Alcune fobie specifiche come quella del sangue e delle siringhe possono portare, come risposta ultima, lo svenimento. Ma perché sveniamo? Per comprendere cosa accade nel nostro cervello al momento dello svenimento dobbiamo prima introdurre alcune informazioni sul sistema nervoso autonomo . Esso è formato da due componenti: - il sistema simpatico o ortosimpatico ( media le risposte di attacco o fuga dell’individuo e si attiva nel panico) -il sistema parasimpatico (che media le risposte a riposo dell’organismo) Lo svenimento, a seguito di fobie, è dovuto ad una reazione del corpo detta sincope vasovagale che si compone di due tempi. In un primo tempo si attiva la componente ortosimpatica , portando un aumento del battito cardiaco, un aumento della pressione, della respirazione, come se il corpo si preparasse ad attaccare o a fuggire. In un secondo tempo viene attivata la componente parasimpatica che ha funzioni opposte come una diminuzione della pressione arteriosa e il rallentamento del battito cardiaco e della respirazione . Il susseguirsi dei due tempi avviene molto rapidamente in questo modo abbiamo dopo una forte attivazione, un brusco rallentamento, che portando allo svenimento. L'evoluzione e le risposte dell'organismo davanti ad una minaccia Quando viene percepita una forte minaccia, vengono attivate delle modalità di sopravvivenza che prevedono una sequenza di risposte. Secondo Porges, nella sua Teoria Polivagale, l'attivazione del sistema di difesa inizia con un'immediata e automatica immobilità (freezing) comandata dal sistema ortosimpatico e accompagnata da tachicardia e iperpnea oltre che da un incremento del tono muscolare che ha il fine di preparare alla fuga (flight) o alla lotta (fight). Se ciò non fosse possibile, può subentrare la manifestazione estrema, anch'essa automatica, del sistema di difesa: una variante della sincope vagale nota come finta morte. Immaginiamo una preda davanti ad un leone
Riconoscere i segnali di attivazione e di rallentamento che possono manifestarsi alla presenza dell'oggetto fobico con sudorazione fredda, testa leggera, capogiri, nausea, blocco allo stomaco, agitazione è fondamentale per provare a bloccare la risposta. Nel momento di attivazione del corpo è possibile ricorrere alla respirazione lenta, che come già accennato in precedenti articoli, consiste nel porre attenzione al proprio respiro e rallentare i tempi di entrata e uscita dell'aria dal naso. Quando si attiva la componente parasimpatica si consiglia di tendere per esempio i muscoli delle gambe e delle braccia finché non si sente calore al viso (circa 10 secondi) dopo una pausa di 20 secondi, ripetere l'esercizio per 5 volte. Applicando questo tipo di tensione controbilanciamo la diminuzione della pressione arteriosa.
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Si può parlare di fobia per gli squali se questa paura porta ad una riduzione della qualità della vita, rinunciando ad interessi o attività lavorative importanti per la persona.Le persone con questa fobia possono sentirsi incapaci di nuotare in mare persino quando sono rassicurati dalla presenza di reti di protezione o si trovino in una zona in cui l'animale è assente. Possono sperimentare costantemente la sensazione di essere inseguiti, avere l'illusione di vedere una pinna avvicinarsi, avere il terrore di bagnarsi anche a riva, non riuscire più andare a pesca, fare surf o sub. In casi estremi, persino la foto si uno squalo può provocare un' attacco di panico. Statisticamente, è più probabile essere ucciso da un cancro o dal cadere di un cornicione di una casa che da un attacco di squalo. Ma allora perché alcune persone hanno così tanta paura? 1) leggere sul giornale di un avvistamento di squalo, o di una persona attaccata da uno squalo rimane più impresso nella memoria rispetto ad altre notizie. L'euristica della disponibilità è stata inizialmente descritta dallo psicologo, Daniel Kahneman. In sostanza, si tratta di una scorciatoia mentale: gli eventi più vividi e più facilmente ricordabili possono sembrare più probabili di eventi più difficili da immaginare. Inoltre la notizia di una morte per uno squalo rimane più impressa emotivamente. 2) Lo squalo viene raffigurato nei film come un predatore, sanguinario e sadico. 3) Il tipo di morte che si prospetta non è una morte dolce, ma improvvisa e violenta, di terrore puro. Come affrontare questa fobia? Ricorda che:
Cosa fare?
