«La prima volta è successo in albergo», racconta Violante Placido, «Mani fredde, battito cardiaco impazzito, una debolezza infinita. E io che penso: “Oddio, ho un infarto…” Ero sola, in albergo: mi sono stesa sul pavimento, con i piedi in alto. Niente da fare, la crisi non passava. Allora ho chiamato il portiere: “Sto malissimo, mi mandi un dottore”. Mi tremavano le mani, non riuscivo a reggere la cornetta". L'attacco di panico può farti sentire come se stessi per morire. Ciò accade perchè gli attacchi di panico possono mimare i sintomi di gravi condizioni di salute. E' per questo fondamentale che si parli con il proprio medico prima di iniziare qualsiasi programma di trattamento di panico. I sintomi di un attacco di panico:
Leggendo attentamente la sintomatologia si può comprendere il motivo per cui il panico è così spaventoso: si camuffa da qualcosa di diverso da quello che in realtà è. In molti casi, gli individui che hanno attacchi di panico non comprendono, nell'apice dell'attacco, ciò che sta accadendo e interpretano i sintomi del panico come un infarto o un altro segno di una grave condizione medica. Dopo il primo attacco, molti individui spesso vivono nella paura che possa verificarsene un altro. Di conseguenza, cercano di prevenire ed evitare eventuali situazioni in cui potrebbero sorgere. Molto spesso questi evitamenti e precauzioni non fanno altro che mantenere il problema. Nella Terapia Cognitivo Comportamentale, la tecnica utilizzata per ridurre il panico è l'esposizione comportamentale, lavorando prima sullo spezzare i circoli viziosi che alimentano il panico che spesso si rafforzano proprio da ciò che la persona fa come prevenzione e protezione. Inoltre è importante lavorare sulla consapevolezza, fondamentale per apprendere come funziona l'ansia e riconoscere un attacco di panico per quello che è: un’ondata di adrenalina e non una morte imminente o una grave malattia.
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L'agorafobia viene oggi definita come l’ansia relativa al trovarsi in luoghi o situazioni da dove sia difficile (o imbarazzante) allontanarsi oppure, dove sia difficile o impossibile ricevere aiuto nel caso in cui si verifichino attacchi di panico. A causa delle radici latine della parola Agorafobia (’Agorà”= piazza) spesso si crede erroneamente che con questo termine ci si riferisca alla paura di stare in luoghi aperti . Vediamo allora insieme più approfonditamente cosa significa AGORAFOBIA. L'agorafobia è quindi la paura di sperimentare la sintomatologia del panico in alcune specifiche situazioni. (Zuercher-White e Pollard, 2003). Per sintomatologia si intendono sia veri e propri attacchi di panico, che sperimentare i correlati fisiologici del panico senza che sia arrivi al picco di ansia, come sudorazione, vertigini, disorientamento, difficoltà di respirazione, batticuore, nausea, diarrea, problemi gastrointestinali, vomito, mal di testa, dissociazioni, depersonalizzazione, o derealizzazione. Le situazioni correlate all'Agorafobia La paura di avere un attacco di panico è più forte in determinate situazioni. Per esempio:
La paura di avere attacchi di panico contribuisce ad evitare alcune situazioni e a modificare la propria routine quotidiana. Per esempio:
Per molte persone che vanno incontro a questo disturbo, è spesso difficile fare le cose da soli e hanno bisogno di essere accompagnati da una persona di fiducia per sentirsi sicuri. Quando ci si trova in un luogo temuto si diventa molto ansiosi e angosciati, con un intenso desiderio di fuggire. Per evitare queste sensazioni si preferisce rimanere a casa per la maggior parte del tempo. Alle volte, si possono sperimentare attacchi di panico anche a casa, e per questo si sente un estremo bisogno di qualcuno vicino in ogni momento. L'evitamento delle situazioni ansiogene può avere successo nel breve tempo ma con la conseguenza di modificare la propria quotidianità con numerose restrizioni che tendono ad aumentare con il tempo e ad influenzare la vita della persona e dei suoi familiari. Spesso l' agorafobia si presenta insieme ad un disturbo di panico, ma può anche accompagnarsi con un disturbo ossessivo compulsivo, con ansia sociale, con un disturbo d'ansia generalizzato e con altri disturbi correlati all'ansia. Agorafobia può essere trattata con la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) utilizzando come tecniche la ristrutturazione cognitiva e le esposizione comportamentali. Per alcune persone che soffrono di attacchi di panico, viaggiare può trasformarsi nel peggior incubo. Stare lontani da casa, ritrovarsi in posti affollati, lunghi viaggi in macchina, stare costretti in un treno o in un aereo, fare code agli sportelli e andare al ristorante. Queste sono alcune situazioni che possono portare al panico. Per i viaggi in macchina la paura può essere correlata a :
