La vergogna è un emozione sociale che si prova quando si è in relazione con altre persone. Ci si può vergognare per qualcosa che si ha commesso o per quello che si è, per quello che si ha o non si ha, per i propri pensieri, le proprie emozioni e per il proprio corpo. Lo scopo che si trova dietro alla vergogna è quello di dare una buona immagine di sè, ovvero di ricevere valutazioni positive dagli altri. L'esperienza di imbarazzo avvisa della mancata aderenza del proprio comportamento a determinati standard sociali e che lo scopo della buona immagine sta per essere compromesso. Ad esempio, se nel bel mezzo di una presentazione importante, inavvertitamente, capita di inciampare e di cadere, o di rovesciare una bevanda, o che i pantaloni si strappino, si può provare vergogna. I segnali caratteristici dell’emozione della vergogna sono segnali fisici come sudare, tremare, arrossire, balbettare e avere la voce tremante. Le situazioni che possono creare vergogna cambiano da persona a persona e dipendono dalla valutazione globale che diamo a noi stessi. Lo stesso stimolo può apparire come segnale di inadeguatezza per una persona ma non per un'altra. Secondo Lewis (1992), le situazioni che possono elicitare quest’emozione sono:
Il comportamento che spesso viene messo in atto per non provare questa emozione è l'evitamento di tutte quelle situazioni che possono far provare imbarazzo. Se l'emozione non viene evitata e ci si trova in una situazione di forte vegogna, il corpo tenderà a cercare di nascondersi, farsi piccolo, invisibile e fuggire dagli sguardi altrui, avendo la percezione di essere stati scoperti . A sua volta, il provare vergogna e i segnali corporei connessi a tale emozione, possono essere oggetto di un ulteriore valutazione negativa. Oltre alla vergogna per la situazione imbarazzante, si può provare vergogna per la propria vergogna. Ma a che serve la vergogna se fa sentire così a disagio? La vergogna probabilmente si è evoluta per mantenere l'ordine sociale, comunicando agli altri attraverso i segnali non verbali, che si comprende la scorrettezza del loro comportamento e si cercherà di fare meglio (Miller, 2007). I ricercatori hanno scoperto che le persone che mostrano imbarazzo per le loro trasgressioni sociali sono più inclini ad essere amate, perdonate e di conseguenza, il loro imbarazzo salva la loro faccia (Keltner e Anderson, 2000).
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La rabbia è un' emozione innata cioè riscontrabile in qualsiasi popolazione e sin dalla primissima infanzia e ha un elevato valore adattivo. Quando si è arrabbiati, tutta l'energia si concentra nella parte alta del corpo e la sensazione è quella di stare per esplodere. Le mani sembrano “infuocate”, per questo, l'istinto, può portare a tirare pugni sul tavolo o sul muro per scaricare la rabbia che sentiamo. Anche digrignare/mostrare i denti è un tipico atto motorio che l'evoluzione ha mantenuto e che serve per preparare all'attacco. Lo scopo della rabbia è la difesa della propria immagine, il ristabilire la giustizia e conservare la propria dignità personale. Possiamo quindi considerarla come un segnale di allarme che ci informa della presenza di un ostacolo nel raggiungimento dei nostri obiettivi o della violazione dei nostri diritti. Quando si prova rabbia, anche il corpo subisce delle modificazioni: il battito cardiaco accelera il ritmo, avviene un aumento della tensione muscolare, della pressione sanguigna, il respiro si fa affannoso, le narici si dilatano e sopraggiunge una sensazione soggettiva di calore e di irrequietezza. L’intensità e la durata dell'espressione dell'emozione aumentano quando l’individuo si accorge di avere poco potere nel far fronte a gli eventi che l’hanno generata. In seguito all'emozione, viene solitamente messo in atto un comportamento. Il comportamento espresso dipende dalla cultura di appartenenza, da ciò che si ha appreso dall'ambiente e dai modelli educativi nell'infanzia e dalle abilità di regolazione emozionale possedute dalla persona. Gestire la rabbia in modalità non distruttiva significa apprendere come utilizzare comportamenti alternativi e più funzionali per poter esprimere tale emozione, come ad esempio la comunicazione assertiva . QUANDO LA RABBIA DIVENTA DISFUNZIONALE Secondo Vendittelli (2003) la rabbia è disfunzionale quando:
Allo stesso modo, l'inibizione e la soppressione della rabbia sono comportamenti disfunzionali che nel tempo possono portare a passività e una sensazione di impotenza . L'obiettivo, nella gestione della rabbia non è eliminare o ridurre quest'emozione ma imparare a controllarla senza sopprimerla. Per esempio:
