Mito n. 1 "Andare in terapia significa che sono debole, imperfetto o pazzo?". Nella mia esperienza, la ragione più comune per cui le persone evitano di cercare l'aiuto di un terapeuta, è la convinzione che ciò significherà che sono deboli, incapaci di risolvere i problemi da soli o che hanno qualcosa che non va. Inoltre, le persone, hanno spesso paura di cosa succederebbe se gli altri lo sapessero, come se andare dallo psicologo fosse associato a essere diverso o avere un grave problema mentale. A ciò può aggiungersi la paura che lo psicologo possa vedere qualcosa in loro che non va e che non sanno di avere e che può fare paura, e far emergere qualcosa che temono . La realtà La realtà è che la maggior parte delle persone che si rivolgono allo psicologo sono persone comuni, che hanno problemi quotidiani e ordinari come tutti e che vogliono cercare di comprendersi maggiormente per risultare più efficaci nella vita di tutti i giorni e al presentarsi dei problemi. Per esempio: gestire meglio l'ansia, il dolore, la rabbia, migliorare l'autostima, migliorare le relazioni, avere un supporto quando avvengono dei cambiamenti e sentirsi meglio con se stessi. Ci sono molti altri problemi per cui le persone vengono in terapia, naturalmente. Infatti, pensiamo che più di un quarto della popolazione adulta presenta in un dato momento della vita, i sintomi per porre una diagnosi psicologica. Questo ci fa capire come gli attacchi di panico, la depressione , l'ansia ad alti livelli, siano presenti in tantissime persone ma molte di queste decidono di non curarsi, portando quindi i sintomi alla cronicizzazione e accettando di avere una qualità della vita inferiore rispetto a quella che potrebbero avere se trattate. Ma perchè succede questo? Andare in terapia, se ci pensiamo, è una grande indicazione di maturità emotiva, di essere consapevole di aver bisogno dell'aiuto e essere disposti a chiederlo e a fare ciò che è necessario per prendersi cura di sé. Allora, da dove viene questo mito: che andare alla terapia significa essere deboli o avere qualcosa che non va? La prima influenza, è sicuramente quella culturale. Fin dalla tenera età, molte persone sono cresciute con l'idea che bisogna essere forti nella vita e che non si possono mostrare segni di debolezza o di forte emotività. Di conseguenza, alcune persone nascondono e controllano la loro sofferenza e le emozioni valutate negativamente. Se ci riflettiamo, se dentro stiamo soffrendo e non vogliamo farlo vedere all'esterno, la debolezza diventa quell'aggettivo che pensiamo ci possa essere dato da un giudizio fatto da altri. Non voler risultare agli occhi degli altri deboli. Immagina se fosse un tabù o un segno di debolezza cercare aiuto per una gamba rotta, l'ipertensione o qualsiasi altro problema medico. Ci sarebbero probabilmente meno persone che vivono sul pianeta. Vivere una vita che per qualche verso non ci rende completamente soddisfatti potrebbe essere più doloroso di una gamba rotta. Un altro fattore che contribuisce alla convinzione che andare in terapia significa essere deboli, inadeguati o "pazzi" sono i mezzi televisivi. Le persone che vanno in terapia sono spesso descritte in televisione e nei film come strane, non normali, eccentriche. Uno dei primi esempi di questo è il romanzo e poi film "Qualcuno volò sul nido del cuculo" che rafforza l'idea che avere qualsiasi tipo di problema di salute mentale potrebbe significare essere"pazzo". Oggi sono di moda film dove è presente lo psicologo e spesso quello che si vede sullo schermo non coincide poi con ciò che significa una terapia. La psicoterapia è un percorso di trattamento e di conoscenza di sè. L'intervento si realizza in una serie di incontri con un professionista con lo scopo di promuovere un cambiamento tale da ridurre la sofferenza e/o raggiungere gli obiettivi concordati. Se ci fermiamo un attimo a riflettere potremmo renderci conto che effettivamente chi ha il coraggio di entrare nella stanza di uno psicologo è in grado di dimostrare a se stesso e agli altri di essere una persona sana, in grado di prendersi cura di sè perchè consapevole di aver bisogno di aiuto e di avere il diritto ad avere una vita più serena anche se si trova in un momento di fragilità.
