Alcune persone nonostante la motivazione e la consapevolezza di aver bisogno di un percorso psicologico, dentro di sé sentono di non riuscire a fare il passo successivo.. fissare il primo appuntamento. Così rimangono per molto tempo in una situazione di sofferenza, ricorrendo all'aiuto solo quando si ritrovano a star male in maniera insopportabile. L'aiuto dello psicologo, invece, sarebbe molto più utile quando ancora la sofferenza non si è consolidata in modo patologico e cronico, intervenendo nella crisi ed evitando di arrivare ad una situazione di disagio intollerabile. Vediamo insieme alcune delle resistenze più comuni che portano a ritardare il contatto con lo psicologo. Paura di parlare al telefono con uno sconosciuto e che già dalla prima telefonata possa percepire le nostre difficoltà e farsi un'idea di noi. Dietro questa paura c'è spesso l'ansia di essere giudicati. Ricordati che lo psicologo è un professionista e che non emette giudizi sull'altro ma che è pronto a sintonizzarti con la tua sofferenza per comprendere il tuo mondo e aiutarti. Paura di svelarsi e che lo psicologo possa comprendere cose brutte di voi. Ciò può derivare dalla credenza che se l'altro ci conoscesse davvero non ci accetterebbe a causa dei nostri difetti e per questo è meglio non svelarsi mai del tutto. Inoltre, anche se non ci svelassimo, potremmo aver paura che lo psicologo riesca lo stesso a percepire questa difettosità anche solo guardandoci e se ciò avvenisse potrebbe significare che è proprio così e non solo una nostra sensazione e ci sentiremo scoperti! Lo psicologo non sta lavorando per farti sentire in questo modo, ma per aiutarti a sentirtici il meno possibile e non aver paura di avere qualcosa che non va perché molto spesso queste sensazioni derivano dalla propria storia di vita e sono solo delle sensazioni. Paura di essere rimproverati anche solo con lo sguardo e non compresi nella sofferenza. Uno dei compiti dello psicologo è riuscire ad accogliere l'altro e comprendere la sua sofferenza, senza rimproverare o giudicare. Ci sono persone che sono molto sensibili ai rimproveri, per cui basta uno sguardo accigliato per aprire una ferita, se anche a te capita ciò parlane con il tuo psicologo e vedrai che potrà aiutarti a ridurre questa sensibilità alla critica. Io non ho bisogno di uno psicologo. Sono abbastanza forte per risolvere i miei problemi da solo, inoltre solo i falliti chiedono aiuto.Per alcune persone non riuscire a risolvere da soli i propri problemi e dover chiedere aiuto è qualcosa di molto doloroso, che li porta a percepirsi come non vorrebbero mai: dei falliti e dei deboli. Sono solitamente persone che sono sempre riuscite a farcela da soli e non capiscono perché ora non vi riescono più. Le persone che vanno dallo psicologo non sono falliti o dei deboli. Sono persone che vogliono modificare qualcosa che non va nella propria vita e non rimanere in una situazione di stallo e di sofferenza, persone che vogliono stare meglio , crescere, riuscire ad apprendere nuovi strumenti con cui affrontare la vita e comprendere il proprio funzionamento. Non mi sento così pazzo da dover andare dallo psicologo. Non è necessario avere una diagnosi con un problema di salute mentale per “andare dallo psicologo”. Anzi, come dicevamo sopra, dallo psicologo è importante andare prima che il problema si cronicizzi, invece spesso si sottovaluta il problema pensando che con il tempo passerà da solo, che forse è solo un periodo e si inizia così la dura convivenza con attacchi di panico, ansia, depressione quando invece un intervento tempestivo potrebbe essere efficace. Tutti gli psicologi vogliono parlare dell'infanzia. Se ci sono degli argomenti di cui preferisci non parlare, lo psicologo rispetterà questa tua volontà e ci si potrà focalizzare maggiormente sul tuo problema attuale. La Psicoterapia si sa quando inizia e non si sa quando finisce e inoltre costa troppo. Un altra paura è quella di dover iniziare percorsi che durano anni e dover spendere un occhio della testa. Quando contatti per la prima volta uno psicologo puoi chiedere la tariffa , ogni professionista ha un suo tariffario ed alcuni sono accessibili e molti professionisti vengono incontro alle possibilità di spesa del loro cliente. Se hai problematiche economiche potresti inoltre rivolgerti al sistema sanitario pubblico e farti fare un'impegnativa dal tuo medico di base. La salute e l'equilibrio psicologico sono importanti quanto la salute fisica , non trascinarti i problemi a lungo nel tempo . Nessuno può aiutarmi , i miei problemi sono irrisolvibili . Alcune persone sono convinte che per i loro problemi non ci sia soluzione. Questo pessimismo può nascondere, ad esempio la paura di cambiare o la paura di andare incontro ad un ulteriore delusione. Magari sperare in qualcosa e poi non vederlo verificato. Solo affrontando queste paure potrà essere possibile un cambiamento , stare fermi e aspettare che passi è qualcosa è un comportamento che è già stato messo in atto tante volte e che non ha funzionato anzi ha portato a vedere quei problemi come ancora più grandi. Paura di diventare dipendente dallo psicologo. Per alcune persone è difficile chiedere aiuto a uno psicologo perché pensano che ne diventeranno dipendenti. Il compito dello psicologo è al contrario aiutare la persona ad andare verso la propria autonomia.
