La rabbia è un' emozione innata cioè riscontrabile in qualsiasi popolazione e sin dalla primissima infanzia e ha un elevato valore adattivo. Quando si è arrabbiati, tutta l'energia si concentra nella parte alta del corpo e la sensazione è quella di stare per esplodere. Le mani sembrano “infuocate”, per questo, l'istinto, può portare a tirare pugni sul tavolo o sul muro per scaricare la rabbia che sentiamo. Anche digrignare/mostrare i denti è un tipico atto motorio che l'evoluzione ha mantenuto e che serve per preparare all'attacco. Lo scopo della rabbia è la difesa della propria immagine, il ristabilire la giustizia e conservare la propria dignità personale. Possiamo quindi considerarla come un segnale di allarme che ci informa della presenza di un ostacolo nel raggiungimento dei nostri obiettivi o della violazione dei nostri diritti. Quando si prova rabbia, anche il corpo subisce delle modificazioni: il battito cardiaco accelera il ritmo, avviene un aumento della tensione muscolare, della pressione sanguigna, il respiro si fa affannoso, le narici si dilatano e sopraggiunge una sensazione soggettiva di calore e di irrequietezza. L’intensità e la durata dell'espressione dell'emozione aumentano quando l’individuo si accorge di avere poco potere nel far fronte a gli eventi che l’hanno generata. In seguito all'emozione, viene solitamente messo in atto un comportamento. Il comportamento espresso dipende dalla cultura di appartenenza, da ciò che si ha appreso dall'ambiente e dai modelli educativi nell'infanzia e dalle abilità di regolazione emozionale possedute dalla persona. Gestire la rabbia in modalità non distruttiva significa apprendere come utilizzare comportamenti alternativi e più funzionali per poter esprimere tale emozione, come ad esempio la comunicazione assertiva . QUANDO LA RABBIA DIVENTA DISFUNZIONALE Secondo Vendittelli (2003) la rabbia è disfunzionale quando:
Allo stesso modo, l'inibizione e la soppressione della rabbia sono comportamenti disfunzionali che nel tempo possono portare a passività e una sensazione di impotenza . L'obiettivo, nella gestione della rabbia non è eliminare o ridurre quest'emozione ma imparare a controllarla senza sopprimerla. Per esempio:
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Alcune fobie specifiche come quella del sangue e delle siringhe possono portare, come risposta ultima, lo svenimento. Ma perché sveniamo? Per comprendere cosa accade nel nostro cervello al momento dello svenimento dobbiamo prima introdurre alcune informazioni sul sistema nervoso autonomo . Esso è formato da due componenti: - il sistema simpatico o ortosimpatico ( media le risposte di attacco o fuga dell’individuo e si attiva nel panico) -il sistema parasimpatico (che media le risposte a riposo dell’organismo) Lo svenimento, a seguito di fobie, è dovuto ad una reazione del corpo detta sincope vasovagale che si compone di due tempi. In un primo tempo si attiva la componente ortosimpatica , portando un aumento del battito cardiaco, un aumento della pressione, della respirazione, come se il corpo si preparasse ad attaccare o a fuggire. In un secondo tempo viene attivata la componente parasimpatica che ha funzioni opposte come una diminuzione della pressione arteriosa e il rallentamento del battito cardiaco e della respirazione . Il susseguirsi dei due tempi avviene molto rapidamente in questo modo abbiamo dopo una forte attivazione, un brusco rallentamento, che portando allo svenimento. L'evoluzione e le risposte dell'organismo davanti ad una minaccia Quando viene percepita