Tutti si preoccupano per la propria salute, ma per alcune persone, il timore di essere malato può essere tale da inferire nella vita di tutti i giorni. Queste persone vivono nella paura di avere una grave malattia, nonostante i test medici dimostrino che sono in buona salute. Uno studio pubblicato su JAMA (Journal of the American Medical Association) ha definito l'ansia per la propria salute come "una paura persistente o una convinzione di avere una grave malattia medica non diagnosticata". Cerchiamo di capire meglio.. Una persona con questo problema può percepire le normali funzioni corporee, per esempio i battiti cardiaci, la sudorazione e i movimenti intestinali come sintomi di una grave malattia. Non solo, le persone preoccupate per la propria salute possono interpretare un raffreddamento, un linfonodo gonfio o una piccola ferita come un segno di un problema più grave. L'attenzione della persona può quindi concentrarsi su un particolare organo, come ad esempio i polmoni, o solo su una malattia, come il cancro o l'HIV oppure si possono temere più malattie o una malattia dopo l'altra. Conseguenze: il pensiero è costantemente rivolto alla propria salute, si possono fare visite frequenti dal proprio medico di base o da medici specialistici e si può trascorrere gran parte del tempo a cercare su internet i sintomi o come si contraggono eventuali malattie. Anche se le analisi risultano negative, la persona può non trovare alcun sollievo da questa notizia. Un risultato negativo può rendere le cose ancora peggiori, le paure crescono e c'è la percezione che nessuno creda ai sintomi presentati, e che il problema non potrà mai essere diagnosticato e trattato con successo. Alcuni individui possono evitare di andare dal medico per paura di scoprire di avere una grave malattia e possono evitare persone, luoghi e le attività che potrebbero rappresentare un rischio per la salute. Nel DSM 5 il Disturbo d’Ansia di malattia viene descritto così: • Preoccupazione di avere o contrarre una grave malattia • I sintomi somatici non sono presenti , o se presenti solo di lieve entità. Se è presente un’altra condizione medica o vi è un rischio elevato di svilupparla, la preoccupazione è chiaramente eccessiva o sproporzionata. • È presente un elevato livello di ansia riguardante la salute e l’individuo si allarma facilmente riguardo al proprio stato di salute. • L’individuo attua eccessivi comportamenti correlati alla salute (es: controlla ripetutamente il proprio corpo cercando segni di malattia) o presenta un evitamento disadattivo. • La preoccupazione per la malattia è presente da almeno 6 mesi ma la specifica patologia temuta può cambiare nel corso di tale periodo di tempo • La preoccupazione riguardante la malattia non è meglio spiegata da un altro disturbo mentale come il disturbo da sintomi somatici, il disturbo di panico, il disturbo d’ansia generalizzata, il disturbo di dismorfismo corporeo, il disturbo ossessivo compulsivo o il disturbo delirante (tipo somatico). L'esordio del problema E' stato ipotizzato che il problema possa emergere dopo il recupero da una grave malattia, o dopo la malattia di una persona cara o di un amico. Anche una propria condizione medica attuale può innescare ansia per la salute. Altri fattori che incidono sullo sviluppo, si ipotizza possano essere periodi di stress, una maggiore esposizione a informazioni su una malattia da parte dei media, tratti di personalità. Altre volte, una persona potrebbe iniziarsi a preoccuparsi eccessivamente per la propria salute quando si avvicina l'età in cui uno dei genitori è morto, soprattutto se prematuramente. Un esempio riportato da una persona con ansia per la propria salute. Mi sono svegliato con la vista offuscata dal mio occhio sinistro. Ho strofinato gli occhi e ho utilizzato un collirio. Ma quando la vista è rimasta offuscata per diversi giorni, la mia mente ha cominciato a vagare. C'è qualcosa di sbagliato in questo lato del mio cervello? Sono andato al computer, dove ho scritto su google"offuscamento della vista e tumore." 199.000 risultati, molti dei quali confermato i miei peggiori incubi. Sono stato preso da terrore. In realtà, un nero. Non volevo parlare con nessuno. Non volevo pensare. O mangiare. Stavo morendo. Sapevo che stavo morendo. Molto spesso nessuna rassicurazione aiuta. "Il cervello è così potente che può davvero convincersi della malattia", spiega Caroline Goldmacher-Kern, psicoterapeuta di New York specializzata in disturbi d'ansia. Secondo Suzanne Koven, "Tutte le malattie coinvolgono sia la mente e il corpo". La forma di psicoterapia che la ricerca scientifica ha dimostrato essere più efficace per questo problema è quella cognitivo-comportamentale. Tale terapia coinvolge attivamente il paziente nella risoluzione del disturbo e si concentra sull’apprendimento di modalità di pensiero e di comportamento più funzionali.