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Il termine “idee irrazionali” è stato utilizzato per la prima volta da Albert Ellis (Ellis, 1957-1962) fondatore della RET, Terapia Razionale Emotiva. Ellis credeva che buona parte dei problemi di natura psicologica dipendesse da credenze disfunzionali che non coincidono con la realtà. Ellis incentrava la sua teoria sul fatto che “Non sono gli avvenimenti a generare gli stati emotivi , ma il modo di interpretarli" . Per questo motivo, se siamo capaci di cambiare i nostri schemi mentali, ovvero i nostri pensieri, saremo capaci di generare stati d’animo meno dolorosi. Le credenze irrazionali di Albert Ellis e le dispute razionali.
Molte persone sono riluttanti al solo pensiero di dover andare da uno psicologo, di sedersi davanti ad uno sconosciuto e parlare dei propri problemi. Ci sono molti malintesi dietro questa professione e molte paure che fanno si che alcune persone preferiscono rimanere così come sono e stare in uno stato d'animo negativo che chiedere aiuto, con il risultato che nel tempo i problemi si cronicizzino. La terapia è uno strumento utile che permette di conoscersi meglio, di apprendere come gestire i sintomi ansiogeni e depressivi, migliorare i propri rapporti relazionali e ad elaborare i traumi. Ecco alcuni motivi per cui dovresti pensare di rivolgerti ad un professionista: 1. Hai sbalzi d'umore o ti senti terribilmente triste Se stai notando che ultimamente il tuo umore è spesso giù, i tuoi pensieri sono negativi e in modo persistente - vale la pena parlarne con qualcuno per farti aiutare a comprendere cos'è che ti fa stare così e come fare a riprendere in mano la tua vita e ritrovare l'equilibrio precedente. 2. Stai vivendo un grande cambiamento. Una nuova carriera, una nuova famiglia, un trasferimento..la terapia può aiutarti a sviluppare nuove abilità e strategie per ridurre o gestire lo stress. 3. Ti stai isolando e non riesci più ad intraprendere quelle attività che prima ti davano gioia. Una perdita di motivazione, il voler ridurre i propri rapporti sociali, sono segnalali che c'è qualcosa che non va. Un terapeuta può aiutarti a scoprire cosa ti sta succedendo e aiutarti a ritrovare la motivazione e il piacere di condividere il tempo con altre persone. 4. Ti senti solo. Ultimamente ti senti solo, anche se magari non lo sei, non ti senti compreso e pensi che nessuno possa riuscire a farlo. Ti mancano delle persone che non ci sono più e la tua vita così non ti piace. Un terapeuta potrebbe aiutati a comprendere il senso di solitudine e di vuoto che provi e aiutare a ridurre queste sensazioni . 5. Stai utilizzando delle sostanze o il cibo per poter andare avanti Se il cibo, gli stupefacenti o l'alcool sono un modo per gestire la tua vita, stare meglio, ridurre le emozioni, contenerle potrebbe essere il momento di chiedere aiuto. Un terapeuta può insegnarti delle strategie meno dannose . 6. Sospetti che potresti avere un problema psicologico. Prima ti rivolgi ad un professionista e più l'intervento sarà efficace e in un tempo più breve. 7. Ti senti come se avessi perso il controllo della tua vita. 8. Le tue relazioni con gli altri sono tese Gestire le relazioni - non importa di che tipo - è un duro lavoro. Se i tuoi problemi sono con un partner, la terapia può aiutare entrambi a esplorare modi migliori per comunicare e ridurre la conflittualità. Se hai difficoltà a relazionarti un terapeuta può aiutarti facendoti apprendere nuove modalità di interazione e superare le tue paure. 9. Hai problemi di sonno Se hai notato cambiamenti significativi nel sonno potrebbe essere il momento di indagare il problema sottostante 10. Hai solo bisogno di parlare con qualcuno. Non c'è niente di sbagliato nel cercare un aiuto professionale per migliorare la propria vita e il proprio benessere mentale. Come si va da un dentista, perchè non andare da uno psicologo? La terapia è un'esperienza normale e preziosa che permettere di crescere interiormente a beneficio di molte persone. Alcune persone nonostante la motivazione e la consapevolezza di aver bisogno di un percorso psicologico, dentro di sé sentono di non riuscire a fare il passo