una forte minaccia, vengono attivate delle modalità di sopravvivenza che prevedono una sequenza di risposte. Secondo Porges, nella sua Teoria Polivagale, l'attivazione del sistema di difesa inizia con un'immediata e automatica immobilità (freezing) comandata dal sistema ortosimpatico e accompagnata da tachicardia e iperpnea oltre che da un incremento del tono muscolare che ha il fine di preparare alla fuga (flight) o alla lotta (fight). Se ciò non fosse possibile, può subentrare la manifestazione estrema, anch'essa automatica, del sistema di difesa: una variante della sincope vagale nota come finta morte. Immaginiamo una preda davanti ad un leone
Riconoscere i segnali di attivazione e di rallentamento che possono manifestarsi alla presenza dell'oggetto fobico con sudorazione fredda, testa leggera, capogiri, nausea, blocco allo stomaco, agitazione è fondamentale per provare a bloccare la risposta. Nel momento di attivazione del corpo è possibile ricorrere alla respirazione lenta, che come già accennato in precedenti articoli, consiste nel porre attenzione al proprio respiro e rallentare i tempi di entrata e uscita dell'aria dal naso. Quando si attiva la componente parasimpatica si consiglia di tendere per esempio i muscoli delle gambe e delle braccia finché non si sente calore al viso (circa 10 secondi) dopo una pausa di 20 secondi, ripetere l'esercizio per 5 volte. Applicando questo tipo di tensione controbilanciamo la diminuzione della pressione arteriosa. Il Natale per molti rappresenta un momento di allegria, di spensieratezza, di riposo, un'opportunità per passare del tempo in famiglia e godersi quell' atmosfera magica che fa tornare un pò bambini. Per altre persone il Natale porta con se un vuoto, una sensazione di isolamento, di preoccupazione, di ansia o stress . Le vacanze sono infatti spesso seguite da una vertiginosa serie di richieste - feste, shopping, preparazione di pasti, pulizia, stare insieme ai familiari, mostrarsi sereni..per citarne solo alcuni. Vediamone insieme più approfonditamente alcuni: IL COSTO e IL CONSUMISMO Per cominciare, il Natale può diventare molto costoso. Non solo per i regali, ma anche per gli addobbi, l'organizzazione di pranzi e cene con parenti, possibili vacanze e spostamenti. LA SCELTA DEI REGALI Soldi a parte, fare regali può aumentare livello di stress, possono sopraggiungere dubbi, incertezze su cosa all'altro piacerà , su cosa acquistare e dove . ORGANIZZAZIONE Lo stress del Natale è anche organizzare i pranzi con i parenti, fare la spesa, preparare i classici tortellini per tutti, scegliere i secondi piatti, cucinare i dolci. CONFLITTI FAMILIARI Un'altra grande fonte di stress a Natale possono essere i conflitti familiari e le discussioni ancora accese che possono tornare fuori stando insieme. Rabbia, vergogna , tristezza possono portare ad evitare riunioni di famiglia , pranzi e cene e rimanere da soli . SOLITUDINE Alcune persone a Natale si sentono particolarmente sole, con la sensazione di non avere con nessuno legami profondi, e, osservando gli altri, è come se pensassero che tutti sono più felici. C'è una forte sensazione di mancanza, di solitudine, di voglia di affetto e di comprensione che il Natale accentua ancora di più. A volte queste sensazioni possono essere ricondotte ad un lutto o ad un evento specifico. Altre volte la mancanza e la solitudine non hanno una causa tangibile ma sono presenti anche se razionalmente non se ne riconosce la causa. E' come se si venisse investiti da una nuvola di tristezza. COSA FARE IN QUESTI CASI?
