. Timore di arrecare un danno accidentale al vostro animale Queste ossessioni si concentrano sulla paura di causare danni al proprio animale per negligenza o irresponsabilità. Alcuni esempi :
Timore di far del male intenzionalmente al proprio animale Queste ossessioni fanno riferimento a pensieri intrusivi sulla propria cattiveria o il timore di arrivare ad uccidere il proprio animale domestico se si entrasse in uno stato di mente alterata. Pensieri e immagini intrusivi possono invitare a far del male al proprio animale domestico Vediamo alcuni timori:
Il pensiero magico subentra quando si percepiscono le connessioni tra due eventi ( anche se non logicamente ). Per esempio se faccio un certo rito quella cosa non accadrà. Per questo può nascere la paura che se non si esegue un certo rito, l'animale potrebbe ammalarsi. Nella scelta del trattamento psicoterapico le linee guida incoraggiano a valutare il rapporto costo-benefici della terapia, favorendo l’utilizzo dell’approccio ad orientamento cognitivo-comportamentale (CBT), focalizzato soprattutto sull’uso dell’ERP (Esposizione e Prevenzione della Risposta). (Maina et al., 2010). |
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