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Lo stress può essere considerato una risposta adattativa a situazioni ambientali percepite come pericolose a cui il corpo risponde attraverso la produzione di ormoni e neuro-trasmettitori. Un'attivazione ripetuta di questo circuito può portare ad uno stato di iperattivazione adrenalinica che nel tempo può portare ad indebolire il sistema immunitario e cardiovascolare. Alla fine degli anni ’70 il termine Burnout è stato utilizzato per indicare una forma particolare di stress lavorativo specifico delle professioni di aiuto (infermieri, medici, psicologi, insegnanti/educatori, assistenti sociali, poliziotti, vigili del fuoco, psichiatri, operatori socio-sanitari etc.). Le professioni d'aiuto richiedono infatti un continuo confronto con la sofferenza che in alcuni casi può diventare insostenibile per il forte impegno sul piano emotivo. Burnout: sintomi fisici che più spesso si presentano : •Stanchezza e facile esauribilità •Insonnia e aumentato bisogno di dormire •Alterazioni del ritmo circadiano •Disturbi gastrointestinali •Dolori (viscerali, muscolari, cefalea) •Crisi di affanno •Vertigini e capogiri Burnout: sintomi psicologici •Stato di costante tensione emotiva •Ansia e irritabilità •Senso di frustrazione •Demoralizzazione e/o depressione •Sentimenti di fallimento •Apatia e noia Burnout: comportamenti messi in atto •Distacco emotivo e/o cinismo •Ritardi sul lavoro, assenteismo, turnover •Trattare i pazienti come fossero oggetti •Reazioni negative verso i familiari dei pazienti e verso i coleghi •Oppositività all’ambiente e difficoltà nelle relazioni interpersonali •Uso di sostanze (farmaci e alcol) A differenza di una condizione generica di stress, il burnout è una condizione prolungata nel tempo che tende a cronicizzarsi e che difficilmente è superabile autonomamente. Il burnout si sviluppa attraverso una serie di fasi: 1)FASE DELL’ENTUSIASMO: caratterizza gli esordi della carriera in ambito sanitario dove sono spesso presenti forti spinte altruistiche che porteranno ad entrare a stretto contatto con la sofferenza altrui. 2)FASE DELLA STAGNAZIONE: questa fase è caratterizzata dalla delusione per gli obiettivi non raggiunti . 3)FASE DELLA FRUSTRAZIONE: c'è una percezione del proprio fallimento, dal quale non si riesce a vedere una via d’uscita, e ciò è all’origine di una condizione depressiva.L'operatore pensa di non essere più in grado di aiutare nessuno e rischia di rivolgere la propria aggressività verso l’utenza dimostrando una totale assenza d’empatia e di disponibilità. 4)FASE DELL’APATIA: si caratterizza per un totale disinvestimento dalla professione sanitaria, per cui l’atteggiamento verso i colleghi e i pazienti diventa distanziante e apatico. Questa fase porta al burnout vero e proprio. L’operatore percepisce un senso di inadeguatezza rispetto alle proprie capacità di stabilire una relazione d’aiuto, arrivando a vivere una condizione di fallimento personale. Prevenire il burnout è possibile grazie a: L’informazione che mira a far conoscere questo fenomeno e ad offrire utili consigli per prevenirlo; La formazione e la supervisione attraverso esperienze di gruppo o discussione di casi . Interventi specifici attraverso la strutturazione, in base alle esigenze organizzative, di programmi anti stress studiati sulla mansione lavorativa. |
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