successivo.. fissare il primo appuntamento. Così rimangono per molto tempo in una situazione di sofferenza, ricorrendo all'aiuto solo quando si ritrovano a star male in maniera insopportabile. L'aiuto dello psicologo, invece, sarebbe molto più utile quando ancora la sofferenza non si è consolidata in modo patologico e cronico, intervenendo nella crisi ed evitando di arrivare ad una situazione di disagio intollerabile. Vediamo insieme alcune delle resistenze più comuni che portano a ritardare il contatto con lo psicologo. Paura di parlare al telefono con uno sconosciuto e che già dalla prima telefonata possa percepire le nostre difficoltà e farsi un'idea di noi. Dietro questa paura c'è spesso l'ansia di essere giudicati. Ricordati che lo psicologo è un professionista e che non emette giudizi sull'altro ma che è pronto a sintonizzarti con la tua sofferenza per comprendere il tuo mondo e aiutarti. Paura di svelarsi e che lo psicologo possa comprendere cose brutte di voi. Ciò può derivare dalla credenza che se l'altro ci conoscesse davvero non ci accetterebbe a causa dei nostri difetti e per questo è meglio non svelarsi mai del tutto. Inoltre, anche se non ci svelassimo, potremmo aver paura che lo psicologo riesca lo stesso a percepire questa difettosità anche solo guardandoci e se ciò avvenisse potrebbe significare che è proprio così e non solo una nostra sensazione e ci sentiremo scoperti! Lo psicologo non sta lavorando per farti sentire in questo modo, ma per aiutarti a sentirtici il meno possibile e non aver paura di avere qualcosa che non va perché molto spesso queste sensazioni derivano dalla propria storia di vita e sono solo delle sensazioni. Paura di essere rimproverati anche solo con lo sguardo e non compresi nella sofferenza. Uno dei compiti dello psicologo è riuscire ad accogliere l'altro e comprendere la sua sofferenza, senza rimproverare o giudicare. Ci sono persone che sono molto sensibili ai rimproveri, per cui basta uno sguardo accigliato per aprire una ferita, se anche a te capita ciò parlane con il tuo psicologo e vedrai che potrà aiutarti a ridurre questa sensibilità alla critica. Io non ho bisogno di uno psicologo. Sono abbastanza forte per risolvere i miei problemi da solo, inoltre solo i falliti chiedono aiuto.Per alcune persone non riuscire a risolvere da soli i propri problemi e dover chiedere aiuto è qualcosa di molto doloroso, che li porta a percepirsi come non vorrebbero mai: dei falliti e dei deboli. Sono solitamente persone che sono sempre riuscite a farcela da soli e non capiscono perché ora non vi riescono più. Le persone che vanno dallo psicologo non sono falliti o dei deboli. Sono persone che vogliono modificare qualcosa che non va nella propria vita e non rimanere in una situazione di stallo e di sofferenza, persone che vogliono stare meglio , crescere, riuscire ad apprendere nuovi strumenti con cui affrontare la vita e comprendere il proprio funzionamento. Non mi sento così pazzo da dover andare dallo psicologo. Non è necessario avere una diagnosi con un problema di salute mentale per “andare dallo psicologo”. Anzi, come dicevamo sopra, dallo psicologo è importante andare prima che il problema si cronicizzi, invece spesso si sottovaluta il problema pensando che con il tempo passerà da solo, che forse è solo un periodo e si inizia così la dura convivenza con attacchi di panico, ansia, depressione quando invece un intervento tempestivo potrebbe essere efficace. Tutti gli psicologi vogliono parlare dell'infanzia. Se ci sono degli argomenti di cui preferisci non parlare, lo psicologo rispetterà questa tua volontà e ci si potrà focalizzare maggiormente sul tuo problema attuale. La Psicoterapia si sa quando inizia e non si sa quando finisce e inoltre costa troppo. Un altra paura è quella di dover iniziare percorsi che durano anni e dover spendere un occhio della testa. Quando contatti per la prima volta uno psicologo puoi chiedere la tariffa , ogni professionista ha un suo tariffario ed alcuni sono accessibili e molti professionisti vengono incontro alle possibilità di spesa del loro cliente. Se hai problematiche economiche potresti inoltre rivolgerti al sistema