La paura di volare può essere legata a:
La paura di viaggiare in treno è spesso legata a :
L'ansia da viaggio può non essere dovuta solamente al problema del mezzo di trasporto. Esistono numerose fobie come per esempio : la fobia degli insetti, dell’acqua e dello sporco. Inoltre, le persone ansiose, possono temere di perdere il controllo di sé in vacanza o di ritrovarsi in spazi affollati o aperti dove potrebbero avere un attacco di panico, oppure, potrebbero pensare che in loro assenza possa accadere qualcosa di grave a casa. Cosa fare? Provare a superare le paure che possono altrimenti portare a modificare la propria vita e richiedere l'aiuto ad un esperto in caso di necessità. Fobie legate ai viaggi possono essere trattate con l' esposizione, un trattamento evidence-based, sostenuto dalla ricerca scientifica. L'esposizione è una tecnica comportamentale che porta ad affrontare in modo graduale la situazione temuta con la guida di un professionista addestrato. E se avessi un attacco di panico mentre sto guidando? Dove potrei fermarmi? A volte il panico può essere associato ad una condizione psicologica che prende il nome di agorafobia. L'agorafobia è la paura di avere un attacco di panico in alcuni luoghi o in alcune situazioni dove sarebbe difficile allontanarsi o chiedere aiuto se dovesse sopraggiungere un attacco di panico. Vediamo insieme alcuni luoghi che spesso vengono evitati per questo timore:
Alcune ricerche hanno visto che le persone con agorafobia hanno difficoltà a stare lontane dalle persone e dai loghi familiari, sono sensibili negli spazi aperti e nelle situazioni chiuse (per situazioni chiusi si intendono sia relazioni strette che luoghi chiusi che limitano la libertà). Vediamo cosa succede quando la situazione agorafobica che viene evitata riguarda o il guidare o il viaggiare in macchina come passeggero.
L'evitamento della guida avviene a volte dopo un attacco di panico avvenuto in macchina in cui si ha la sensazione di aver potuto creare un incidente, perdere il controllo e fare del male a se stessi e agli altri. “se non guido evito di avere l'attacco di panico e quindi di mettere a repentaglio la mia vita e quella degli altri”. L'evitamento riduce nel breve tempo l’ansia facendo sentire la persona più tranquilla, ma i costi da pagare diventano alti nel lungo periodo in termini di qualità della vita e della propria autostima. L'autonomia della persone si riduce e si diventerà sempre più dipendenti dagli altri. Tutto questo crea un ulteriore problema costituito dalle le valutazioni negative che le persone fanno a se stesse per il fatto di avere questo problema. Per esempio: "non riuscirò più a guidare", "sono un peso per gli altri", " sto rovinando la mia vita e quella degli altri", "sono debole, incapace, stupido, difettoso " . Tutti questi pensieri rivolti a se stessi possono portare depressione, scarsa autostima e ansia generalizzata e influenzare ogni ambito della vita, da quello lavorativo a quello sociale. Evitando di guidare l'ipotesi iniziale "avrò un attacco di panico e perderò il controllo della macchina" non può essere smentita e il problema si mantiene nel tempo. L'elemento essenziale nella terapia cognitivo- comportamentale è l'esposizione graduata alle situazioni temute dopo aver fornito alla persona delle strategie per riuscire a gestire la possibilità che l'attacco di panico sopraggiunga . Molte persone con questo problema non hanno mai avuto un vero incidente in macchina ma si sono sentite molte volte come se stessero per farlo. E ricordano il guidare la macchina come tanti "quasi incidenti". L'esposizione permette alla persona di confrontarsi con la minaccia e metterla in