L'ansia da terremoto è presente in particolar modo nelle persone che vivono in zone ad alta pericolosità sismica. In una certa misura, tutti noi temiamo i terremoti che sono calamità naturali su cui non si ha nessun controllo e che possono causare enorme distruzione nella vita delle persone. Dopo un evento sismico, è normale manifestare sintomi ansiosi, disorientamento, confusione, disagio, tristezza, rabbia sopratutto se il sisma ha modificato in pochi secondi la vita travolgendo tutto ciò che si aveva costruito. La paura di cui si parla in questo articolo è però una paura irrazionale, che nasce quando si verifica un evento sismico non lontano da dove si vive, e si inizia a temere che quell'evento possa avvenire anche nella propria città. Le continue scosse, anche se lontane, non permettono alla persona di vivere la propria quotidianità e rinforzano la convinzione che qualcosa di brutto possa accadere. Cause Nella maggior parte degli individui, la fobia, nasce da una terribile esperienza passata con il terremoto, oppure dalla visione di video e immagini di distruzione causata dai terremoti che possono influenzare soggetti particolarmente ansiosi. Molte persone con questa paura infatti, presentano anche altre fobie per esempio: per i luoghi affollati, per gli spazi aperti, claustrofobia, paura della morte o paura di essere intrappolati o sepolti vivi . Una situazione di stress e di tensione, come il percepire continuamente scosse sismiche, può aggravare problematiche già presenti, sopratutto in persone che hanno vissuto nella loro vita eventi traumatici come incidenti, violenza, abusi, trascuratezza, morti improvvise o che sperimentano problematiche d'ansia. I sintomi L'ansia è una normale risposta a una situazione spaventosa - che si tratti di un terremoto, un uragano, o una minaccia terroristica. E' il modo in cui il nostro corpo si prepara ad affrontare il pericolo percepito. Vediamo insieme alcune delle reazioni più comuni che provano le persone che sperimentano ansia per il terremoto : - Desiderio di fuggire o di nascondersi al minimo rumore - Piangere o urlare al pensiero di un terremoto -Secchezza della bocca, vertigini, disturbi gastrointestinali, nausea, mal di testa. - Passare molto tempo a pianificare una via di fuga in caso di un terremoto. Si potrebbe anche spendere enormi quantità di denaro per proteggere la propria casa ed evitare che nessun oggetto possa cadere e rompersi. - Preoccuparsi costantemente per la propria vita e/ o per quella delle persone care -Agitazione quando si sentono tremori o rumori che possono ricordare l'evento. -Paura che la prossima 'scossa' potrebbe essere quella che causa la distruzione della propria vita. - Un senso di shock, intorpidimento o incredulità - Irritabilità - Ipervigilanza e attenzione costante ad ogni minimo segnale che possa predire che qualcosa stia per accadere - Difficoltà a concentrarsi su altro, come sulla famiglia, il lavoro o le attività ordinarie della vita quotidiana - Difficoltà a ricordare le cose - Difficoltà di concentrazione e di prendere decisioni - Evitare luoghi , persone o cose che ricordano l'evento - Difficoltà di sonno e / o cambiamenti di appetito Cosa fare? 1. Cercate di ritrovare la routine perduta anche se è difficile farlo 2. Esprimere le preoccupazioni, il dolore e le paure ad amici e familiari 3. Cercare di riposarsi, fare esercizio fisico e attenersi a una dieta sana. 4. Adeguatamente (e realisticamente) alla situazione, prepararsi ad esempio, informandosi e raccogliendo informazioni su cosa fare e non fare. 5. Evitare l'uso di alcool o altre droghe per combattere i sentimenti di disagio 6. Cercare di non leggere on-line articoli che prevedono nuovi terremoti devastanti (i terremoti non possono essere previsti) Se i sintomi associati con l' ansia sono particolarmente gravi o persistono e non ci si sente in grado di lavorare, di ritornare alla vita familiare e sociale di prima; o si stanno utilizzando droghe o alcool per sentirsi meglio, può essere utile parlarne con un professionista. Si può parlare di fobia per gli squali se questa paura porta ad una riduzione della qualità della vita, rinunciando ad interessi o attività lavorative importanti per la persona.Le persone con questa fobia possono sentirsi incapaci di nuotare in mare persino quando sono rassicurati dalla presenza di reti di protezione o si trovino in una zona in cui l'animale è assente. Possono sperimentare costantemente la sensazione di essere inseguiti, avere l'illusione di vedere una pinna avvicinarsi, avere il terrore di bagnarsi anche a riva, non riuscire più andare a pesca, fare surf o sub. In casi estremi, persino la foto si uno squalo può provocare un' attacco di panico. Statisticamente, è più probabile essere ucciso da un cancro o dal cadere di un cornicione di una casa che da un attacco di squalo. Ma allora perché alcune persone hanno così tanta paura? 1) leggere sul giornale di un avvistamento di squalo, o di una persona attaccata da uno squalo rimane più impresso nella memoria rispetto ad altre notizie. L'euristica della disponibilità è stata inizialmente descritta dallo psicologo, Daniel Kahneman. In sostanza, si tratta di una scorciatoia mentale: gli eventi più vividi e più facilmente ricordabili possono sembrare più probabili di eventi più difficili da immaginare. Inoltre la notizia di una morte per uno squalo rimane più impressa emotivamente. 2) Lo squalo viene raffigurato nei film come un predatore, sanguinario e sadico. 3) Il tipo di morte che si prospetta non è una morte dolce, ma improvvisa e violenta, di terrore puro. Come affrontare questa fobia? Ricorda che:
Cosa fare?