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Il timore da contaminazione è spesso descritto come un’intensa e persistente sensazione di essere stato contaminato, infettato da una persona, un luogo o un oggetto percepito sporco, impuro, infetto o dannoso. Sono state distinte due tipologie di timore da contaminazione:
Quali sono le differenze? La contaminazione fisica implica una sensazione esterna di sporco prodotta dal contatto fisico diretto o indiretto (o anche solo immaginato) con una sostanza, una persona o un oggetto considerata infettata da germi, batteri, sostanze tossiche, fluidi corporei. La contaminazione mentale, invece, è un senso di contaminazione psicologica, che implica una sensazione emotiva interna di “sporcizia” senza alcun contatto fisico di sorta (scatenata, ad esempio, da pensieri, parole, ricordi o immagini particolari). CONTAMINAZIONE FISICA O DA CONTATTO Le persone affette da ossessioni da contaminazione, quasi sempre, sono consapevoli che le preoccupazioni sono esagerate ma, a causa della sovrastima della probabilità del rischio di essere contagiate, non riescono di fare a meno di mettere in atto la condotta compulsiva (per esempio lavaggio); il solo pensiero di essere venuti a contatto con sostanze considerate rischiose innesca l’escalation dell’ansia e per ridurla vengono messi in atto dei comportamenti finalizzati a neutralizzare il rischio e a rassicurare la persona. Per lenire l’ansia e il dubbio si mettono in atto rituali sempre più complessi e sfinenti che occupano gran parte della giornata. Vediamo alcuni tipi di contaminazioni
Una delle ossessioni più diffuse è quella da contaminazione. Solitamente è correlata alla paura di contrarre un qualche tipo di malattia e/o di sentirsi responsabile del contagio di altre persone. Vediamo insieme un esempio. Si potrebbe temere di sviluppare il cancro e, per ridurre l'ansia, si potrebbe pensare a come prevenire questa possibilità preoccupandosi per esempio dei materiali tossici con cui si può venire a contatto, come l'amianto, o molte altre sostanze cancerogene che si trovano in prodotti di uso quotidiano. Chiaramente l'amianto è pericoloso, ma una persona con DOC da contaminazione può arrivare a limitare drasticamente la sua vita per non entrare in contatto con la sostanza. Per esempio, quando cammina davanti ad una casa che potrebbe avere rivestimenti in amianto, potrebbe pensare che l'acqua piovana ha probabilmente trasportato le particelle di amianto sul marciapiede, e ora che è asciutto potrebbero, mosse dall'aria, fissarsi sui vestiti. Nonostante il ragionamento e i tentativi di razionalizzare l'evento, il dubbio che possa essere successo rimane. "Chi può dirmi che non sia successo?" Vediamo cosa succede quando il dubbio riguarda la paura di poter aver contratto l'HIV. La persona che sperimenta questo tipo di DOC potrebbe evitare di toccare particolari oggetti, recarsi in alcuni posti, evitare determinate situazioni e proteggersi con dei lavaggi (del corpo e delle mani) , sottoporsi a numerosi controlli medici, controllare il proprio corpo alla ricerca di segni o sintomi che possono segnalare la presenza dell’HIV, lavare accuratamente e separatamente la propria biancheria con particolari disinfettanti, evitare qualsiasi rapporto “intimo” per il timore di essere contagiata o di contagiare qualcuno, documentarsi continuamente sulle modalità di trasmissione dell’HIV ecc. questi ed altri comportamenti vengono attuati per rassicurarsi almeno temporaneamente. Tutta questa attività volta a risolvere il dubbio può occupare gran parte della giornate e ciò porta la persona a sentirsi sempre più depressa, a pensare che la propria vita si stia compromettendo o che sia già compromessa. Vediamo un esempio Dopo visite mediche che escludono la possibilità di aver contratto la malattia, l'ansia diminuisce ma poi il dubbio ritorna per esempio " e se si fossero sbagliati a fare il test?" oppure se si rientra in contatto con una persona che potrebbe avere l'HIV, o con un oggetto che potrebbe essere stato toccato da un una persona che potrebbe essere affetta, ogni volta il dubbio è sempre più presente. Vediamo che succede a livello cognitivo. La persona con DOC da contaminazione da la mano ad una persona che non conosce e subito si insinua il dubbio "potrebbe avere l' HIV".
Il dubbio potrebbe insinuarsi toccando una maniglia di un bagno pubblico, o utilizzando il bagno, o toccando il denaro maneggiato da altri, baciando una persona, toccando una persona, toccando particolari oggetti, alla vista di una siringa, vedendo del sangue, vedendo la parola HIV, leggendo un articolo sull'HIV, sentendo la parola HIV, vedendo la foto di una persona con HIV, entrando in ospedale, stando in autobus o nei posti pubblici e toccando oggetti toccati da altri ecc. Il dubbio potrebbe insinuarsi anche non avendo toccato niente ma avendo il dubbio di averlo fatto. Qual'è la paura dietro a quest'ossessione? Cambia da persona a persona. Molti hanno paura della morte e la paura di morire di AIDS. Altri hanno paura del dolore e della durata della malattia., altri potrebbero temere i sintomi o gli effetti collaterali del trattamento (ad esempio, nausea). Altri temono che la malattia cronica sarà un peso per le loro famiglie. Temono una potenziale colpa. Altri temono lo stigma sociale associato con l'AIDS e si preoccupano di quello che penserebbero gli altri, potrebbero supporre che essi siano promiscui o omosessuali. Alcuni temono la responsabilità di infettare involontariamente gli altri. Le linee guida internazionali consigliano una terapia farmacologica combinata con una terapia cognitivo comportamentale. La terapia cognitivo-comportamentale ha come obiettivo quello di ridurre la quantità e la frequenza dei sintomi e la vulnerabilità al disturbo. La tecnica maggiormente utilizzata è l'Esposizione con prevenzione della risposta. L'esposizione consiste nell' esporre la persona in modo graduato o prolungato allo stimolo che porta disagio (es. la vista della parola HIV) in questo modo la persona sperimenterà ansia in modo protetto e con gli strumenti adeguati di gestione e piano piano si ridurrà la pericolosità dello stimolo. Inoltre, dopo il contatto, si bloccheranno i comportamenti che di solito vengono messi in atto quando sorge il dubbio. |
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