discussione finchè non si arriva alla consapevolezza che il controllo della vettura non si può perdere con il panico e riacquistando così la sicurezza perduta. Di solito ciò avviene per gradi, iniziando da una strada privata, per poi passare al quartiere e infine in autostrada. Immaginate di camminare in una strada solitaria. È il tramonto. Le luci della strada non sono state ancora accese. Il rumore del traffico si sente provenire solo da distante. Improvvisamente, tre giovani escono da dietro una veranda e iniziano a camminare in silenzio dietro di voi, sempre più vicini. Hanno nelle mani delle mazze da baseball. Immaginate come il vostro corpo possa reagire in questa situazione. Il respiro può farsi più profondo, i muscoli diventano tesi, la frequenza cardiaca e la pressione aumentano, la bocca diventa asciutta, le pupille di dilatano. Tutto il tuo corpo si sta preparando per una lotta o per una fuga. Un medico che appare improvvisamente al vostro fianco con uno stetoscopio si accorge immediatamente di tutte le risposte fisiologiche attivate. Immaginatevi nella scena, secondo voi sareste consapevoli di tutti i vari cambiamenti che avvengono nel vostro corpo? o nella situazione di pericolo l'attenzione sarà focalizzata sulla minaccia? Se vi trovaste a vivere una situazione di pericolo nella realtà probabilmente la vostra attenzione sarà focalizzata sulla minaccia, cercando di tenere sotto controllo, in questo caso i tre giovani. Ci si starà guardando intorno disperatamente cercando un modo per scappare, senza fare caso alle sensazioni corporee. L'attivazione che si crea può permettere di notare un portone aperto dove rifugiarsi e fuggire dal pericolo. Questo episodio ha causato una forte paura ma non è un attacco di panico. Vediamo perchè. Nell' attacco di panico solitamente non vi è alcuna minaccia evidente. L'attacco può avvenire mentre si è tranquillamente seduti in un ristorante o in macchina. L' attivazione fisica è la stessa, ma la minaccia percepita è diversa. Nel disturbo di panico l'attenzione non è focalizzata sull'esterno ma sull'interno (sui sintomi fisici e sui pensieri). Alcune persone che soffrono di disturbo di panico si focalizzano principalmente sul loro frequenza cardiaca, che sembra andare sempre più veloce e la paura è quella di poter avere un attacco di cuore. Altri sentono di non avere abbastanza fiato e vanno iperventilazione. Poiché non vi è alcuna minaccia esterna, non c'è modo di scappare. La paura è spesso quella di perdere il controllo di se stessi e fare qualcosa di imbarazzante o pericoloso, come urlare o cadere a terra. Riassumendo:
Il disturbo da panico può essere una condizione molto invalidante per le persone che ne soffrono. I trattamenti per la cura del disturbo di panico attualmente ritenuti dalla comunità scientifica come più efficaci sono la psicoterapia e la terapia farmacologica se risulta necessaria. Prima di seguire un trattamento per il panico è consigliabile eseguire una visita medica completa per escludere altre possibili cause dei disturbi. Questo è necessario perché una serie di altre condizioni (come i livelli eccessivi di ormone tiroideo, alcuni tipi di epilessia, o aritmia cardiaca) possono causare sintomi simili al panico. Psicoterapia Cognitivo Comportamentale per il Disturbo da Panico. Il trattamento cognitivo-comportamentale prevede un protocollo che contiene le seguenti procedure:
Nella terapia cognitivo-comportamentale (CBT), il terapeuta conduce un'attenta ricerca dei pensieri e delle emozioni che accompagnano gli attacchi di panico, l'obiettivo finale è interrompere i comportamenti e i processi che alimentano il disturbo. Dopo aver ricostruito il funzionamento del panico vengono messe in discussione le credenze e i pensieri catastrofici che accompagnano l'attacco. Possono poi venire insegnate tecniche di rilassamento ed esercizi di respirazione per evitare l'iperventilazione. Vengono inoltre utilizzate tecniche di esposizione che consistono nell'esporre la persona allo stimolo ansiogeno in modo graduato e/o l'esposizione alle sensazioni fisiche e mentali (come il battito cardiaco accelerato) collegate al panico. Bibliografia Panic Disorder Treatment. John M. Grohol, Psy.D. |
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