Se nessuno di questi suggerimenti funziona, rivolgiti a un professionista che potrebbe aiutarti a risolvere la tua fobia. La depressione è una delle malattie oggi più diffuse e in continua crescita. Il primo modello cognitivo della depressione risale a Beck negli anni 70. Secondo le teorie cognitive, nelle persone depresse, sono presenti pensieri negativi automatici che compaiono in modo involontario e spontaneo e che hanno come tema principale il fallimento, l'incapacità, le critiche alla propria persona, la non amabilità ecc. Beck si accorse che tutti questi temi avevano in comune la perdita: o di qualcosa che prima si aveva, o di una capacità personale che ora non ci si sente di avere, di un sentimento che non c'è più ecc. Qualunque sia la perdita questa viene sentita come non recuperabile. L'umore depresso porta quindi a vedere se stessi, l' ambiente, e il futuro in una luce negativa e a interpretare le situazioni in modo molto più pessimistico di quello che in realtà sono. Esempio Immaginate di essere stati appena licenziati. Come reagireste? Una persona potrebbe valutare il licenziamento come un proprio fallimento personale e iniziare a vedere il futuro senza speranza: "sono un fallito, tanto verrò licenziato, non troverò un altro lavoro". (c'è una perdita vista come non recuperabile) Sulla base di questi giudizi, la persona inizierà a sentirsi depressa e non motivata a fare qualcosa per cambiare la situazione. Piano piano si sentirà sempre più stanca e senza interessi, inizierà a passare più tempo a casa, a curarsi di meno, vedendosi sempre più senza futuro e senza la capacità di modificare la situazione vedendo tutto troppo difficile. Al contrario, altre persone nella stessa situazione di licenziamento, non leggono questo evento in un ottica di fallimento personale e non mettono in discussione la propria autostima e potrebbero riattivarsi in breve tempo alla ricerca di un lavoro. Le distorsioni cognitive individuate da Beck. Beck individua le seguenti distorsioni cognitive che possono essere presenti nel pensiero della persona depressa:
Tutte queste distorsioni che si verificano inconsciamente, mantengono i pensieri negativi nonostante le prove contraddittorie. Oltre alle distorsioni cognitive, nella depressione, si possono installare numerosi circoli di mantenimento del problema. Vediamone insieme alcuni:
Bibliografia: Elementi di Psicoterapia Cognitiva, II edizione. A cura di Mancini e Perdighe. Editore Giovanni Fioriti. In tutti noi, fattori di stress innescano una risposta naturale del nostro corpo che si può manifestare con: mani sudate e fredde, tensione muscolare, batticuore, vertigini, tremori, fiato corto, bocca secca, respiro accelerato, vampate di caldo e di freddo, sensazione di nodo allo stomoco, ecc. Ma a cosa servono queste reazioni corporee? Servono al nostro corpo per prepararci a rispondere ad una minaccia. Lo stress attiva il nostro sistema nervoso simpatico, innescando una risposta di attacco-difesa. Quando il tuo cuore inizia a battere, il palmo della mano diventa sudato significa che il tuo corpo ha avvertito una minaccia. In questi casi può essere utile praticare una respirazione lenta. Utilizzando il nostro respiro possiamo attivare il sistema nervoso parasimpatico in contrapposizione alla risposta di attacco e fuga. Vediamo come fare.