Alcune fobie specifiche come quella del sangue e delle siringhe possono portare, come risposta ultima, lo svenimento. Ma perché sveniamo? Per comprendere cosa accade nel nostro cervello al momento dello svenimento dobbiamo prima introdurre alcune informazioni sul sistema nervoso autonomo . Esso è formato da due componenti: - il sistema simpatico o ortosimpatico ( media le risposte di attacco o fuga dell’individuo e si attiva nel panico) -il sistema parasimpatico (che media le risposte a riposo dell’organismo) Lo svenimento, a seguito di fobie, è dovuto ad una reazione del corpo detta sincope vasovagale che si compone di due tempi. In un primo tempo si attiva la componente ortosimpatica , portando un aumento del battito cardiaco, un aumento della pressione, della respirazione, come se il corpo si preparasse ad attaccare o a fuggire. In un secondo tempo viene attivata la componente parasimpatica che ha funzioni opposte come una diminuzione della pressione arteriosa e il rallentamento del battito cardiaco e della respirazione . Il susseguirsi dei due tempi avviene molto rapidamente in questo modo abbiamo dopo una forte attivazione, un brusco rallentamento, che portando allo svenimento. L'evoluzione e le risposte dell'organismo davanti ad una minaccia Quando viene percepita una forte minaccia, vengono attivate delle modalità di sopravvivenza che prevedono una sequenza di risposte. Secondo Porges, nella sua Teoria Polivagale, l'attivazione del sistema di difesa inizia con un'immediata e automatica immobilità (freezing) comandata dal sistema ortosimpatico e accompagnata da tachicardia e iperpnea oltre che da un incremento del tono muscolare che ha il fine di preparare alla fuga (flight) o alla lotta (fight). Se ciò non fosse possibile, può subentrare la manifestazione estrema, anch'essa automatica, del sistema di difesa: una variante della sincope vagale nota come finta morte. Immaginiamo una preda davanti ad un leone
Riconoscere i segnali di attivazione e di rallentamento che possono manifestarsi alla presenza dell'oggetto fobico con sudorazione fredda, testa leggera, capogiri, nausea, blocco allo stomaco, agitazione è fondamentale per provare a bloccare la risposta. Nel momento di attivazione del corpo è possibile ricorrere alla respirazione lenta, che come già accennato in precedenti articoli, consiste nel porre attenzione al proprio respiro e rallentare i tempi di entrata e uscita dell'aria dal naso. Quando si attiva la componente parasimpatica si consiglia di tendere per esempio i muscoli delle gambe e delle braccia finché non si sente calore al viso (circa 10 secondi) dopo una pausa di 20 secondi, ripetere l'esercizio per 5 volte. Applicando questo tipo di tensione controbilanciamo la diminuzione della pressione arteriosa. Il Natale per molti rappresenta un momento di allegria, di spensieratezza, di riposo, un'opportunità per passare del tempo in famiglia e godersi quell' atmosfera magica che fa tornare un pò bambini. Per altre persone il Natale porta con se un vuoto, una sensazione di isolamento, di preoccupazione, di ansia o stress . Le vacanze sono infatti spesso seguite da una vertiginosa serie di richieste - feste, shopping, preparazione di pasti, pulizia, stare insieme ai familiari, mostrarsi sereni..per citarne solo alcuni. Vediamone insieme più approfonditamente alcuni: IL COSTO e IL CONSUMISMO Per cominciare, il Natale può diventare molto costoso. Non solo per i regali, ma anche per gli addobbi, l'organizzazione di pranzi e cene con parenti, possibili vacanze e spostamenti. LA SCELTA DEI REGALI Soldi a parte, fare regali può aumentare livello di stress, possono sopraggiungere dubbi, incertezze su cosa all'altro piacerà , su cosa acquistare e dove . ORGANIZZAZIONE Lo stress del Natale è anche organizzare i pranzi con i parenti, fare la spesa, preparare i classici tortellini per tutti, scegliere i secondi piatti, cucinare i dolci. CONFLITTI FAMILIARI Un'altra grande fonte di stress a Natale possono essere i conflitti familiari e le discussioni ancora accese che possono tornare fuori stando insieme. Rabbia, vergogna , tristezza possono portare ad evitare riunioni di famiglia , pranzi e cene e rimanere da soli . SOLITUDINE Alcune persone a Natale si sentono particolarmente sole, con la sensazione di non avere con nessuno legami profondi, e, osservando gli altri, è come se pensassero che tutti sono più felici. C'è una forte sensazione di mancanza, di solitudine, di voglia di affetto e di comprensione che il Natale accentua ancora di più. A volte queste sensazioni possono essere ricondotte ad un lutto o ad un evento specifico. Altre volte la mancanza e la solitudine non hanno una causa tangibile ma sono presenti anche se razionalmente non se ne riconosce la causa. E' come se si venisse investiti da una nuvola di tristezza. COSA FARE IN QUESTI CASI?
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Aprile 2020
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