sanitario pubblico e farti fare un'impegnativa dal tuo medico di base. La salute e l'equilibrio psicologico sono importanti quanto la salute fisica , non trascinarti i problemi a lungo nel tempo . Nessuno può aiutarmi , i miei problemi sono irrisolvibili . Alcune persone sono convinte che per i loro problemi non ci sia soluzione. Questo pessimismo può nascondere, ad esempio la paura di cambiare o la paura di andare incontro ad un ulteriore delusione. Magari sperare in qualcosa e poi non vederlo verificato. Solo affrontando queste paure potrà essere possibile un cambiamento , stare fermi e aspettare che passi è qualcosa è un comportamento che è già stato messo in atto tante volte e che non ha funzionato anzi ha portato a vedere quei problemi come ancora più grandi. Paura di diventare dipendente dallo psicologo. Per alcune persone è difficile chiedere aiuto a uno psicologo perché pensano che ne diventeranno dipendenti. Il compito dello psicologo è al contrario aiutare la persona ad andare verso la propria autonomia. La vita è ricca di sfide, a volte dolorose, e spesso ci ritroviamo vicino a qualcuno che amiamo che sta lottando contro qualcosa. Come possiamo mostrare al meglio la nostra comprensione e aiutarlo? E 'doloroso vedere qualcuno che soffre ed è naturale volerlo aiutare ad eliminare un pò di quel dolore. Tuttavia, nonostante le nostre migliori intenzioni, molti dolori sono difficili da eliminare. Cercando di tirare su la persona, per esempio dicendogli "non ti abbattere così", " non ti sentire in colpa", " la tua ansia è immotivata"... è come se non riconoscessimo il diritto della persona di essere triste, o arrabbiata, o in colpa, o ansiosa, e non riconoscessimo le sue ragioni. Inoltre il messaggio inconscio che spesso viene inviato in questi casi è che questi sentimenti sono brutti e che non dovrebbero essere provati ma evitati a tutti i costi. Cosa fare quindi per stare vicino ad una persona che sta soffrendo? EVITARE I CONSIGLI Molto spesso pensiamo che per ridurre il dolore è utile offrire consigli, su cosa la persona dovrebbe fare, su cosa dovrebbe pensare o provare. Vediamo perchè ciò non è utile:
Bisogna aiutare la persona a rendersi conto che lei conosce la situazione meglio di chiunque altro e ha la capacità di gestire anche le situazioni difficili, e che qualunque cosa farà avrà sempre il nostro supporto. CONDIVIDERE LE ESPERIENZE SIMILI Se avete avuto un'esperienza simile è utile raccontarla alla persona amata con lo scopo di fargli comprendere che non è solo. ASCOLTARE Ascoltare magari ripetendo alcune frasi chiave su come la persona si sente, in questo modo mostriamo il nostro interesse. Una persona che soffre ha bisogno di aver qualcuno accanto che comprende il suo dolore. UTILIZZARE I SEGNALI NON VERBALI E LA VICINANZA Utilizzare i segnali non verbali per far sentire la persona compresa per esempio guardando la persona negli occhi, con un abbraccio, tenendo le mani della persona cara. MOSTRARE EMPATIA Per esempio si potrebbe dire: " comprendo che sei triste in questo momento e mi dispiace vederti così.Non riesco a risolvere il tuo problema o cancellarlo, ma ci sono, e starò qui con te ad ascoltarti e condividendo il tuo dolore". I motivi per cui viene consultato uno psicologo sono le più varie. Con ogni probabilità, prima di richiedere un appuntamento con un professionista, le persone avranno provato più volte a trovare una soluzione al loro problema, per esempio confidandosi con qualcuno vicino, attraverso la lettura di libri di auto-aiuto e cercando di controllare le variabili in gioco. Tuttavia, nonostante tutti gli sforzi, la sofferenza permane. La problematica nella vita quotidiana e la motivazione al cambiamento portano a decidere di iniziare un percorso psicologico. A questo punto bisogna scegliere lo psicologo a cui rivolgersi. Di solito, ciò avviene facendosi consigliare dal proprio medico di base, attraverso il passa parola con amici e conoscenti, attraverso siti internet ed elenchi degli psicologi, in base alla vicinanza casa-lavoro. I criteri di scelta possono essere vari. Dopo una fase di attesa e indecisione si arriva alla telefonata per fissare il