Usando la respirazione di pancia e praticandola quotidianamente è possibile diminuire la reazione somatica di risposta ad una situazione stressante. Per alcune persone che soffrono di attacchi di panico, viaggiare può trasformarsi nel peggior incubo. Stare lontani da casa, ritrovarsi in posti affollati, lunghi viaggi in macchina, stare costretti in un treno o in un aereo, fare code agli sportelli e andare al ristorante. Queste sono alcune situazioni che possono portare al panico. Per i viaggi in macchina la paura può essere correlata a :
La paura di volare può essere legata a:
La paura di viaggiare in treno è spesso legata a :
L'ansia da viaggio può non essere dovuta solamente al problema del mezzo di trasporto. Esistono numerose fobie come per esempio : la fobia degli insetti, dell’acqua e dello sporco. Inoltre, le persone ansiose, possono temere di perdere il controllo di sé in vacanza o di ritrovarsi in spazi affollati o aperti dove potrebbero avere un attacco di panico, oppure, potrebbero pensare che in loro assenza possa accadere qualcosa di grave a casa. Cosa fare? Provare a superare le paure che possono altrimenti portare a modificare la propria vita e richiedere l'aiuto ad un esperto in caso di necessità. Fobie legate ai viaggi possono essere trattate con l' esposizione, un trattamento evidence-based, sostenuto dalla ricerca scientifica. L'esposizione è una tecnica comportamentale che porta ad affrontare in modo graduale la situazione temuta con la guida di un professionista addestrato. La vita è ricca di sfide, a volte dolorose, e spesso ci ritroviamo vicino a qualcuno che amiamo che sta lottando contro qualcosa. Come possiamo mostrare al meglio la nostra comprensione e aiutarlo? E 'doloroso vedere qualcuno che soffre ed è naturale volerlo aiutare ad eliminare un pò di quel dolore. Tuttavia, nonostante le nostre migliori intenzioni, molti dolori sono difficili da eliminare. Cercando di tirare su la persona, per esempio dicendogli "non ti abbattere così", " non ti sentire in colpa", " la tua ansia è immotivata"... è come se non riconoscessimo il diritto della persona di essere triste, o arrabbiata, o in colpa, o ansiosa, e non riconoscessimo le sue ragioni. Inoltre il messaggio inconscio che spesso viene inviato in questi casi è che questi sentimenti sono brutti e che non dovrebbero essere provati ma evitati a tutti i costi. Cosa fare quindi per stare vicino ad una persona che sta soffrendo? EVITARE I CONSIGLI Molto spesso pensiamo che per ridurre il dolore è utile offrire consigli, su cosa la persona dovrebbe fare, su cosa dovrebbe pensare o provare. Vediamo perchè ciò non è utile:
Bisogna aiutare la persona a rendersi conto che lei conosce la situazione meglio di chiunque altro e ha la capacità di gestire anche le situazioni difficili, e che qualunque cosa farà avrà sempre il nostro supporto. CONDIVIDERE LE ESPERIENZE SIMILI Se avete avuto un'esperienza simile è utile raccontarla alla persona amata con lo scopo di fargli comprendere che non è solo. ASCOLTARE Ascoltare magari ripetendo alcune frasi chiave su come la persona si sente, in questo modo mostriamo il nostro interesse. Una persona che soffre ha bisogno di aver qualcuno accanto che comprende il suo dolore. UTILIZZARE I SEGNALI NON VERBALI E LA VICINANZA Utilizzare i segnali non verbali per far sentire la persona compresa per esempio guardando la persona negli occhi, con un abbraccio, tenendo le mani della persona cara. MOSTRARE EMPATIA Per esempio si potrebbe dire: " comprendo che sei triste in questo momento e mi dispiace vederti così.Non riesco a risolvere il tuo problema o cancellarlo, ma ci sono, e starò qui con te ad ascoltarti e condividendo il tuo dolore". Tutti si preoccupano per la propria salute, ma per alcune persone, il timore di essere malato può essere tale da inferire nella vita di tutti i giorni. Queste persone vivono nella paura di avere una grave malattia, nonostante i test medici dimostrino che sono in buona salute. Uno studio pubblicato su JAMA (Journal of the American Medical Association) ha definito l'ansia per la propria salute come "una paura persistente o una convinzione di avere una grave malattia medica non diagnosticata". Cerchiamo di capire meglio.. Una persona con questo problema può percepire le normali funzioni corporee, per esempio i