Se nessuno di questi suggerimenti funziona, rivolgiti a un professionista che potrebbe aiutarti a risolvere la tua fobia. Cos'è l’odontofobia e come si manifesta? L' odontofobia o fobia per il dentista è un disturbo vero e proprio che è stato riconosciuto ufficialmente anche dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità. Secondo recenti stime (Dental Health Survey, Regno Unito) circa una persona adulta su dieci soffrirebbe di questo disturbo. La fobia per il dentista la troviamo all'interno delle fobie specifiche e è caratterizzata da un’intensa paura che ha come oggetto il dentista e tutto ciò che richiama lo studio del professionista (il trapano, l'ago, il rumore degli attrezzi ecc...). La persona, anche se consapevole dell’irrazionalità della paura, non può fare a meno di provarla, e a presentare sintomi somatici quali tachicardia, sudorazione, senso di soffocamento, tremore, sensazione di svenimento. Di solito la persona che soffe di Odontofobia mette in atto i seguenti comportamenti, nel tentativo di ridurre l'ansia ma che però non fanno altro che alimentare ancora di più la paura:
COSA FARE?
La parola emetofobia indica la paura eccessiva e irrazionale di vomitare. L'emetofobia può presentarsi sotto forma di una fobia specifica oppure come un sintomo di un disturbo ossessivo compulsivo o di un disturbo d' ansia sociale o di agorafobia. La paura di vomitare può colpire individui di tutte le età. La paura di vomitare può svilupparsi nell'infanzia senza un episodio particolare associato, o può svilupparsi a seguito di una esperienza traumatica di vomito. Emetofobia nei bambini e adolescenti Le conseguenze associate con la paura di vomitare Nei bambini, l'emetofobia può portare al rifiuto della scuola, ad un minore rendimento scolastico e ad un evitamento delle situazioni sociali. Se il bambino o l' adolescente ha paura di avere la nausea o di vomitare, potrebbe evitare feste di compleanno e cene fuori con un grosso impatto nei rapporti sociali. L'emetofobia negli adulti Le conseguenze associate con la paura di vomitare Gli adulti affetti da emetofobia possono fare più assenze dal lavoro, evitare di viaggiare, ridurre le uscite e i rapporti sociali. Le donne con la paura di vomitare, possono sperimentare estrema angoscia al pensiero di rimanere incinta. Chiaramente, ciò può influenzare profondamente la propria vita. Tentativi di soluzione del problema 1)cercare di ridurre la possibilità di ammalarsi o di vomitare, 2) comportamenti di controllo per rilevare i primi segni di una possibile malattia 3) evitare situazioni in cui se si vomitasse potrebbe essere imbarazzante 4)evitare luoghi dove potrebbero esserci persone che potrebbero vomitare Evitamenti messi in atto da chi soffre di emetofobia
Comportamenti messi in atto
Per esempio:
L’approccio cognitivo comportamentale si rivela particolarmente efficace nel trattamento dei disturbi d’ansia, è altrettanto valido per questa specifica condizione. L'anginofobia è una fobia caratterizzata dal timore di soffocare nell'atto di deglutire. La paura è persistente e accompagnata dalla sensazione di soffocamento che provoca angoscia e influisce negativamente sulla qualità della vita. La paura può sopraggiungere durante i pasti, dove ogni alimento viene visto come un potenziale pericolo, ciò può portare a ridurre l'alimentazione evitando ogni cibo solido e in alcuni casi anche i liquidi. L'anginofobia può presentarsi anche non legata al cibo ma all'atto di deglutire la saliva per esempio quando si parla o si canta. Prima di parlare di angionofobia naturalmente bisogna escludere problematiche sul piano medico effettuando visite specialistiche. Quali sono le cause? Molte fobie specifiche possono essere ricondotte a un evento scatenante, di solito avvenuto in età precoce, per esempio aver rischiato di soffocarsi con il cibo e aver visto qualcuno che stava per soffocare. Altre, hanno cause più complesse che non sono del tutto note. Si ritiene che l'ereditarietà, la genetica, e la chimica del cervello si combinino con le esperienze di vita svolgendo un ruolo nello sviluppo delle fobie. Quali sono i sintomi? I sintomi variano da persona a persona. Alcuni di questi possono essere: mancanza di respiro, respiro affannoso, battito cardiaco irregolare, sudorazione, nausea, secchezza delle fauci, incapacità di articolare parole o frasi e dolore al petto. Tentate soluzioni che spesso le persone con questa fobia mettono in atto per ridurre il problema
Anginofobia e Vergogna Alcune volte possiamo trovare oltre la paura, l'emozione della vergogna causata dalla tosse e dall'immaginarsi la situazione di soffocamento davanti agli altri. Angionofobia e disgusto Alcune persone possono aver paura di deglutire la saliva perché ritengono ciò disgustoso e / o pericoloso. Nelle situazioni più complesse è consigliabile chiedere l'aiuto di uno psicoterapeuta. |
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