primo colloquio caratterizzata da attesa, tensione, ansia e curiosità per l’incontro. Solitamente, un aspetto che spesso preoccupa nel primo colloquio è l'ansia dovuta a ciò che si dovrà dire. Cosa chiederà lo psicologo? Mi farà delle domande o dovrò parlare solamente io? Nel primo colloquio verranno chieste le motivazioni del consulto e potrebbero essere fatte delle domande per avere la situazione più chiara, potrebbero essere chiesti degli esempi del problema e informazioni su come questo interferisce nella vita quotidiana. Verso la fine del primo colloquio ci sarà il tempo per chiarimenti, dubbi e necessità. Lo psicologo fornirà delle informazioni riguardo al setting (frequenza, durata, pagamento), alle sue competenze professionali e al suo approccio terapeutico. Un'altro aspetto che intimorisce nel primo colloquio è la vergogna nel raccontare ciò che si prova e dei problemi presenti nella propria vita. Lo psicologo non giudicherà ma ascolterà in modo empatico, comprendendo quello che l'altro prova. Un'altra paura è quella che le altre persone, amici, familiari possano venir a sapere che si va da uno psicologo. Ogni colloquio è protetto dal segreto professionale, lo psicologo non può rivelare quello che viene detto nel corso delle sedute, nè il nome dei suoi clienti. Il primo colloquio si paga? Dipende dallo psicologo. Nel corso della prima telefonata è possibile chiederlo. CHI E' LO PSICOLOGO? Si diventa psicologo dopo un percorso di laurea di cinque anni in psicologia, seguito da un tirocinio obbligatorio della durata di un anno e il superamento dell'esame di stato con la successiva iscrizione all'Ordine degli Psicologi la quale abilita all'esercizio della professione. "La professione di psicologo comprende l'uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito". Cosa fa lo Psicologo…
Lo psicologo, non essendo né medico né psicoterapista, non può somministrare farmaci. Consulta l'albo degli psicologi della tua regione per verificare che lo psicologo scelto sia iscritto: http://www.ordinepsicologimarche.it/albo.aspx LO PSICOTERAPEUTA Lo psicoterapeuta è una persona laureata in psicologia o medicina e iscritta al rispettivo ordine professionale, che dopo gli studi universitari intraprende un ulteriore corso di specializzazione in psicoterapia riconosciuto dallo Stato di almeno 4 anni. Lo psicoterapeuta è l'unica figura professionale che può fornire come servizio la psicoterapia (dopo una valutazione della situazione si passa alla terapia ) Lo psicologo psicoterapeuta non può prescrivere farmaci. Il medico psicoterapeuta può prescrivere anche i farmaci. L'intervento dello psicoterapeuta è consigliato in presenza di psicopatologia o di un disagio importante. La terapia viene effettuata in base all'orientamento teorico di riferimento del terapeuta (che può essere di tipo psicoanalitico o psicodinamico, sistemico, cognitivista ecc.), il quale interviene in base alle problematiche presentate dal paziente, alle sue caratteristiche di personalità e alla patologia. Esistono in Italia diverse scuole di psicoterapia ognuna facente riferimento ad un quadro teorico differente. Per informazioni sui vari orientamenti: www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-orientamento-psicoterapeutico.html LO PSICANALISTA La psicoanalisi è un indirizzo di psicoterapia (come abbiamo detto sopra esistono diverse scuole in Italia) che fa riferimento a Sigmund Freud e dei suoi successori. LO PSICHIATRA Lo psichiatra è una persona laureata in medicina che ha anche conseguito una specializzazione in psichiatria. Lo psichiatra, solitamente ,considera il disturbo mentale come derivante da un malfunzionamento e/o uno sbilanciamento a livello biochimico del sistema nervoso centrale. Per questo motivo la principale modalità di cura proposta dallo psichiatra è quella farmacologica. La specializzazione in psichiatria consente la pratica della psicoterapia. La collaborazione contemporanea tra psicologo/psicoterapeuta e psichiatra fornisce un risultato migliore di quello che si otterrebbe attraverso l’utilizzo esclusivo di uno solo dei professionisti. |
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