battiti cardiaci, la sudorazione e i movimenti intestinali come sintomi di una grave malattia. Non solo, le persone preoccupate per la propria salute possono interpretare un raffreddamento, un linfonodo gonfio o una piccola ferita come un segno di un problema più grave. L'attenzione della persona può quindi concentrarsi su un particolare organo, come ad esempio i polmoni, o solo su una malattia, come il cancro o l'HIV oppure si possono temere più malattie o una malattia dopo l'altra. Conseguenze: il pensiero è costantemente rivolto alla propria salute, si possono fare visite frequenti dal proprio medico di base o da medici specialistici e si può trascorrere gran parte del tempo a cercare su internet i sintomi o come si contraggono eventuali malattie. Anche se le analisi risultano negative, la persona può non trovare alcun sollievo da questa notizia. Un risultato negativo può rendere le cose ancora peggiori, le paure crescono e c'è la percezione che nessuno creda ai sintomi presentati, e che il problema non potrà mai essere diagnosticato e trattato con successo. Alcuni individui possono evitare di andare dal medico per paura di scoprire di avere una grave malattia e possono evitare persone, luoghi e le attività che potrebbero rappresentare un rischio per la salute. Nel DSM 5 il Disturbo d’Ansia di malattia viene descritto così: • Preoccupazione di avere o contrarre una grave malattia • I sintomi somatici non sono presenti , o se presenti solo di lieve entità. Se è presente un’altra condizione medica o vi è un rischio elevato di svilupparla, la preoccupazione è chiaramente eccessiva o sproporzionata. • È presente un elevato livello di ansia riguardante la salute e l’individuo si allarma facilmente riguardo al proprio stato di salute. • L’individuo attua eccessivi comportamenti correlati alla salute (es: controlla ripetutamente il proprio corpo cercando segni di malattia) o presenta un evitamento disadattivo. • La preoccupazione per la malattia è presente da almeno 6 mesi ma la specifica patologia temuta può cambiare nel corso di tale periodo di tempo • La preoccupazione riguardante la malattia non è meglio spiegata da un altro disturbo mentale come il disturbo da sintomi somatici, il disturbo di panico, il disturbo d’ansia generalizzata, il disturbo di dismorfismo corporeo, il disturbo ossessivo compulsivo o il disturbo delirante (tipo somatico). L'esordio del problema E' stato ipotizzato che il problema possa emergere dopo il recupero da una grave malattia, o dopo la malattia di una persona cara o di un amico. Anche una propria condizione medica attuale può innescare ansia per la salute. Altri fattori che incidono sullo sviluppo, si ipotizza possano essere periodi di stress, una maggiore esposizione a informazioni su una malattia da parte dei media, tratti di personalità. Altre volte, una persona potrebbe iniziarsi a preoccuparsi eccessivamente per la propria salute quando si avvicina l'età in cui uno dei genitori è morto, soprattutto se prematuramente. Un esempio riportato da una persona con ansia per la propria salute. Mi sono svegliato con la vista offuscata dal mio occhio sinistro. Ho strofinato gli occhi e ho utilizzato un collirio. Ma quando la vista è rimasta offuscata per diversi giorni, la mia mente ha cominciato a vagare. C'è qualcosa di sbagliato in questo lato del mio cervello? Sono andato al computer, dove ho scritto su google"offuscamento della vista e tumore." 199.000 risultati, molti dei quali confermato i miei peggiori incubi. Sono stato preso da terrore. In realtà, un nero. Non volevo parlare con nessuno. Non volevo pensare. O mangiare. Stavo morendo. Sapevo che stavo morendo. Molto spesso nessuna rassicurazione aiuta. "Il cervello è così potente che può davvero convincersi della malattia", spiega Caroline Goldmacher-Kern, psicoterapeuta di New York specializzata in disturbi d'ansia. Secondo Suzanne Koven, "Tutte le malattie coinvolgono sia la mente e il corpo". La forma di psicoterapia che la ricerca scientifica ha dimostrato essere più efficace per questo problema è quella cognitivo-comportamentale. Tale terapia coinvolge attivamente il paziente nella risoluzione del disturbo e si concentra sull’apprendimento di modalità di pensiero e di comportamento più funzionali. |
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